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“Io senza calcio non sto bene. Fosse per me arriverei a morire in tuta, a novant'anni, all'aria aperta, a insegnare pallone a qualche ragazzo che avesse ancora voglia di starmi a sentire”. [Zdnek Zeman]
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#IntervisteSpaceSerieA: Umberto Chiariello
Buonasera Dr. Chiariello, ci può anticipare qualche notizia sul mercato del Napoli?
Il Napoli è un cantiere aperto. In questo momento a Napoli
non si capisce niente e spiego il motivo perché l’ossatura del Napoli è tutta
in costruzione, tranne uno: André Zambo Anguissa che è stato confermato e
riscattato.
Anche
Kalidou Koulibaly e Victor Osimhen sono in forse per la prossima stagione?
All’ultima conferenza stampa - come la prima di quest’anno
(sorride ironicamente) - De Laurentiis ha fatto una cosa semplicissima, frase
che dovrebbe tagliare la testa al toro e chiudere ogni tipo di discussione. Ha
aperto la vetrina della sua migliore argenteria e ha messo il cartello al collo
- vendesi - a tutti i calciatori della rosa, tutti nessuno è escluso. Sono
tutto cedibili i calciatori del Napoli. Infatti, nell’ultima conferenza ha
ribadito alla domanda di un collega: “Sono tutti cedibili”.
Quindi se
arrivasse l’offerta giusta, qualsiasi calciatore è cedibile?
Certo. Se arrivasse l’offerta di oltre 100 milioni di euro per Victor
Osimhen, il ragazzo va via. Stesso discorso per Kalidou Koulibaly, che ha il
cartellino al collo, così come Fabián Ruiz.
A Napoli
c’è, pure, il problema calciatori in scadenza di contratto?
È Il vero rischio del Napoli; Ospina, Dries Mertens e Alex Meret, in questo momento, sono molto lontani dal Napoli calcio. Questi giocatori vanno in scadenza l’anno prossimo e il Napoli non prenderà un euro da una possibile partenza a costo zero. Inoltre, si troverà in rosa calciatori importantissimi che giocheranno sapendo di andar via perché vanno a scadenza.
Essendo dei
calciatori professionisti, non dovrebbe pesare più di tanto questa situazione
sugli obiettivi della squadra partenopea?
Non la pensava così un sig. allenatore come Ancelotti che a me
disse che alcuni giocatori erano ingestibili, soprattutto, perché c’era troppa gente
in scadenza di contratto. Questa lezione De Laurentiis non l’ha ancora capita.
Attualmente il cartellino di questi calciatori è del Napoli, ma se non arriva
l’offerta giusta di un possibile acquirente, loro non rinnovano per ovvi motivi.
Il calcio attuale lo hanno capito, molto bene, i Procuratori più che i
Presidenti. I Procuratori, quando si vedono il proprio assistito andare in
scadenza, non rinnovano per nessun motivo al mondo a meno che non li riempi
d’oro. Ma il Napoli vuole ridurre il monte ingaggi. Quindi il vero problema è
che il Napoli si troverà, anche per la prossima stagione, giocatori a scadenza
e, quindi, demotivati o non sufficientemente motivati per rincorrere il sogno
scudetto.
Tra questi
c’è anche un certo Kalidou Koulibaly, centrale classe 1991 della nazionale
senegalese, che potrebbe andare via dal Napoli prima della scadenza naturale del
suo contratto, fissata per giugno 2023?
I sei milioni netti di Koulibaly possono diventare, almeno, quattro
con un possibile rinnovo. L’anno prossimo, andando a scadenza naturale, avrà 32
anni. Se il Napoli gli offre 3 anni a 4 milioni, il ragazzo dovrebbe ragionarci
seriamente, ma se arriva un top club con 6-7 milioni potrebbe tentennare e
rinunciare a Napoli, club al quale è molto attaccato. Poi c’è il problema della
famosa commissione del Procuratore, il quale pregusta un piatto ricco con ostriche,
caviale e champagne. Il calcio è cambiato, una volta i calciatori andavano a
firmare il rinnovo di contratto con la mamma, oggi i calciatori sono ostaggio
dei Procuratori.
Sarà un
Napoli indebolito senza la vecchia guardia e mi riferisco a Ospina, Mertens, Meret, Insigne, Fabián Ruiz, Politano e molto probabilmente di Koulibaly?
Inevitabilmente, si, sarà un Napoli sicuramente indebolito se
partono tutti quelli della vecchia guardia. Sarà un NAPOLI che difficilmente
andrà in Champions per quanto voglia fare una buona campagna acquisti.
Cosa pensa
dei nomi che circolano intorno al mercato del Napoli?
Non sono niente male. Ostigard ormai è vicinissimo e non è
niente male ma, spero, no per sostituire Koulibaly. Mathias
Olivera a sinistra è stato preso. Finalmente abbiamo un terzino, dall’infortuno
di Ghoulam, che se la gioca alla pari con Mário Rui, il quale ha fatto la sua
migliore stagione. A destra rimane il giovane Alessandro Zanoli come vice di Di
Lorenzo; il ragazzo è valido, ma deve crescere. A centrocampo la coppia attuale
è molto forte. Perché Anguissa e Lobotka è una coppia molto forte. Quest’ultimo
è uno dei migliori centrocampisti del campionato, un giocatore capace di rompere
il pressing avversario e di mettere la palla in cassaforte perché nasce
trequartista e finisce registra. Lo slovacco ha qualità tecniche e fisiche
buone, solo che tende a infortunarsi. La coppia di centrocampo è ben assortita
perché sono due calciatori che si completano bene, ma bisogna trovare i ricambi
giusti. A Napoli rientra Gianluca Gaetano – 22 anni appena compiuti – che è un
talento vero, un talento delle giovanili, che può giocare regista o come
trequartista. Fisicamente è un giocatore strutturato, buona taglia ed è cresciuto
molto a Cremona. Ieri sera, ha segnato con la Nazionale U21. E’ un giocatore
molto tecnico, valido e serio. In attacco il Napoli ha giocatori interessanti
come Alessio Zerbin - classe 1999 - che ha esordito in Nazionale. Ma se il
Napoli prende Bernardeschi e Deulofeu dietro Victor Osimhen, è una linea d’attacco
niente male. C’è sempre Lonzano come riserva di lusso. Diventa un Napoli di una
certa consistenza a patto che rimanga Koulibaly. Vorrei capire che fine faccia Zelinsky
che è un talento cristallino, il dieci del Napoli, il centrocampista avanzato
come direbbe Spalletti.
A difendere
la porta del Napoli, chi ci sarà per la prossima stagione?
In porta è un rebus. Meret è il più grande talento italiano
tra i pali; Gollini, Cragno, Vicario e Silvestri non valgono Meret a livello
tecnico.
Meret non è
il portiere titolare del Napoli, nonostante il suo grande talento, per quale
motivo?
Meret è sfiduciato dalla piazza che non lo vuole. Però, se
sei un portiere con gli attributi, dimostri quello che vali perché le qualità
ci sono tutte. Lui potrebbe essere un fuoriclasse, ma corre il rischio di
perdersi per strada a causa del suo carattere indeciso. Meret con Sirigu alle
spalle - che è un grande motivatore - può essere un grande portiere. Meret di
carattere è introverso, non è uno che fa gruppo ed è uno che tende a isolarsi,
insomma è un friulano tipico. E’ un giocatore che non ha grandi doti
comunicative. Questo, purtroppo, per un portiere è un grosso handicap perché
deve trasmettere sicurezza alla squadra. Vedi Pepe Reina che non vedeva una
palla, perché era ciecato (sorride), però aveva una personalità strabordante.
Meret ha problemi nel gioco podalico e di carattere, ma è un portiere di
personalità, da non confondersi con il carattere perché Meret ha sempre giocato
in Nazionale ed è stato sempre due categorie sopra i suoi coetanei. A 19 anni
esordisce in serie A e per questo motivo non può essere un calciatore senza
personalità.
Meret è più
forte di Ospina?
A livello di esperienza, rendimento e personalità Meret è inferiore
rispetto a Ospina. Per giocare a calcio, talvolta, la qualità serve meno
rispetto ai fattori citati. Ospina è un eroe nel suo Paese, anche se
ultimamente ha fatto la papera che è costata l’eliminazione alla Colombia, ma
stiamo parando di un portiere di un'altra dimensione rispetto a Meret: sia da
un punto di vista mentale che di esperienza, ma non parliamo di qualità. Ospina
è il portiere più basso della Serie A, il portiere più leggero e meno reattivo
di tutta la serie A, ma è un portiere che esce sulle palle alte come nessuno in
Serie A. Ha una capacità di lettura che è strepitosa. Lui legge l’azione e sa farsi
trovare al posto giusto e al momento giusto, ma non parliamo tecnicamente perché
non sa uscire a terra. Non ha una scuola di base di livello come la scuola
italiana. Para in maniera un po’ strana, il tuffo non è mai molto limpido, non
ha il passo spinta. Però è un portiere che ti dà assolute garanzie, un po’ come
Claudio
Garella. Quest’ultimo non era bello a vedersi, non era un grande portiere, però
ha vinto due scudetti a Verona e a Napoli che valgono 20.
Se a Napoli
arrivasse un Fondo, tipo quello del Milan?
Voglio fare una breve premessa prima di risponderti. A Napoli
si vive una sorta di follia del tiranno, sembrano gli ultimi anni di Corrado
Ferlaino quando la società di Calcio Napoli era prigioniera dei suoi problemi e
delle banche. Lui aveva dato alle banche l’asset Napoli come unico asset spendibile,
quando aveva tutti i beni pignorati. 600 miliardi di terreni tutti pignorati
dal pool di banche perché aveva 230 miliardi di debiti con le banche, più tutti
gli interessi passivi congelati. Tenne il Napoli ostaggio per molti anni con
l’escamotage Giorgio Corbelli: ebbe 100 miliardi subito, riuscì a fare un
concordato con le banche al 30% e riuscì a togliersi tutti i pignoramenti e
liberare le proprie proprietà. Riuscì a prendersi pure una buonuscita di 80
miliardi cedendo la sua parte finale. Lui è diventato imprenditore del settore
alberghiero e vinicolo, al contrario il Napoli è fallito. Nonostante questo i
napoletani osannano Ferlaino, ma lasciamo perdere perché i tifosi ricordano
solo le vittore. Le vittorie sì, le sconfitte no.
Ferlaino
resta, a distanza di anni, il Presidente più amato dai Napoletani?
Si, perché oggi si vive nei confronti di De Laurentiis una
specie di psicosi collettiva. La cosa è stranissima perché questo Presidente
sono 13 anni che porta il Napoli in Europa. Ha portato calciatori forti che
nella storia il Napoli non ha mai avuto, tolti i 5 anni di Maradona, perché,
noi, non abbiamo mai visto tanti campioni uno affilato all’altro nella nostra
storia. Ricordo la storia povera del Napoli, quella dei Canzi, Ferradini,
Graffiedi, De Rosa, etc. Abbiamo visto tanta monnezza e tante frattaglie a
Napoli. Giocatori inguardabili e bidoni su bidoni. Oggi viviamo una bella
realtà, un Napoli consolidato. Nel decennio seconda squadra d’Italia e tante
volte in Champions League. Per tutto questo uno dovrebbe dire: Che grande Presidente!
Solidità assoluta, nessun debito con le banche e stipendi pagati.
Allora
perché, nonostante i risultati positivi, viene contestato questo Presidente?
Perché è un Presidente che non ha come obiettivo aziendale la
vittoria. Per lui è fondamentale quadrare il bilancio, l’autofinanziamento. Del
resto il 94% del suo gruppo industriale è basato sul calcio. Se lui perde con
il calcio, perde con il suo gruppo industriale e va sotto economicamente e,
quindi, rischia personalmente. Quindi non se lo può permettere e deve andare in
autofinanziamento: È tutta una politica basata sul Player Trading e quindi i
calciatori li prende in funzione del futuro guadagno in plusvalenza, dopo
averli usati per alcuni anni con buone prestazioni. Questo porta il Napoli a
fare il secondo, terzo, quarto e poche volte il quinto posto in classifica. Che
sono buoni risultati, ma ha rubato i sogni ai Napoletani perché quando uno
dice: “Vincere? Ma cosa ce ne importa perché non è importante!”.
De
Laurentiis, quindi, non vincerà mai lo scudetto perché non ha la mentalità
vincente?
Soltanto se falliscono le altre squadre, allora, il Napoli può
vincere lo scudetto. È successo con il Napoli di Sarri a 91 punti, poteva
succedere anche con Mazzarri e, anche, quest’anno con Spalletti. In 18 anni di
Napoli De Laurentiis non ha mai fatto la squadra per vincere lo scudetto, non ha
mai dichiarato di voler vincere lo scudetto e non ha mai messo nel piatto quei
pochi milioni in più che ti servono per cambiare lo scenario. Con questa
politica, Il napoletano si è visto portare via il sogno. Più di qualcuno grida
meglio in C che con De Laurentis. Ha rubato il sogno al suo cliente, che è il
tifoso che vuole vincere. E una piazza come Napoli ogni 10-15 anni vuole
vincere, ecco perché De Laurentiis è considerato il tiranno.
Quindi, un
Fondo verrebbe visto bene a Napoli?
Chiunque arrivi, in questo particolare momento storico, verrebbe
visto come il liberatore dal Tiranno.
Invece lei?
Viva il Tiranno! E non perché sia a favore di De Laurentiis perché
anche io vorrei vincere, ma noi non siamo il Milan. Chi arriva al Milan trova
una base solida. Perché al Milan ci sono responsabilità ripartite: Maldini,
Massara e c’è una struttura organizzativa. Il NAPOLI invece è una società
unipersonale, dove fa tutto il presidente e tutti gli altri sono soltanto di
contorno.
Se va via
De Laurentiis, cosa succede a Napoli?
Ci sono le macerie. Mi spiego meglio. Se chi arriva si porta
Marotta e gli affida la ricostruzione ha un senso, ma se mette dei manager
americani che non capiscono nulla di calcio e allora sì che il Napoli fa la
fine del Genoa. A Napoli è molto pericoloso un Fondo, perché De Laurentis è il Napoli.
Quindi senza di lui troverebbero terra bruciata. Poiché gli americani sanno
sempre tutto, beh, non hanno l’intelligenza di dire dobbiamo trovare un manager
italiano capace come ha fatto, ad esempio, Iervolino con la Salernitana. Il
proprietario della Salernitana ha chiamato un manager capace come Sabatini e
gli ha affidato tutta l’area tecnica. Lo ha fatto con Sabatini e l’operazione gli
è riuscita, anche se con molta fortuna.
Cosa la
spaventa maggiormente di un Fondo d’investimento?
Mi spaventano molto gli americani anche perché i Fondi, come sapete,
non hanno una funziona societaria che porta a vincere, ma principalmente quella
di apprezzare il brand per poi rivenderlo per fare un margine. Cristiano
Ronaldo è servito per il marketing, non per i risultati, cosa che a me fa
accapponare la pelle.
Non avere
debiti con le banche non può essere anche uno svantaggio in termini
d’investimento?
Per De Laurentiis è un vantaggio perché venderebbe una
società pulita e con una buona rosa, un brand in crescita portato dal 500°
posto ai primi 20 in Europa. Chi viene al vantaggio di stabilire - e non è un
aspetto da sottovalutare - come vorrà fare il centro sportivo, come vuole fare
lo stadio, parlare direttamente con le autorità e di poter decidere i propri
investimenti. La nuova società non andrebbe ad ereditare uno stadio fatto dagli
altri che magari non gli piace e magari deve, pure, pagare il mutuo per 20
anni. Da questo punto di vista, il Napoli è perfetto da vendere.
Ma come mai
gli stadi si fanno al nord?
Capitolo a parte lo stadio di Torino e quello di Udine che
sono di proprietà italiane, i Pozzo e gli Agnelli. A Milano come la mettiamo? Ho
letto, già, tre progetti esecutivi in tre zone di Milano e se vado a Milano i
tre stadi non li trovo. Anche a Roma ho visto tre progetti e ho visto molta
gente andare in galera, ma gli stadi viaggiando per Roma non li trovo.
Allora
perché non vengono a Napoli potenziali investitori?
Perché Napoli è un territorio pericoloso. Quello che conta
per i fondi sono i brand. Milan, Inter e Juventus hanno un brand internazionale,
il Napoli ha una realtà cittadina particolare per cui a Napoli devi tenere
conto, anche, di possibili inquinamenti territoriali. Il Sud non è considerato
territorio in cui investire per qualsiasi imprenditore al mondo perché la
legalità non è garantita. Poi esportiamo all’estero prodotti cinematografici
come Gomorra…. Un Fondo d’investimento a Napoli è difficile possa venire, non
dimentichiamoci quanti calciatori hanno rifiutato di venire a Napoli negli
ultimi 15 anni per cattiva immagine della città perché si è sempre parlato di
camorra, spazzatura, traffico, furti e della criminalità organizzata e no. Un Fondo
ha bisogno di altro e cioè di trovare un brand apprezzato, che in questo
momento è sottostimato, da riportare a un certo livello per vendere. Da questo
punto di vista l’identikit del Napoli non corrisponde. Però i dati economici
del Napoli, la società leggera che ha costituito De Laurentiis sono perfetti
per chi vuole investire.
Quindi non
è facile portare un progetto vincente a Napoli per colpa di De Laurentiis?
Sì può fare perché De Laurentiis ha preso il Napoli dal
fallimento a 37 milioni con 37 assegni circolari da cadauno. Dopo due anni ci
ha messo altri 10 milioni. Non ha messo più di 47 milioni nel Napoli. Oggi,
nonostante a Napoli si dica che mangia solo lui, ancora non ha recuperato i 47
milioni di euro d’investimento inziale.
In realtà, però, De Laurentiis ha fatto un’operazione clamorosa perché i
47 milioni se li porta a casa con i suoi compensi. Poi se riesce a vendere il Napoli
a 700 milioni farà un margine clamoroso. Chi nella storia
dell’imprenditorialità italiana è riuscito a fare un apprezzamento tale del
proprio investimento? Nessuno, sarebbe l’affare del secolo. De Laurentiis è
stato bravissimo, così come chi arriva dopo sa che Napoli ha ancora un margine
di crescita enorme perché Napoli è una città che ha un brand internazionale
enorme e poi Napoli significa Capri, Ischia, etc. Napoli significa anche
Maradona e chi arriva la prima cosa che fa è il museo di Maradona e lo stadio.
Potenzialità
enormi, ma come si spiega il motivo secondo il quale il pubblico Napoletano ha
perso affetto per la squadra del Napoli?
Dopo il 2018, il tifoso napoletano ha perso completamente
fiducia perché siamo convinti a Napoli che siamo stati derubati dello scudetto.
E se il Palazzo va a dire in televisione, a 90° minuto, io ho sbagliato e
quindi ammette che quell’errore c’è stato, beh, la situazione si aggrava per i
tifosi del Napoli. Siamo convinti che quell’errore uguale scudetto perso. Il
Napoletano è convinto che se lotti, punto a punto, con la Juve, alla fine perdi
perché intervengono altri poteri. Non è il mio pensiero, ma è quello che pensa
il napoletano. Quindi il napoletano è già scettico di suo perché pensa: “Tanto
a noi non ci fanno vincere”. "Poi ci si mette anche De Laurentiis che attacca
tutti e quindi se li è fatti tutti nemici". Quindi, il tifoso napoletano pensa: “Figuriamoci
se fanno vincere De Laurentis”. Dopodiché il napoletano dice: "De Laurentiis non
vuole vincere, quindi è inutile che ci illudiamo". Tanto è vero che Spalletti,
quest’anno, si è trovato a lottare per lo scudetto e il napoletano era
scettico. Alla fine, non si è vinto puntualmente. Quindi il napoletano si è
disaffezionato alla squadra. E’ incredibile pensare che c’erano 70 mila persone
allo Stadio quando giocavano De Rosa, Frappampina, Boldini e invece, oggi, con
una squadra di primissima fascia, il tifoso napoletano è ormai rassegnato al
suo triste destino: quello che non vincerà mai lo scudetto.
Il Napoli
di Cavani, Hamšík e Lavezzi era più amato dell’attuale?
Non c’è proprio discussione. Il Napoli è stato amato fino a Maurizio
Sarri. Però, anche con Sarri non c’erano tutti questi pienoni, eppure, ha espresso
un calcio meraviglioso e di grande bellezza. In Italia il calcio più bello che
ho visto negli ultimi vent’anni, lo ha espresso Sarri e Spalletti con la prima
Roma. Eppure, la gente non è che ci andasse, così, volentieri allo Stadio con
Maurizio Sarri. Invece, con Mazzarri c’era tanta passione perché ha rivitalizzato
il Napoli. Erano i primi anni di ritorno in Serie A, c’erano i tre tenori ed etc.
Poi si metteva in camicia gli ultimi minuti, la zona Mazzarri, insomma si era
creato un mood positivo che è andato scemando. Dal 2018, in poi, c’è stata la
frattura completa; da quel momento il Napoletano non ci crede più.
Mazzarri
con Campagnaro, Aronica e Cannavaro ha fatto gli ottavi di Champions?
Si, però, avevamo Lavezzi, Hamšík e Cavani davanti che era un
attacco mostruoso. Cavani ha fatto 104 goal in tre anni, sono cifre pazzesche,
fosse rimasto 5 anni sarebbe il più grande cannoniere della storia del Napoli.
L’addio di
Insigne, l’ultimo simbolo di Napoli, quanto peserà sulla piazza napoletana?
Poco.
Tra i
calciatori di altre squadre che ha apprezzato maggiormente ci può fare qualche
nome?
Paolo Maldini. Non posso accettare la bestemmia che
calcisticamente Baresi sia superiore a Maldini. Perché Baresi, innanzitutto, è
inferiore a Scirea. Dopodiché non c’è paragone tra chi è Maldini e chi è
Franco Baresi. Maldini ha una luce che gli irradia attorno perché ha un’aura tutta
particolare. Sergio Ramos, il più grande difensore del Mondo, quando gli parlano
di Paolo Maldini si mette, come gli islamici, a terra e prega. Stiamo parlando
del più grande totem della difesa della storia dell’umanità dopo l’inarrivabile
mostro….
Mostro? C’è
stato qualcuno più forte di Paolo Maldini nella storia dell’umanità calcistica?
Franz Beckenbauer è tre spanne superiore a tutti nella
storia. Tanto è vero che Franz è nei primi dieci calciatori di tutti i tempi,
unico difensore tra tutti gli attaccanti e i numeri dieci. Ma io, che ho
visto giocare Franz Beckenbauer, posso testimoniare che Franz era qualcosa di
pazzesco. Un altro pianeta, un altro livello. Franz usciva, a testa alta, dalla
sua aria di rigore con la palla sull’esterno piede e lanciava da 40 metri,
andava avanti e segnava perché lui nasce centrocampista, velocità pazzesca,
stile ed eleganza. E’ un Falcao e un Baresi al tempo stesso. Metti Falcao e
Baresi assieme, li fondi ed esce Franz Beckenbauer. Un altro livello. Un
mostro.
Ritorniamo
a parlare di Napoli e dei suoi protagonisti presenti e passati. Gianfranco Zola che tipo di
giocatore è stato? Poteva essere l’erede designato di Maradona?
Gianfranco Zola è un grandissimo. Io sono tra i bestemmiatori
professionisti…(?) dico sempre che Zola è superiore a Roberto Baggio. Ma in
Italia se dici questo, ti tolgono il passaporto e rischi l’arresto. Per me, Zola
era superiore a Baggio anche per un motivo di fondo: Baggio non è stato mai un
giocatore perno di nessuna società. L’hanno mandato via dalla Juve, Milan e Inter
ed è andato via dalla Fiorentina quando era ancora troppo giovane. La sua
grandezza si è vista soprattutto in Nazionale, dove nemmeno li era un leader assoluto; imfatti, durante il Campionato del Mondo del ’90, fu fatto fuori dalla formazione titolare da
Gianluca Vialli. La sua grandezza l’ha sublimata nelle piccole squadre. Baggio
ha fatto il fenomeno a Bologna e Brescia. Dove l’ambiente era l’ideale per lui,
dove lui era il fenomeno. Non è così fenomeno come lui viene dipinto. Resta un
calciatore dalla grande personalità, ma non da fuoriclasse. Ha vinto il pallone
d’oro, ma è stato sostituito nella Juventus da un giovane Alessandro Del Piero che diventerà
un grande calciatore; anch’egli non è un fuoriclasse assoluto. Del Piero è tre spanne
sotto a Totti, Rivera, Mazzola e Roberto Baggio. Ma Baggio è stato mandato via,
Del Piero no. Non è stato Mazzola, Rivera che sono stati la bandiera per 15
anni di grandi club. Questi sono stati giocatori che hanno segnato epoche.
Baggio ha girovagato per la sua carenza di personalità.
Ritornando a Gianfranco Zola?
Zola si è messo la maglia di Maradona che avrebbe schiacciato
un bue e non lo ha fatto rimpiangere. Nessuno si è accorto che Maradona è
andato via dal Napoli. In Italia non è stato apprezzato Zola, anche perché
sbagliò quel maledetto rigore contro la Germania che ci costò l’eliminazione dagli
Europei del '96, in Inghilterra, dove aveva tolto il posto a Roberto Baggio che,
due anni prima, era stato il fenomeno dei Mondiali in USA. Zola in Inghilterra
è uno dei cinque giocatori stranieri entrati nell’HALL OF FAME del calcio
inglese insieme a Schmeichel, Éric Cantona e Cristiano Ronaldo. A Londra, Zola
è un mito assoluto. Gianfranco Zola è stato un giocatore straordinario, poco
riconosciuto in Italia perché la sua carriera l’ha sviluppata principalmente all’estero.
In Italia è vissuto sotto l’ombra di Roberto Baggio. Ma io che l’ho visto
giocare per due anni di seguito, prima a fianco di Diego nell’ultimo anno e poi due anni dopo, posso dire che era un calciatore straordinario con una testa
pazzesca. Lui è esploso a 27 anni. Fu preso dal Napoli dalla Serie C, lo
stavano mandando a Lecce. Moggi si oppose alla sua cessione. Zola è esploso
tardi perché era uno di quei talenti che giocavano in provincia. Come è
successo per Toni, altro giocatore esploso tardi, poi diventato uno dei
centravanti più forti del mondo; Giocatore importantissimo, Campione del Mondo.
Gianfranco Zola è stato un calciatore straordinario.
Dopo Diego Armando Maradona - diamo per scontato come numero uno in assoluto
- chi mette in classifica dei più grandi calciatori della storia del Napoli, ci
mette Zola?
A Napoli i numeri 10 in classifica sono tre ed è una
classifica intoccabile. Primo Maradona, secondo Sivori e terzo Zola. Abbiamo
avuto Sivori a Napoli ed è stato un altro fenomeno.
Tra gli ex allenatori del Napoli, vorrei fare una domanda su
un allenatore che stimo parecchio. Cosa pensa di Zeman?
Amo molto Zeman e a Napoli ha fallito per colpe non sue. Ha
fatto due punti in sei partite. Alla sesta di campionato, dopo il pareggio di
Perugia, fu mandato via da Ferlaino che era in guerra con Corbelli. Il Napoli
era tornato in Serie A con Novellino che non fu confermato, al suo posto fu
preso Zeman. Noi abbiamo visto un primo tempo pazzesco, alla prima partita di serie A. Pazzesco!! Napoli Juventus 1-0 con goal di Stellone. Poi Stellone si è infortunato
e, da quel momento in poi, Zeman perde il suo miglior centravanti. Stellone era
fortissimo in quel momento, il centravanti più forte in Italia dopo Vieri. Nel
secondo tempo, senza Roberto Stellone, Del Piero ribalda la partita e la
Juventus vince 2-1. Nel Napoli esordiva un giovane centrocampista, appena vent’enne,
il brasiliano Matuzalém che giocò una partita strepitosa.
Secondo lei Zeman è un allenatore perdente o alla fine ha
fatto una carriera da vincente?
Zeman ha fatto una carriera da perdente di successo.
Voi avete avuto come calciatore Pazienza, neopromosso in
Serie C1 con il mitico Cerignola. Se lo ricorda?
Pazienza arriva a Napoli portato da Pierpaolo Marino e fa un
primo campionato malissimo. Viene etichettato come bidone perché gioca mezzala,
lui che non ha corsa e non è adatto a fare quel ruolo. L’anno dopo Mazzarri lo
mette a centrocampo con Gargano che correva per tre; il Napoli giocava con il 3-4-2-1, due mediani
centrali e con la difesa a tre. Pazienza era molto bravo nel contrasto al limite
dell’aria e nell’interdizione, ma aveva una dote che poche volte ho visto in un
calciatore: Di lanciare a 40 metri con una precisione estrema, sventagliava a
destra e a sinistra per Lavezzi e Cavani che andavano a nozze. Fece un
campionato meraviglioso, si affermò tantissimo tanto è vero che poi se lo
comprò la Juventus.
Ora Pazienza è un allenatore di calcio, lui è originario di San
Severo, ridente cittadina della provincia di Foggia, e ha portato, per la prima
volta nella sua storia, il Cerignola in Serie C. Un’impresa calcistica per una
città che è definita la piccola Napoli.
È un ragazzo intelligente per cui come allenatore può fare
molto bene anche in Serie C.
Vogliamo chiudere SpaceSerieA con il ricordo di un grande, il
più grande numero dieci di tutti i temi, Diego Armando Maradona. È stato il più
grande calciatore di tutti i tempi o Pele’ e' meglio 'e Maradona'?
Faccio fatica a distinguere tra lui e Pelè. A Napoli diamo
per scontato che Diego sia stato il migliore calciatore di tutti i tempi. Probabilmente
sarà anche vero, però Pelè è stato qualcosa di strepitoso, unico ed
eccezionale. Anche lui ha segnato un’epoca, sono due giocatori che hanno
segnato due epoche differenti allo stesso livello. Se è vero che Pelè ha vinto tre
mondiali, per onestà intellettuale, bisogna fare la tara a questi mondiali
vinti. Quello del ‘58 ci arriva vincendo, da titolare, semifinale e finale. Le
altre partite non l’ha giocate tutte perché infortunato. Nel ‘62 vince il
Mondiale per onore di firma perché si è infortunato. Infine, nel Mondiale del ‘70
è stato grande protagonista, ma è stato protagonista nella squadra più forte di
tutti i tempi. In quel Brasile giocavano cinque numeri dieci, tutti insieme.
Una bestemmia per il calcio. Mário Zagallo mise insieme Jairzinho, che
faceva il centravanti, Tostão che era un dieci puro messo a fianco a Pelé e a centrocampo
- la bestemmia delle bestemmie - due numeri dieci, nel loro club, Rivelino e Gerson
uno messo come centrale di centrocampo e l’altro messo ad ala destra. Numero 5
davanti alla difesa c’era un altro famoso che valeva Falcao. Pelè vince con una
squadra pazzesca, ma per un’ora l’Italia lo fa tremare. Poi l’Italia è
scoppiata per i cambi sbagliati di Valcareggi
L’Argentina di Maradona?
Maradona ha giocato in una squadra che in Serie B non si
sarebbe salvata. Alcuni calciatori di quell’Argentina sono venuti a giocare in
Italia. Lo stopper titolare, ad esempio, Oscar Ruggeri è stato acquistato
dall’Ancona che poi è retrocesso. Il Mondiale del 1986 lo ha vinto da solo
Maradona, nella storia nessun altro è stato capace di fare lo stesso. Nel ‘90,
la squadra era ancora peggio perché giocavano calciatori che in Italia erano considerati
di terza fascia. Quella squadra aveva lui e un Caniggia a mezzo servizio. Quella
squadra, seppure modesta, viene derubata in finale da un rigore inesistente dato
alla Germania. E’ un Mondiale che gli rubano. Nel ’94, Diego torna in grande
spolvero pregato da Blatter in persona - Presidente della Fifa - per non fare
fallire il Mondiale americano. Durante il Mondiale, scoprono che
quell’Argentina avrebbe vinto a mani basse con Batistuta, Balbo, Caniggia e un Maradona
tornato a lucido con un goal alla Grecia clamoroso. Quella Nazionale avrebbe vinto
a mani basse. Lo fanno fuori, per favorire il Brasile, e la storia la conoscete
tutti.
Nel ‘78 Menotti lo chiama a 17 anni nel Mondiale di casa in
Argentina, ma non lo convoca tra i 22 - Diego piange come un dannato - perché gli
avrebbe fatto, troppa, ombra a tenerlo in panchina e, a posto suo, convoca una
tal Valencia. Riepiloghiamo per la cronaca: Maradona avrebbe, sicuramente, vinto
due titoli Mondiali, forse tre, perché quello del ’94 gli è stato rubato e idem
quello del ’90. Nel ’78, invece, è stato derubato da Menotti. Infine, nell’86
l’ha vinto da solo. Maradona ha sbagliato un solo mondiale, quello dell’82,
quando l’Italia fa cose fenomenali e lui si fa espellere per il calcio a
Batista del Brasile. Quindi, se andiamo a confrontare, 3-1 sono i Mondiali a
favore di Pelè, ma non è tutt’oro quello che luccica. Per concludere, comunque,
stiamo parlando dei due più grandi campioni di sempre, ma Maradona si è
confrontato in Europa. Maradona ha vinto in una città che non ha mai vinto
nulla né prima né dopo. Diego non avrà vinto le Champions League di Messi e non
avrà fatto i goal di Messi, ma Diego è stato un mostro.
A Barcellona è stato fratturato da Goikoetxea che
lo ha tranciato. Diego giocava con le placche e le viti nelle gambe e con tutti
i problemi che ha avuto, Diego è stato un mostro. La verità non lo dico io, ma
la dice lui nel film documentario di Kusturica.
Dove lui, parlando in terza persona, dice: "La maledetta, la
cocaina, mi ha rovinato. Dico a tutti i ragazzi non lo fate, ve lo dice uno che
c’è passato. L’unico rammarico è che voi non avete visto il vero Maradona".
Pensate voi, cosa ci siamo persi? Perché il vero Maradona si è visto soltanto per sei mesi, quando ha fatto vita da atleta per vincere il Mondiale dell’86. Durante quel Mondiale si è visto un extraterrestre apparso e mai più visto sul pianeta terra. Il nostro rammarico, il rammarico di tutti noi, è quello che se Maradona fosse stato Maradona sempre, il Napoli avrebbe vinto tre Coppe dei Campioni e cinque scudetti. Maradona?
"Parleremo di un'altra storia e oggi sarebbe ancora vivo e sarebbe tra noi, perché uno così non dovrebbe mai mancarci…….."
Staff di SpaceSerieA
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