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“Io senza calcio non sto bene. Fosse per me arriverei a morire in tuta, a novant'anni, all'aria aperta, a insegnare pallone a qualche ragazzo che avesse ancora voglia di starmi a sentire”. [Zdnek Zeman]
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La Quarta di Carletto, quarto regicidio dell'anno
Non è che salgo sul carro dei vincitori. Voglio dire: sì, mi piace il bel gioco; le squadre di Guardiola all' impazzata sono il mio carillon preferito, ma non è che venga tanto meno la mia stima per Ancelotti.
Carletto costruisce il meglio per i suoi ragazzi, mentre Pep è l' incanto
più piacevole per una coppia di palpebre in luna di miele, ma non sempre compie
la scelta "più giusta".
Alla domanda "bel gioco o vincere?" io rispondo "vincere.
Poi preferibilmente giocando bene". Ho risposto così al test di
"Scacchi, rubabandiera ed acchiapparella" e pure Carletto ha
crocettato come me, credo. Cioè... in realtà ne sono sicuro, perché gli stavo
seduto di fianco a sinistra e quella era la domanda 11, sono riuscito a leggere
qualche sua risposta di quelle dispari che stavano sulla sinistra del foglio.
Dopotutto io già lo so che il vostro penny non era tutto sul Real ad
inizio competizione. Nemmeno il mio. Ma ora abbiate la decenza di
non starnazzare, quaglie eretiche, che Ancelotti non ha meritato. Che Ancelotti
ha una squadra forte ma gioca come la Juventus e che, quindi, che abbia vinto
male. Che Ancelotti è arcaico o che non è stato un esempio, ieri. O che
la Champions è stata immeritata, bis ripeto. Macbeth! Regicidio?
Il regicidio era, secondo Shakespeare, il peccato maggiore di cui un uomo si
potesse macchiare nell'epoca delle grandi monarchie del Nord Europa. Ed
Ancelotti ha le mani zozze di sugo. Di crema di peperoni. Di ketchup. Rosso
criminoso. E non ha voluto vedere la ferita sotto la carne del Re Messi,
il Pallone d'Oro in carica che Carletto ha tolto di mezzo con tutta la banda
PSG, i favoriti forse.
Idem per quanto riguarda il Chelsea, Re con il titolo in carica, la
Champions: l'ha colpito al cuore.
Ha ripetuto il nefasto crimine con il Manchester City di Guardiola,
non si è inginocchiato davanti a sua maestà Pep. In realtà quest'ultimo scontro
l'aveva perso e si era quasi fatto scoprire con la lama tra i pollici, ma ha
fatto leva sugli inciampi di un avversario molto più preparato. Il City può
tirare ed attaccare quanto vuole, ma ogni palla nella propria area di rigore
non può essere uno Cthulhu, così sono usciti dalla competizione giustamente.
Poi è toccato a Klopp in finale, ieri, succeduto al trono a
Guardiola che era giunto dopo il regicidio di Tuchel che aveva preso il posto
di Pochettino: ecco i quattro re favoriti nella corsa alla Champions, Bayern
escluso. Li ha feriti ed eliminati tutti con la sua mano. E non sarebbe
meritato, dopo aver scacciato questi quattro araldi potentissimi nel percorso
verso Parigi? E poi, non è che il Real fosse malaccio, ma ancora oggi rimango
convinto che la rosa dei madridisti fosse inferiore a quel... Macbeth,
vieni qua!
"Non veda l'occhio ciò che fa la mano; ma accada ciò che l'occhio, una volta compiuto, temerà di guardare."
Perché ieri non era Benzema contro Salah o Vinicius su
Manè o Militao contro Van Dijk o un uno contro uno Courtois-Alisson, né Modrić
né Thiago Alcantara. La sfida a duello è stata
"Ancelotti-Klopp" ed il primo è partito, ancora una volta,
sfavorito. Voglio sottolineare come questo Real sia stato occhio che
non vede, quasi inconsapevole di una mano che muove, potente da Polifemo, la
mano sporca di un Ancelotti macbethiano che, uno dopo l’altro, ha trafitto, re
dopo re, avversari più quotati, fino a conquistare il trono.
Ancelotti ha meritato più di tutti il trono da Re, pur non appartenendogli
la rosa migliore (direi solo "una rosa tra le migliori"), ed il Real
Madrid è stata la squadra più concentrata all' interno della
competizione, no cap. Ha dimostrato una competitività
agonistica ed una solidità psicologica da primo posto in Europa. Tutto
innestato da Ancelotti, chiaramente. E così, dall' altra parte del
campo Van Dijk può essere il miglior difensore del mondo ma può essere anche
morbido psicologicamente, ed in occasione del gol di Vinicius lo
vediamo indietreggiare su Valverde in uno contro uno, poi scommettere sul tiro
dell'avversario e temporeggiare: accade che il Real segna al Liverpool. Non è
che Van Dijk sbagli, piuttosto prende una scelta consapevole ma soprattutto
"permissiva" verso il Real, e quindi malleabile mentalmente.
Ed infine, a chi invoca che le Merengues di Ancelotti abbiano giocato male, possibile
che non vi siate accorti che le Modrić e Kroos non potessero giocare ai ritmi
spettacolari dei superclub inglesi per ragioni anagrafiche? Che i due
cervelloni della mediana non potessero correre come i Reds ma che preferissero
conservare ritmi più conservativi? Possibile che non abbiate realizzato
che il miglior Vinicius si vede nelle taighe inabitate, ripartendo? Possibile
che non abbiate inteso che la combinazione Benzema-Vinicius è tanto
semplice ed elementare, ma che insistendo con questi due fuoriclasse
tanto concentrati, le catene di contenimento si spezzeranno?
Perché la Resistenza di Allegri è una "filosofia" di gioco, al
contrario per Ancelotti no. La sua Resistenza è una condizione per vincere. È
un patto con la Nike alata. È la Necessità da regicida.
Davvero, non sminuite la quarta meritatissima di
mister Ancelotti: non commettete il quinto regicidio dell'anno. C'è già tanto
disordine pubblico a Parigi.
Grazie.
Damiano Fallerini
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