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“Io senza calcio non sto bene. Fosse per me arriverei a morire in tuta, a novant'anni, all'aria aperta, a insegnare pallone a qualche ragazzo che avesse ancora voglia di starmi a sentire”. [Zdnek Zeman]
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Agostino Di Bartolomei, l'ultimo Capitale Umano!
Nella vita devi farcela, da solo, senza l’aiuto di nessuno!
“Diba”, infatti, sopperisce alla lentezza con una velocità di pensiero fuori dal comune, qualità che gli consente una perfetta lettura di tutte le fasi di gioco, dalla difesa all’attacco.
Il suo super potere? Elementare Watson! Pensare e agire
alla velocità della luce; Diba è sempre un passo avanti rispetto agli avversari e i compagni
di gioco. Vi sembra poco? Chiedetelo, per sicurezza, a un
“vero” operaio che alle prime ore della sera - prima di coricarsi dopo un pasto
fugace, un bicchiere di vino e una doccia calda - di gran lunga preferisce la
stanchezza fisica a quella mentale, quest’ultima decisamente più impegnativa
della prima. In 308 presenze con la casacca giallorossa - di cui
146 con la fascia da capitano sul braccio - Diba segna ben 66 marcature grazie
a un tiro potente sia da fuori aria, che su calcio di punizione. Intelligenza
alla mercé della potenza; quest’ultima una virtù di necessità utilizzata da
rigorista nella squadra giallorossa. Nella Stagione 1982/1983, Diba
costituisce con Ancelotti, Prohaska, e Falcão un
centrocampo stellare - dotato di piedi buoni - con il quale sarà
difficile perdere palloni e quindi faticoso per gli altri recuperarne, così
come dichiarato dallo stesso Nils Liedholm. La
stagione 1982/1983 si conclude con la conquista del secondo scudetto
della storia giallorossa. Tancredi, Nela, Vierchowod, Ancelotti, Falcao,
Maldera, Conti, Prohaska, Pruzzo, Di Bartolomei e Iorio
costituiscono la formazione titolare della Roma tricolore.
Dopo il 1983 - all’apice del
successo - Di Bartolomei resterà per sempre nella storia del
calcio italiano e di quella giallorossa: “Da centrocampista ebbe una
seconda carriera come difensore; Un destino che tocca solo a
giocatori di costruzione, con un grande senso del gioco collettivo.
Come Beckenbauer, come Scirea che mi viene automatico accostare
ad Agostino per i silenzi e per la stessa visione di un calcio semplice, pulito
(cit. Gianni Mura)”.
Mi domando a distanza di anni dalla morte del grande capitano giallorosso: “Fa più paura la folla con le spietate regole sociali dominanti o la solitudine?”.
Elementare Watson! Pensare e agire alla velocità della luce; Diba era sempre un passo avanti rispetto agli avversari e i compagni di gioco.
Arsenico17
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