La Juventus e i suoi tifosi temevano un finale da
incubo, e alla fine il risultato ottenuto all'Olimpico, mercoledì sera durante
la finale di Coppa Italia, contro gli odiatissimi rivali dell’Inter è andata
esattamente così francobollando, di fatto, il fallimento di un’intera
stagione. L'Inter si è aggiudicata l'ottava Coppa Italia della sua
storia , al termine di una partita molto combattuta, durante i tempi
regolamentari, ma nello stesso tempo rocambolesca, a tratti nervosa e che
soprattutto condannano i bianconeri a perdere anche l’unica ancora di salvezza
della stagione, facendo ritorno a Torino senza nemmeno un trofeo conquistato in
bacheca. Un qualcosa che non accadeva da un decennio, un ciclo
lunghissimo e probabilmente irripetibile, non soltanto per i bianconeri ma per
chiunque altro nella storia del campionato italiano; un lustro d’oro in cui
non si è riusciti, comunque, nell’obiettivo ambizioso di vincere quella tanto
agognata e desiderata Champions League che manca, da quasi un trentennio, ed
esattamente dalla splendida notte di Roma del 1996 contro gli olandesi
dell’Ajax. Dunque, la striscia vincente della Juventus si
interrompe a 19 titoli conquistati nell’arco di 10 anni, dal 2012 al 2021,
durante i quali i bianconeri hanno mostrato una certa continuità nelle vittorie
dei trofei, nonostante i cambiamenti negli ultimi tre anni, vincendo almeno un
titolo dopo ogni singola stagione. L’unica consolazione, se così si può dire, e che i
“ragazzi” di Massimiliano Allegri – artefice di tanti di quei successi –
chiuderanno questa stagione, non ancora conclusa, con la certezza di avere
quantomeno conquistato, come obiettivo minimo, quel quarto posto utile “solo”
per l’accesso alla prossima edizione della Champions League, con tre giornate
d’anticipo, senza le ansie e le paure mostrate nel corso dello scorso
campionato con Andrea Pirlo in panchina. Una stagione, dicevamo,
fallimentare che comunque è figlia dei risultati altrettanto
negativi ottenuti dalla squadra bianconera negli anni precedenti, infatti
proprio l'ex capitano e poi allenatore bianconero, Antonio Conte nel
corso del suo biennio alla guida dell'Inter aveva già, posto le basi, per
mettere fine alla lunga egemonia di vittorie Scudetto della Juventus, vincendo,
nella stagione scorsa, il diciannovesimo tricolore per i nerazzurri.
Quest’anno sempre l’Inter, però adesso allenata da Simone Inzaghi, ha dato
ancora una volta la mazzata definitiva alla Vecchia Signora non soltanto
facendole perdere lo scontro diretto allo Stadium, e con esso le ultimissime
speranze scudetto, ma ha avuto anche il merito di interrompere il lungo ciclo
di trofei consecutivi dei bianconeri, con la vittoria della Supercoppa Italiana
e della Coppa Italia conquistata proprio mercoledì scorso, la seconda in
carriera per il tecnico piacentino.
Sembra dunque essersi chiuso definitivamente un ciclo, che fino alla gestione di Maurizio Sarri, prima, e
dello stesso Andrea Pirlo, poi, avevano visto comunque i bianconeri portare a
casa altri tre trofei, nonostante le cocenti eliminazioni subite agli ottavi di
Champions con squadre nettamente alla portata, salvando quantomeno delle
stagioni non del tutto soddisfacenti. È inevitabile che sul banco degli
imputati ci finisca sicuramente Massimiliano Allegri – nervosissimo
all'Olimpico per le decisioni dell'arbitro Valeri e con la panchina interista –
che nonostante le indubbie difficoltà iniziali dovute non solo alla
ricostruzione di un gruppo “spaccato” a metà da una figura importante e
dall’ego smisurato come Cristiano Ronaldo, ha dovuto inoltre tenere conto della
partenza inaspettata, all’ultimo minuto, dello stesso asso portoghese, a
stagione oramai iniziata, senza poter puntare su un suo sostituto all’altezza
nella prima parte della stagione. Ma nonostante, dunque, le più che ovvie difficoltà
iniziali da mettere in preventivo, il tecnico livornese non è riuscito
comunque a consentire a questa Juventus, poi rinforzata dal super acquisto di
Vlahovic nel mercato di gennaio, di farle fare quel salto di qualità che ci si
aspettava da un allenatore del suo calibro. E non è soltanto il fatto
di non aver centrato un trofeo, che certamente sarebbe stato un importante
iniezione di fiducia per tutto l’ambiente bianconero, a farlo salire sul banco
degli imputati ma anche per la questione che questa Juventus sembra
aver gettato al vento una stagione in cui non ha avuto nessun netto
miglioramento, rispetto alle annate precedenti, né dal punto di vista degli
obiettivi raggiunti, ne dal punto di vista tecnico – tattico, né tantomeno
soprattutto nella costruzione di una solida base da cui poter ripartire per
migliorare e crescere nella stagione immediatamente successiva. Diciamocelo
chiaramente la dirigenza juventina ha puntato fortemente su Massimiliano
Allegri per rifondare questa Juventus con un progetto a medio – lungo
termine testimoniato dal pesante contratto quadriennale, a 7 milioni netti,
firmato dal tecnico livornese e che di fatto lo “blinda”, a meno di clamorosi
ribaltoni, da ogni singola voce che lo vorrebbero lontano dalla panchina
bianconera.
Si ripartirà da lui ancora una volta per
la stagione successiva però bisogna dire, nonostante le attenuanti a suo
carico, che quest’anno ha miseramente fallito la stagione con la Juventus, vedete non è soltanto una questione di livello
qualitativo della rosa a disposizione che sicuramente, in alcuni reparti, è
abbastanza inferiore rispetto a quella degli altri anni ma dal mio punto di
vista credo che i due anni trascorsi fuori dal calcio lo abbiano in
qualche modo destabilizzato e indebolito anche da un punto di vista delle
energie nervose e non solo, quindi, da un aspetto puramente tecnico.
Quest’anno è apparso parecchio nervoso, sia nelle conferenze stampa che
soprattutto sul campo, ma non è riuscito a trasmettere la sua “adrenalina” ai
suoi giocatori, non è riuscito a entrare nella “testa” dei suoi ragazzi che di
conseguenza sono andati in campo con poche motivazioni, mancando soprattutto
nei momenti più importanti della stagione. Credo che a questi livelli,
non ci si possa permettere di stare fuori dai giochi per così tanto tempo ed
inevitabilmente Allegri sta pagando questo scotto aldilà dei suoi continui
errori tecnico – tattici commessi, testimoniato dai cambi
effettuati subito dopo il momentaneo vantaggio acquisito in Coppa Italia, da
cui dal passato evidentemente non ha ancora imparato nulla da partite come
quelle giocate con Bayern Monaco e soprattutto il Real Madrid, al netto degli
episodi arbitrali sfavorevoli.
Curioso quindi che la Juventus abbia concluso una
stagione senza titoli, a dieci anni di distanza, e dopo il ritorno di
Massimiliano Allegri fortemente voluto dalla società bianconera proprio per
ritornare a primeggiare in Italia e a continuare a lottare per l’Europa dopo
averla soltanto sfiorata proprio con il tecnico livornese. Quest’anno l’obiettivo
chiaramente era anche quello di poter andare più avanti possibile in Champions
League superando quegli ottavi di finale diventati ormai, da tre anni a questa
parte, un vero incubo, ma anche qui ha miseramente fallito contro i modesti
spagnoli del Villareal. Quindi era inevitabile, a questo punto della
stagione, che dopo essere usciti malamente di scena dall’Europa, dopo il
tracollo iniziale subito in campionato, che ha spedito di fatto la Juventus
fuori dalla lotta scudetto già ad agosto oltre al fatto di non aver mai vinto
in questa stagione nessun scontro diretto con le prime tre classificate, che
la squadra sia sprofondata in un lento declino dal quale non sarà per nulla
semplice risollevarsi immediatamente nelle stagioni successive.
Quindi la domanda da porsi è questa: da dove
ripartire? Sicuramente, come detto poc’anzi,
si ripartirà da Massimiliano Allegri interrompendo la girandola di allenatori
subentrati da tre anni a questa parte ma ovviamente non può bastare come
testimoniato dall’andamento di questa stagione. Serviranno degli
investimenti mirati per rinforzare la squadra nei reparti maggiormente
indeboliti nel corso degli anni, servirà un ampio rinnovamento del
parco giocatori anche e soprattutto per sostituire quelli che
inevitabilmente per fine carriera, Giorgio Chiellini, e scadenza contrattuale,
Dybala – Bernardeschi, andranno via al termine della stagione. Servirà
ripartire dalle certezze come Chiesa, Vlahovic e Zakaria e soprattutto servirà
un netto cambio di mentalità per provare a tornare subito ad essere
competitivi. Ma basterà? Difficile dirlo quando anche dentro la
dirigenza la confusione continua a regnare sovrana passando, negli
ultimi anni, da grande punto di forza capace di essere sempre un passo in
avanti rispetto agli altri club in Italia ad un’incredibile punto di debolezza
della società bianconera in queste ultime tre, quasi, disastrose stagioni.
Chiudo con un’ultima considerazione su
Andrea Agnelli. Come detto dopo dieci anni alla fine è
accaduto l’inevitabile e la Juventus chiuderà la sua stagione con zero trofei
conquistati, la fine di un’epoca probabilmente irripetibile nel corso dei
decenni futuri. Ma anche se i pensieri portano diritti a pensare che dopo un
ciclo così vincente una stagione fallimentare come questa poteva essere sia
preventivabile che indubbiamente fisiologica, non può essere comunque
assolutamente accettabile il fatto di aver perso così tanto terreno nei
confronti delle concorrenti italiane e soprattutto diminuito notevolmente il
livello con le top europee dopo il grande e netto vantaggio che era stato
accumulato grazie al lavoro coeso tra dirigenza, allenatori e giocatori sul
campo. Resta comunque inaccettabile che un presidente dell’esperienza di
Andrea Agnelli stia lasciando andare alla deriva una nave che affonda sempre di
più come la Juventus dopo averla salvata dal baratro delle acque torbide in cui
si trovava soltanto dieci anni fa. È assolutamente inaccettabile che un
presidente dell'elevata intelligenza come Andrea Agnelli dopo aver portato la Juventus
ad un passo dalla conquista della Champions League non sia riuscito più a
costruire una squadra, insieme al suo team, capace di poter competere, negli
ultimi tre anni, con le grandi potenze europee giocandosela quasi alla pari
come avvenuto in passato. È inaccettabile che un presidente brillante e
scaltro come Andrea Agnelli sia stato così ingenuo, forse abbagliato dal suo
immenso potere conquistato nel tempo, da spingere verso la principale
concorrente una figura così importante come Giuseppe Marotta, grande Manager ma
anche e soprattutto uomo di potere dentro i palazzi della Figc. Uno dei
principali artefici del grande ciclo bianconero avviato in quel lontano 2011,
con la conquista del primo scudetto, e culminato oggi con la stagione
fallimentare da zero trofei in bacheca. E’ incredibile pensare che un
presidente come Andrea Agnelli non riesca a rendersi conto che questa Juventus
sta tornando ad essere quella dei settimi posti e delle scelte di mercato
completamente sbagliate, fatta eccezione per Vlahovic e Zakaria, frutto di
un’incredibile serie di errori commessi negli anni dai suoi uomini di fiducia,
Fabio Paratici e Pavel Nedved, di cui ancora oggi si pagano le inevitabili
conseguenze continuando a sbagliare scelte mantenendo degli atteggiamenti di
prepotenza tali da far dubitare, qualsiasi tifosi bianconeri, sul fatto che
tutto quello che è accaduto in questi tre anni non sia stato creato
volontariamente.
È incredibile pensare che un presidente così
previgente e attento al futuro come Andrea Agnelli si sia fatto abbagliare
dalla bramosia di soldi e potere provenienti da un progetto, morto sul nascere,
come la SuperLega perdendo di fatto la fiducia e la stima che si era
conquistato, a grande fatica, tra i corridoi della
Lega Calcio e quelli della UEFA tramite la carica ricoperta come Presidente
dell’Eca, European Club Association, poi prontamente sostituito dal presidente
del Psg lo sceicco Nasser Al - Khelaifi. Sicuramente il presidente
Andrea Agnelli va ringraziato per il grande ciclo di vittorie che ha portato
alla Juventus in questi ultimi dieci anni ma se vuole ritornare a
competere per certi traguardi in tempi brevi deve assolutamente cambiare rotta
e ritornare al passato rivedendo come si è arrivati al grandissimo successo che
la Juventus si è conquistata meritatamente sul campo in questi ultimi anni
perché qui si ha l’impressione che:
Vincere non è importante ma non è
neanche più l’unica cosa che conta!
Ciccio Indi (Blogger Juventino di VxL - Vivo per Lei)
Commenti
Posta un commento