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Simone Inzaghi e l'esilio dorato: "tra applausi, silenzi e ingratitudine"!

  Simone Inzaghi, nel silenzio più totale dopo quattro anni intensi, ha lasciato l’Inter. Lo ha fatto pochi giorni dopo una clamorosa e inspiegabile sconfitta per 5-0 nella finale di Champions League contro il PSG, come se la sua squadra non fosse mai realmente scesa in campo. E questo, dopo aver eliminato in semifinale uno dei Barcellona più forti degli ultimi dieci anni, con una prestazione tatticamente perfetta e con quel pizzico di coraggio e fortuna che nel calcio non guastano mai. Il crollo finale, soprattutto in campionato e inspiegabilmente nella partita più importante dell’anno, è stato fatale, ma anche profondamente amaro. Eppure, i Mass media e parte della tifoseria non hanno avuto nessun dubbo: da allenatore in ascesa del calcio europeo a tecnico sopravvalutato e fortunato, il passaggio è stato fulmineo. Inzaghi è stato screditato in fretta e con superficialità, come spesso accade nel nostro Paese quando qualcuno decide di intraprendere strade diverse e quando non ...

#FinoallaFine: Al centro della difesa bianconera



L’estate afosa esplode i suoi bollenti fuochi in un luglio che non sembra lasciare tregua alla povera gente oppressa, sudata e sofferente per la calura insopportabile. Caldissimo è anche il calciomercato. L’estate è il periodo dei grandi colpi, dei sogni, delle illusioni e delle delusioni dei tifosi. Acquisti, cessioni, comunicati che si inseguono con cifre e dettagli di tutte le operazioni. L’attenzione della dirigenza bianconera, capace di incendiare il primo fine settimana di luglio con gli arrivi in rapida successione di Di Maria e Pogba, è rivolta in questi giorni alla difesa. 

Nel giro di due giorni è partito De Ligt ed è arrivato Bremer, letteralmente strappato alla concorrenza dell’Inter, costretta a temporeggiare un momento di troppo a causa delle difficoltà a reperire, attraverso le cessioni, i fondi per chiudere un’operazione che i media raccontavano impostata già da alcuni mesi. In questo prolungato tentennamento la Juventus si è inserita con una prova di forza. Quarantuno milioni al Torino più altri otto di eventuali bonus. Un’offerta irrinunciabile per la società di Cairo. Nonostante l’acquisizione di quello che si è rivelato uno dei migliori difensori della serie A nella passata stagione, la cessione di De Ligt in ogni caso non scivola via indolore. La Juventus ha perso probabilmente il suo difensore più forte e uno di quei giocatori sui quali aveva previsto di edificare un nuovo progetto vincente. Il rinnovo di contratto del centrale olandese, dato da molti mezzi di informazione quasi fatto alla fine dello scorso campionato, non ha in realtà mai visto la luce. De Ligt ha chiesto di andar via. La Juventus lo ha accontentato. La cifra pagata dal Bayern Monaco, da comunicato 67 milioni più altri dieci di eventuali bonus, ha lasciato perplessa parte della tifoseria, tra chi sognava il pagamento dell’intero importo previsto dalla clausola e chi pensava di raggiungere una cifra più vicina ai 90/100 milioni. La società ne ha accettati 77, realizzando una plusvalenza di 30,7, rinunciando forse a qualcosa pur di chiudere in fretta l’operazione e lasciarsi alle spalle un giocatore che non voleva più saperne di giocare ancora a Torino. Incassati i soldi si è lanciata su Bremer, chiudendo l’acquisizione nel giro di due giorni. L’ex difensore del Toro ha scelto la maglia appartenuta per tanti anni a Chiellini; quindi, si è imbarcato con il resto della squadra sul volo diretto per gli USA dove la Juventus disputerà la sua tournée estiva. Siamo arrivati dunque al primo snodo cruciale di questa estate. Consapevoli che il mercato in casa bianconera è ben lontano dall'essere concluso, in questo momento desta qualche preoccupazione la composizione del reparto difensivo a disposizione di Allegri (Bonucci, Bremer, Gatti e Rugani). Se la prevedibile coppia titolare, composta dal vecchio capitano e dal nuovo acquisto, offre buone garanzie in vista della stagione che va a cominciare, sono le due alternative attualmente a disposizione del tecnico a destare, per diversi motivi, alcune perplessità. 

Federico Gatti sta muovendo in questi giorni i suoi primi passi in una nuova enorme realtà. Miglior difensore della scorsa Serie B e autore di una prova molto buona al suo debutto in Nazionale, contro quell’Inghilterra che però di lì a pochi giorni verrà sommersa dall’Ungheria con un pesante 4-0, seppur considerato un elemento valido e di prospettiva non è stato ancora provato ai livelli più alti. Difficile in questo momento prevedere per lui un ruolo diverso dall’ultima scelta nelle rotazioni di Allegri per quanto riguarda il reparto centrale arretrato. Se per Gatti questa sarà una stagione importante per comprendere il suo potenziale, per Daniele Rugani - sbarcato sul pianeta bianconero nell’ormai lontano 2015 - è arrivato ormai il momento di decidere cosa fare da grande, dopo una vita juventina trascorsa da riserva, addirittura da ultima riserva, un prestito poco felice tra Rennes e Cagliari e un rientro alla base accolto con uno scetticismo che il giocatore non è riuscito a disperdere nelle sue poche apparizioni stagionali. 

Arrivato a 28 anni, nonostante un folle contratto concessogli da Marotta e valido ancora per due anni, Rugani non può permettersi di perdere altro tempo. Non ha mai mostrato le qualità per essere considerato un elemento all’altezza di una squadra che vuole riprendersi il trono d’Italia dopo due stagioni ai limiti dell’anonimato. In questo momento appare necessario per la Juventus intervenire ancora sul reparto dei centrali con un altro nome valido, di sicuro affidamento e di prospettiva che possa prendere il posto di Rugani in rosa. L’addio di De Ligt e l’età di Bonucci impongono serie riflessioni. Riflessioni sulle quali la società sicuramente non si farà trovare impreparata.

@CarloTasciotti 


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