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Simone Inzaghi e l'esilio dorato: "tra applausi, silenzi e ingratitudine"!

  Simone Inzaghi, nel silenzio più totale dopo quattro anni intensi, ha lasciato l’Inter. Lo ha fatto pochi giorni dopo una clamorosa e inspiegabile sconfitta per 5-0 nella finale di Champions League contro il PSG, come se la sua squadra non fosse mai realmente scesa in campo. E questo, dopo aver eliminato in semifinale uno dei Barcellona più forti degli ultimi dieci anni, con una prestazione tatticamente perfetta e con quel pizzico di coraggio e fortuna che nel calcio non guastano mai. Il crollo finale, soprattutto in campionato e inspiegabilmente nella partita più importante dell’anno, è stato fatale, ma anche profondamente amaro. Eppure, i Mass media e parte della tifoseria non hanno avuto nessun dubbo: da allenatore in ascesa del calcio europeo a tecnico sopravvalutato e fortunato, il passaggio è stato fulmineo. Inzaghi è stato screditato in fretta e con superficialità, come spesso accade nel nostro Paese quando qualcuno decide di intraprendere strade diverse e quando non ...

Caro Marotta, non chiamarla creatività!


Il “mercato creativo” anticipato da Marotta sembra esserci stato. Aveva promesso di approntare la rosa entro luglio e sono arrivati i vari Onana, Mkhitaryan, Lukaku, Asllani e Bellanova. Tanto di cappello, ma ora sembra arrivato il momento di battere cassa, di piazzare quel colpo – se non due – in grado di controbilanciare gli sforzi economici fatti finora. Tra parametri zero e prestiti con obbligo di riscatto, l’Inter ha ottenuto dal mercato in entrata più di quanto ci si potesse attendere. Basti pensare al ritorno di Lukaku, sul quale in pochi avrebbero scommesso un euro. E adesso?
 
Al giorno d’oggi, la creatività è intesa come la capacità di risolvere problemi laddove sembrano non esserci soluzioni. In realtà è una parola antica, che deriva dal sanscrito (kar-tr) e più o meno significa “colui che fa dal nulla”. Nel caso dell’Inter, “il nulla” sarebbe l’assenza di un qualsivoglia supporto economico da parte dei Sunning che, a causa delle restrizioni imposte dal governo cinese, sono impossibilitati a investire all’estero in un settore considerato non strategico per il Paese. Marotta ha quindi lavorato entro margini ristrettissimi, acquisendo profili di vario tipo e creando un buon mix tra esperienza e gioventù, ma possiamo parlare di creatività in senso stretto?
 
Ora viene la parte più difficile perché un atto, per dirsi assolutamente creativo, deve necessariamente provenire da un gesto metafisico capace di dare forma all’essere dal niente. Senza scomodare Parmenide, basterà citare il detto latino Ex nihilo nihil fit, che significa “nulla viene dal nulla”. L’astuzia marottiana è stata quella di far credere che un prodigio nel mercato fosse possibile e, al contempo, preannunciare che alcuni pezzi da 90 potevano partire da un momento all’altro. Questa non è creatività, ma autofinanziamento.
 
Sono ormai due stagioni che si procede in questo modo e all’orizzonte non sembrano esserci investitori volenterosi in grado di risanare una situazione non grave, ma seria, molto seria. Se la presunta creatività comporterà l’uscita di elementi il cui valore trascende quello economico, si tratterà di un ulteriore depotenziamento rispetto all’anno dello scudetto. Per ora la coperta resta corta ed è chiaro a tutti che, se si vuole aggiungere, sarà prima necessario togliere, perché nulla viene dal nulla e tutto si trasforma e si rigenera, talvolta in meglio, talvolta in peggio.
 
Nicola Murrali

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