“Io senza calcio non sto bene. Fosse per me arriverei a morire in tuta, a novant'anni, all'aria aperta, a insegnare pallone a qualche ragazzo che avesse ancora voglia di starmi a sentire”. [Zdnek Zeman]
Simone Inzaghi, nel silenzio più totale dopo quattro anni intensi, ha lasciato l’Inter. Lo ha fatto pochi giorni dopo una clamorosa e inspiegabile sconfitta per 5-0 nella finale di Champions League contro il PSG, come se la sua squadra non fosse mai realmente scesa in campo. E questo, dopo aver eliminato in semifinale uno dei Barcellona più forti degli ultimi dieci anni, con una prestazione tatticamente perfetta e con quel pizzico di coraggio e fortuna che nel calcio non guastano mai. Il crollo finale, soprattutto in campionato e inspiegabilmente nella partita più importante dell’anno, è stato fatale, ma anche profondamente amaro. Eppure, i Mass media e parte della tifoseria non hanno avuto nessun dubbo: da allenatore in ascesa del calcio europeo a tecnico sopravvalutato e fortunato, il passaggio è stato fulmineo. Inzaghi è stato screditato in fretta e con superficialità, come spesso accade nel nostro Paese quando qualcuno decide di intraprendere strade diverse e quando non ...
#FinoallaFine: Moreno Torricelli e il Bar della Rabbia
Moreno Torricelli nasce il 23/12/1970 a Erba, un
piccolo paesino in Provincia di Como. Da pulcino della Folgore Verano, inizia
una nuova avventura nel mondo del calcio dilettantistico.
Il ragazzino non è dotato di un particolare talento, ma sopperisce ad esso
con un discreto fisico e un’innata predisposizione al sacrificio; negli
anni a venire, quel sudore grondante da ogni centimetro della sua pelle sarà il
marchio di fabbrica di Moreno Torricelli.
Il ruolo in campo appare, piuttosto, scontato per il ragazzino dai capelli neri
come la miglior notte d’estate vissuta e mai dimenticata: “Moreno, tu
giochi in difesa sulla fascia destra e mi raccomando non fare danni!”.
Solitamente sulle fasce giocano i
ragazzi meno dotati, proprio, perché i due centrali difensivi sono fondamentali, in quanto interpretano il ruolo più impegnativo
e complicato del reparto arretrato.
“Va bene Mister, lei mi dice quello che devo fare e io lo farò senza
perdermi d’animo”.
Ben presto, quella piccola porzione di campo diventerà un luogo nel mondo in cui
vivere e sopravvivere alle brutture della vita con un pallone di cuoio tra i
piedi; un’esperienza ascetica dove rinascere, alle primissime luci dell’alba, con
una nuova pelle cucita addosso: “Corri Moreno, corri e non guardarti
indietro. Corri più veloce del vento. Non pensare più a nulla che è meglio
così. Rompi tutti gli specchi di casa”.
Ahimè, il calcio è uno sport duro da
praticare e non è adatto per tutti i gusti; soltanto per i palati più
sopraffini e tutti coloro che hanno, sotto, due coglioni grandi come due
cocomeri. Anche perché - alla fine della fiera - non tutti i praticanti dilettanti diventeranno
calciatori professionisti, nonostante il grande sacrificio profuso in anni di attività agonistica; nonostante, la passione esagerata per lo sport
più amato dagli italiani; nonostante una devozione assoluta - seppur pagana, ma
assolutamente antropica e giustificata in quanto umana - per il Dio
Pallone: “Signore tu che sei nell’alto dei celi, tu che guardi tutti da
lassù con lo stesso amore incondizionato di una mamma innamorata del frutto
prelibato del suo stesso ventre, donami l’immenso talento di Marcos Evangelista
de Moraes, meglio noto come Cafu”.
Il giovane lombardo quel talento lo dovrà dimostrare
in ogni allenamento. Grinta e forza di volontà sono le frecce migliori al suo
arco. Il giovane Moreno è un ragazzo alla ricerca di una Patria nella
quale piantare la sua bandiera tra un duro contrasto e l’altro, un
cross a perdersi nell’aria di rigore avversaria. Non sarà un compito
affatto facile, perché nel calcio il terzino è un’altruista per antonomasia; un
pover’uomo votato al sacrificio a percorrere chilometri, a perdere il fiato,
lungo tutta la fascia del rettangolo di gioco; il terzino è un’animale
da soma che deve portare la palla al suo padrone.
Il terzino vive il gioco del calcio con la consapevolezza dei propri limiti
tattico e tecnici; Anche perché - parliamoci chiaro - un Cafu nasce una volta
ogni cento anni ad esser positivi. Moreno Torricelli non è Cafu e mai lo
diventerà.
Ma il ragazzo di provincia si farà, eccome. Perché nulla è
impossibile per un’animale affamato di calcio e votato al sacrificio come pochi altri calciatori. Nel DNA
del terzino di Erba c’è una bestia volitiva, assetata di sangue, che combatte con
grinta, fino all’ultimo colpo, per sottomettere la parte più debole di sé
stessa, la componete umana.
Moreno Torricelli è una goccia di
sudore; Moreno è un crampo, doloroso, a ricordarti chi sei veramente; Moreno è
una doccia fredda di uno spogliatoio di provincia; Moreno è una pacca fredda
sulla sua spalla di uno povero sconosciuto; Moreno è un borsone a spalla al cui
interno c’è un asciugamano che sa di muffa, un pantaloncino sgualcito, due
calzettoni spaiati, un paio di scarpini, due parastinchi e una maglietta da
calcio consumata a maniche corte. Moreno Torricelli è un terzino destro.
A vent’anni, Moreno Torricelli lavora come falegname in una fabbrica di
mobili della Brianza; nel tempo libero si diletta nel gioco del
calcio, nel ruolo di terzino destro, in una squadra dilettantistica di provincia.
Perché non esiste soltanto il gioco del pallone nella vita di un ragazzo di
appena vent’anni. No, questo è il profondo Nord Italia dove laurà cun legria,
l'è 'l mej mestéè che ga sia.
Perché per un uomo del Nord sarebbe utopistico e sciocco pensare di campare
soltanto con il gioco del pallone. Ebbene, quindi, tenere i piedi ben ancorati
in terra perché i sogni più belli non sono nel destino di tutti gli uomini.
Ahimè, siamo fottuti.
Purtroppo, anche Moreno Torricelli dovrà fare
i conti con il destino e il tempo che passa, inesorabile, talvolta
così crudele da strapparti a freddo le budella calde dal corpo; Prima o poi,
arriverà anche per lui il momento in cui dovrà fare i conti con la dura realtà
della vita di un calciatore di livello dilettantistico: il rischio di smarrire
per sempre il grande sogno - quello più bello e puro, quello da bambino - in un
cassetto, troppo, piccolo per contenerlo.
Per fortuna, il destino avrà ben altri programmi per l’ex falegname di
Erba; grazie a un'amichevole disputata dalla Caratese contro la Juventus, la
vita di Moreno Torricelli cambierà per sempre: nella Primavera 1992 viene
aggregato alla rosa delle Juventus di Giovanni Trapattoni per un periodo di
prova e alla fine del quale si compirà un miracolo sportivo: Moreno
Torricelli è acquistato dai bianconeri per 50 milioni di lire.
Sembra incredibile, ma Giovanni Trappatoni, detto il Trap, ha scommesso su
un terzino proveniente dalla Serie D. Roba da pazzi! Torricelli vestirà la
maglia della Juventus, una delle società più gloriose e vincenti d’Italia.
Moreno Torricelli indosserà la stessa casacca di calciatori del calibro di
Jürgen Kohler, Júlio César, Antonio Conte, Angelo Di Livio, Roberto Baggio,
Fabrizio Ravanelli, Gianluca Vialli e un giovanissimo Alessandro Del Piero.
Con la Juventus vincerà 3 Campionati d’Italia, 2 Coppe Italia, 2 Supercoppa
italiana, 1 Coppa Uefa, 1 Europa Champions League e una super Coppa Uefa.
Nonostante ciò, il grande Roberto Baggio - il
Raffaello del calcio italiano e il divin codino per la sua acconciatura
stravagante - gli affibbierà il soprannome di Geppetto, che Torricelli
porterà con grande orgoglio e umiltà per tutta la sua gloriosa carriera
calcistica.
Per questo motivo Moreno, in arte Geppetto, sarà sempre uno di noi. Perché in
molti di noi c’è il DNA del Terzino.
Quello di una bestia assetata di sangue che combatte, fino all’ultimo colpo,
per sottomettere la parte più debole di sé stessa, la componete umana.
E, forse, vi sembrerà strano…anche io sono un terzino
destro, un’altruista per antonomasia; un pover’uomo votato al sacrificio a
percorrere chilometri, a perdi fiato, lungo tutta la fascia…
Noi terzini siamo animali da soma……e per ciò, ogni sera prima di andare a
letto, brindo a chi è come Moreno Torricelli ar bar della rabbia…….
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