La terza
giornata di campionato, programmata nell’ultimo fine settimana di agosto, si
disputa con il mercato che entra nel suo periodo conclusivo. Alle società
rimangono ormai pochissimi giorni per definire le trattative ancora in corso. La
Juventus, proprio a ridosso della sfida contro la Roma, ha
infine risolto la questione legata all’acquisto di un’alternativa a Vlahovic,
individuando in Milik il rinforzo necessario per il reparto offensivo.
Una trattativa, quella per l’attaccante polacco, definita nel giro di poco
tempo, una volta constatato che la distanza che separava Depay dalla maglia bianconera
non poteva essere colmata. Quell'ultimo passo, che i mezzi di informazione
raccontavano mancasse al giocatore olandese per arrivare a Torino, non è mai
stato percorso.
La società ha quindi abbandonato definitivamente la strada per il giocatore del
Barcellona e ha deciso di virare su Milik, attaccante nel mirino degli
osservatori bianconeri già dai tempi di Napoli.
L’operazione, economicamente vantaggiosa, conclusa con il Marsiglia consegna
dunque ad Allegri un elemento che sarà chiamato a rappresentare un'alternativa
credibile a Vlahovic o a giocare in coppia con il centravanti serbo per cercare
di riempire quell'area di rigore che da qualche anno, con la Juventus in fase
di attacco, pare sempre desolatamente troppo vuota.
In attesa infine di vedere definita, in un modo
o nell’altro, anche la trattativa che dovrebbe portare Paredes in bianconero,
regalando quindi ad Allegri quel regista senza il quale in Italia siamo portati
a pensare che non si possa giocare a calcio, si torna in campo per il terzo
turno della Serie A. Si apre un periodo nel quale le squadre che parteciperanno
alle coppe europee dovranno scendere in campo ogni tre giorni, fino all’inizio
del mondiale invernale in Qatar. Una decisione, quella di assegnare l’organizzazione
della Coppa del Mondo al piccolo emirato, che si conferma assolutamente
illuminata, al limite del geniale.
Allo Stadium arriva la Roma. Per le due contendenti si tratta
del primo scontro diretto di questa nuova stagione, iniziata, per entrambe, tra
alti e bassi, in verità da ricercare più nel livello del gioco espresso che per
i risultati fin qui conseguiti. Juventus - Roma, partita scudetto della prima
metà degli anni 80, offre l'occasione per il ritorno da avversario di Dybala
nello stadio in cui si è affermato, soltanto pochi mesi dopo il suo addio alla
maglia bianconera.
Per la sfida contro Mourinho, Allegri è costretto a rinunciare a Bonucci. La
panchina di Genova non ha aiutato il capitano bianconero a smaltire il problema
muscolare che si trascina da alcuni giorni. Il ballottaggio tra Gatti e Rugani
per rilevare il difensore infortunato viene risolto dal tecnico juventino in
favore di Danilo. Sarà infatti il brasiliano a far coppia con Bremer al centro
della difesa. De Sciglio e Alex Sandro, sulle fasce, completano il reparto
incaricato di proteggere la porta che torna ad essere difesa da Szczesny, ormai
pienamente recuperato dal problema all’adduttore. In mezzo al campo, Miretti ha
l’occasione di partire dal primo minuto in una sfida prestigiosa. Accanto al
giovane prodotto del vivaio agiranno Locatelli e Rabiot. In avanti, come contro
la Sampdoria, saranno Cuadrado e Kostic a cercare di creare occasioni da rete
per Vlahovic.
Sulla sponda giallorossa, Mourinho risponde confermando l’ormai abituale 3421.
Rui Patricio; Mancini, Smalling, Ibanez; Karsdorp, Cristante, Matic,
Spinazzola; Pellegrini, Dybala; Abraham; sono gli uomini scelti dal tecnico
romanista per iniziare la sfida dello Stadium.
Il provvidenziale canale 214, che mette il tifoso al riparo dai
disservizi della pessima app di Dazn, è già sintonizzato da alcuni minuti
quando le due formazioni, guidate dall’arbitro Irrati, fanno il loro ingresso
in campo. Le telecamere cercano con insistenza Dybala. Il volto concentrato
dell’argentino tradisce comunque l’emozione del ritorno in un luogo che ha
amato e da cui è stato ricambiato.
La
partita di fatto si apre con il gol della Juventus. Cuadrado
subisce l’intervento falloso da parte di Matic in prossimità del limite
dell’area romanista. La zolla è ottimale per il piede mancino di Vlahovic. Il
serbo pennella una punizione perfetta che bacia la parte inferiore della
traversa e si spegne in rete. Lo Stadium esulta per un gol su punizione che i
tifosi bianconeri non erano ormai più abituati a vedere. La Roma accusa il colpo. Senza nemmeno aver cominciato a giocare si trova sotto
di una rete. La squadra di Mourinho fatica a riorganizzarsi mentre la Juventus,
spinta da uno stadio tornato finalmente a far sentire la sua voce, costringe i
giallorossi nella loro metà campo. Questa volta la Juventus piace per la
maniera decisa con cui ha approcciato la partita. Non sembra
nemmeno lontana parente della squadra piatta, priva di vigore e anima, vista a
Marassi appena cinque giorni fa. Convince, inoltre, la mossa di Allegri di
utilizzare Danilo al centro della difesa. Il brasiliano, oltre a lavorare
ottimamente con Bremer per neutralizzare Abraham, ha la capacità e la
personalità per muovere il pallone in verticale, agevolando e velocizzando i
primi passi della manovra offensiva.
La Juventus è intensa, decisa a contrasto, copre in maniera adeguata il campo
su entrambi i lati, dove De Sciglio a destra e Alex Sandro a sinistra
accompagnano costantemente l’azione permettendo alla squadra di creare una
manovra avvolgente in grado di allargare le maglie difensive romaniste. E’
in mezzo al campo però che la superiorità bianconera assume i connotati
dell’evidenza. Miretti e Rabiot hanno la capacità di trovare
sempre quello spazio libero tra le linee giallorosse per inserirsi, favorendo
notevolmente le possibilità di scarico del pallone ai giocatori che ne hanno il
possesso. Il giovane centrocampista mette in mostra doti tecniche notevoli
quando al quindicesimo si libera con un tocco di Cristante aprendo il campo ad
un pericoloso contropiede. Arrivato al limite dell’area, Miretti scarica per
Cuadrado che accompagna l’azione sulla destra. Il tiro del colombiano è forte
ma centrale. Rui Patricio riesce a ribattere.
Poco dopo il ventesimo, la Juventus raddoppia. Vlahovic vince un duello con
Cristante a centrocampo, percorre quaranta metri palla al piede puntando
l’area, quindi scarica sulla destra per Cuadrado. Con la difesa della Roma
interamente schiacciata verso la propria porta il colombiano tocca il pallone
all’indietro per Locatelli che, libero al limite dell’area, di prima intenzione
trova l’angolo alla sinistra di Rui Patricio. Locatelli esulta sotto la curva
in festa mentre Pinsoglio e Perin guidano i festeggiamenti in panchina. La
gioia viene però raffreddata dagli arbitri al Var che vedono un tocco di mano
di Vlahovic in avvio d’azione e richiamano Irrati al monitor. La revisione dura
pochi secondi. La decisione pare già presa, nonostante il tifoso davanti alla
tv non sia così convinto della volontarietà del tocco con il braccio. Entrambi
i giocatori sono sbilanciati dopo un contrasto fisico importante. Comunque,
Irrati rientra in campo e annulla la rete. Un peccato per la Juventus e
soprattutto per Locatelli che nei primi venti minuti era sembrata la nota meno
intonata dello spartito della squadra di Allegri.
Chi scrive rimane fermamente convinto che le revisioni Var andrebbero
effettuate soltanto nell’immediatezza della rete (l’ultimo passaggio e il
tiro), senza riavvolgere i nastri anche di trenta o quaranta secondi. Le regole
però dicono altro. Va bene così, si va avanti.
Della Roma nella prima parte di gara si ricorda poco. Un tiro
centrale dalla distanza di Pellegrini, contenuto agevolmente da Szczesny. Un
discesa di Spinazzola sulla sinistra. Un cross basso di Karsdorp, ancora
controllato senza particolare affanno dal portiere polacco, e niente più.
Dybala non fa molto per farsi rimpiangere dal pubblico bianconero che lo ha
accolto con un applauso alla lettura delle formazioni. L’argentino si muove
molto, torna ad aiutare in fase di copertura, si abbassa per offrire un tocco
di qualità all’avvio dell’azione giallorossa ma in avanti, alla pari di
Abraham, non riesce ad essere incisivo.
Mentre
lo Stadium ricorda a Mourinho che a Torino non sarà mai il benvenuto, Alex
Sandro lancia Kostic lungo la fascia sinistra. Il serbo con un movimento
elegante evita l’intervento di Karsdorp e serve Miretti, bravo ancora una volta
nel trovare il giusto tempo per l’inserimento. Il tentativo del centrocampista
dall’interno dell’area si infrange contro l’opposizione di Smalling.
Il cronometro scorre verso il quarantacinquesimo e dalla Roma non arrivano
segnali preoccupanti per i tifosi bianconeri. Si ha la sensazione che la
squadra di Allegri possa trovare da un momento all’altro il secondo gol.
Cuadrado su punizione impegna Rui Patricio. Di nuovo Vlahovic, da una posizione
simile a quella da cui ha già trovato la rete, prova a replicare l’esecuzione
del primo minuto. La palla stavolta si perde sul fondo.
Dopo un solo minuto di recupero, Irrati decreta la conclusione della prima
parte di gara. Il tifoso bianconero, comunque provato da una serata piuttosto
calda, lascia la scomoda sedia per muovere qualche passo. Gli amici presenti
sui vari gruppi whatsapp sono in fermento. Si respira aria di soddisfazione per il
gioco espresso dalla Juventus, finalmente convincente per intensità, velocità
di esecuzione, capacità di muovere il pallone e portare uomini nello spazio.
E’ piaciuto l’atteggiamento della squadra e la determinazione nel continuare a
cercare la porta anche dopo essere passata in vantaggio. Abbondano gli elogi
per Miretti. L’opinione praticamente unanime è che, nonostante i 19 anni appena
compiuti, sembra essere già qualcosa di più di un giovane prospetto da far
crescere. Qualche amico riconosce a chi scrive di aver cominciato a parlare di
questo giocatore già da un anno e mezzo, presentandolo per come si sta
rivelando oggi al grande pubblico.
In mezzo ad una soddisfazione che rischia di diventare euforia,
la punta di rammarico viene dai gol mancati e dall’aver chiuso un primo tempo
di evidente superiorità in vantaggio di una sola rete. Questa volta però
si è avuta la sensazione di una squadra in grado costruire occasioni con una
continuità che è quasi sempre mancata nelle altre partite.
Esaurito il quarto d’ora di riposo, è tempo di silenziare il telefono e
riprendere posto sulla scomoda sedia. Le squadre rientrano dagli spogliatoi. E’
Mourinho a presentare le prime novità di formazione. Il portoghese toglie dal
campo Spinazzola e Mancini per inserire El Shaarawy e Zalewski. Evidente
l’intenzione del tecnico giallorosso di accorciare la distanza fra difesa e
centrocampo, riempiendo quello spazio in cui la Juventus, grazie soprattutto ai
movimenti di Miretti e Rabiot, ha costruito la sua partita.
In avvio di ripresa il copione non sembra però destinato cambiare. E’ la
Juventus a tenere sotto controllo la gara, presentandosi ancora al tiro con Cuadrado.
Un sinistro che passa piuttosto distante dalla porta, da una posizione da cui
un giocatore del suo livello avrebbe potuto fare meglio. Si nota in questa fase
della carriera del colombiano una certa predisposizione a tentare la
conclusione individuale, a volte anche in maniera egoista, come in quest’ultima
occasione, nella quale ha preferito la soluzione personale allo scarico per
Miretti, libero al limite dell’area.
Il ritmo è appena meno intenso rispetto al primo tempo. La
Juventus continua a gestire la palla, mentre la Roma fatica a presentarsi nella
metà campo avversaria in maniera continua e soprattutto pericolosa. La
sfida incontra un nuovo punto di svolta poco prima del quarto d’ora, quando
Rabiot si ferma e chiede il cambio. L’ennesimo fastidio
muscolare in casa bianconera (il quarto dopo Szczesny, Di Maria e Bonucci. Il
tifoso davanti alla tv si chiede quanti devono ancora farsi male prima che
società e allenatore prendano coscienza che forse c’è un problema nel lavoro
che la squadra svolge durante la settimana), priva Allegri di un elemento che
stava fornendo alla squadra un apporto importante in termini di corsa,
movimenti senza palla, recuperi e qualità. Rabiot esce tra gli applausi dello
stadio dopo una partita piena. Conferma ancora una volta che non è lui, per
quanto ormai finito nel mirino della critica a prescindere, il problema più
grande di questa squadra. In sostituzione del centrocampista francese, Allegri
manda in campo Zakaria, mediano di contenimento che il nostro tecnico si ostina
però a considerare una mezzala, anche di propensioni decisamente offensive
osservando le zone di campo che insiste nel chiedergli di coprire nonostante
dalle prestazioni del centrocampista svizzero non arrivino risposte
incoraggianti.
La
prestazione della Juventus comincia a risentire di un calo di ritmo e di
qualità. La squadra sembra iniziare a perdere le distanze tra i
vari reparti, soprattutto centrocampo e attacco, che benissimo aveva tenuto
fino a quel momento. Si avvertono i primi sinistri scricchiolii, rappresentati
dall’abuso di retropassaggi e da una manovra che inizia a diventare stagnante.
Nel piccolo gruppo di ascolto davanti alla tv partono i primi mugugni.
“Ci risiamo!”
Ogni passaggio indietro scatena un lamento.
Vlahovic viene pian piano emarginato dal gioco. Sbaglia anche il serbo però in
alcuni frangenti, insistendo troppo a cercare la sponda di prima intenzione per
inserimenti che cominciano a scarseggiare invece di provare a tenere la palla
un momento di più per dare ai compagni la possibilità di appoggiare la sua
azione. Il brillante fraseggio del primo tempo è ormai ridotto ad un mero
possesso palla conservativo. Avanza la sgradevole sensazione che difficilmente
arriveremo indenni al novantesimo minuto continuando in questa maniera.
La
Roma coglie l’imbarazzo di una squadra che trasmette l’impressione di non
sapere più cosa fare palla al piede e che comincia ad accusare il calo di
energie. La Juventus adesso incontra maggiori difficoltà a
mantenere la partita costantemente nella metà campo giallorossa come nel primo
tempo. La squadra di Allegri ha però il torto di non cercare nemmeno più la
possibilità di crearsi l’occasione per raddoppiare.
I
giallorossi alzano il baricentro. La manovra della
formazione ospite rimane poco brillante ma permette comunque alla Roma di
avvicinarsi con maggiore continuità all’area avversaria. Abraham, innescato da
una combinazione tra Dybala ed El Shaarawy, si produce in una girata
facilmente controllata da Szczesny.
Come spesso accade, il pareggio alla fine arriva.
Zalewski guadagna un calcio d’angolo da un’iniziativa sulla sinistra che
sembrava destinata a morire senza particolari pretese. Pellegrini calcia lungo
verso il secondo palo. Alex Sandro calcola male la traiettoria e non riesce ad
intercettare il pallone che giunge fino a Dybala. L’argentino riscatta una
partita di sacrificio ma anonima con l’acrobazia che rimette il pallone in
area, dove Abraham di testa anticipa tutti e segna la rete del pareggio.
Mancano poco più di venti minuti alla fine dell’incontro ma aleggia la
sensazione che la vittoria sia ormai sfuggita dalla disponibilità della
Juventus.
Allegri prova a correre ai ripari. Passa al 442. Toglie dal campo Miretti e
Cuadrado per inserire Milik e McKennie. Per il polacco è il debutto davanti al
suo nuovo pubblico. Nei pochi minuti a disposizione mette in evidenza una certa
predisposizione a giocare la palla e una visione del campo non indifferente.
McKennie assume invece la posizione di ala. Come ormai evidente da tre anni a
questa parte, non è quello il ruolo nel quale le sue caratteristiche possano
risaltare. Del suo scampolo di partita non rimane niente degno di essere
portato all’attenzione. Il 442 proposto ora da Allegri si rivelerà “azzoppato”
sulla destra. Anche Mourinho interviene sulla sua formazione. Raggiunto il
pareggio, il tecnico portoghese ripristina la linea difensiva a 3. Esce Dybala,
che lascia il campo tra gli applausi e qualche fischio da parte del suo ex
pubblico, entra Kumbulla.
Il
gol subìto fa vacillare la Juventus, che fatica a ridestarsi
dal torpore in cui sembra essere precipitata nel periodo di gara precedente al
gol della Roma. Vanno ora in scena momenti di calcio
approssimativo. De Sciglio cerca a tutti i costi, in
diverse occasioni, di lanciare il contropiede romanista. Sbaglia un paio di
passaggi, fortunatamente senza conseguenze. Non contento, riprova una terza
volta lanciando finalmente El Shaarawy. L’azione produce un calcio d’angolo.
Dalla bandierina Pellegrini batte forte e teso. Il pallone cade nell’area piccola,
dove prende vita una pericolosa mischia ad un metro dalla rete bianconera. Il
tifoso si aggrappa alla scomoda sedia. Muove un paio di volte i piedi nel
tentativo di aiutare la squadra a liberare. L’ultima parola è di Bremer che
ribatte definitivamente la minaccia respingendo la conclusione di El Shaarawy.
Il successivo replay evidenzia la traiettoria del cross di Pellegrini. Una
bella palla capace di viaggiare ad un paio di metri dalla linea di porta, nel
cuore dell’area piccola. Il tifoso che, nonostante il condizionatore in
funzione dal pomeriggio, continua a sudare per questa estate calda e per il
timore di perdere una partita che sembrava incanalata sui binari di una comoda
vittoria non riesce a non pensare a quella regola antica, ormai evidentemente
in disuso, che veniva insegnata a tutti i giovanissimi portieri nelle scuole
calcio.
“Nell’area piccola i palloni sono sempre del portiere. Esci! Alza la gamba!
Fatti rispettare! Lì dentro comandi tu”.
Il ricordo sfuma nel presente e nelle immagini di Szczesny inchiodato sulla
linea di porta mentre il cross di Pellegrini gli corre davanti per dare vita ad
una pericolosa occasione per gli avversari.
La gara scivola verso il novantesimo e la sensazione che avanza è che per le
due squadre il timore di perdere abbia preso il sopravvento. La forza e il
coraggio per cercare di conquistare i tre punti vengono meno per entrambe le
contendenti. Allegri tenta di forzare il destino della partita mandando in
campo Kean e Rovella al posto di Vlahovic e Locatelli, il cui momento più
elevato della gara è rimasto il bel gol purtroppo annullato. Esauriti
i quattro minuti di recupero concessi da Irrati, la partita si conclude sul
risultato di parità.
Con ogni probabilità, l'analisi della partita verrà ridotta all’episodio del
gol romanista, dove Alex Sandro avrebbe potuto fare meglio. E’ vero ed
innegabile, ma la solita raffica di insulti che si aprirà verso uno dei capri
espiatori ormai maggiormente nel mirino del popolo juventino (in gran parte
assuefatto alla teoria episodica dei frammenti tanto cara all’allenatore, uno
che di una partita coglie la corsa all’indietro di un giocatore ma non che la
sua squadra magari non tira in porta per un tempo intero) non può far passare
in secondo piano il dislivello di prestazione offerto dalla squadra tra il
primo e il secondo tempo.
Allo stesso modo, arrivati a questo punto, non possono essere trascurate una
serie di criticità che accompagnano questa squadra da almeno due stagioni. La
tenuta fisica che non supera un tempo di gioco a ritmi adeguati agli standard
richiesti dal calcio moderno, le sostituzioni tardive e sbagliate,
l’ostinazione nello schierare alcuni giocatori in ruoli non consoni alle loro
caratteristiche, la frequenza con la quale i calciatori cadono vittime di
infortuni muscolari, la facilità con la quale la squadra perde fiducia e
orientamento sul terreno di gioco, dando vita a momenti di calcio a tratti
imbarazzante per quanto rinunciatario rappresentano ormai una costante nelle
partite della Juventus.
Oggi, come nello scorso febbraio in casa del Villarreal, nell’andata degli
ottavi di Champions League, la Juventus è andata in vantaggio praticamente
prima che la partita cominciasse. Oggi come allora, nonostante il controllo del
gioco non è riuscita a trovare la seconda rete, rinunciando addirittura a
cercarla nel corso della partita.
Oggi come allora la vittoria è sfumata.
Ieri era colpa di De Ligt e Rabiot.
Oggi di Alex Sandro.
Il dito indica la luna ma qualcuno continua a guardare il dito.
PAGELLE
SZCZESNY 6 - Ordinaria
amministrazione. Non ha particolari colpe sul gol subìto. Ha il difetto di non
cercare mai l’uscita sui palloni alti.
DE
SCIGLIO 6 - Gioca un primo tempo di buon livello, offrendo
supporto a Cuadrado lungo la fascia destra e proponendosi al cross con continuità.
Cala nettamente nella parte conclusiva della gara , quando con una serie di
passaggi sbagliati, cerca in ogni modo di lanciare la Roma in contropiede.
BREMER
6,5 - Ingaggia un duello fisico con Abraham. Riesce a
contenere l’attaccante inglese per gran parte della sfida. Anticipato dal
centravanti in occasione della rete del pareggio romanista, si riscatta
bloccando la conclusione di El Shaarawy quasi a colpo sicuro nel finale.
DANILO
6,5 - Preferito a Rugani e Gatti come vice Bonucci, il
brasiliano, schierato sul centro sinistra, dirige con personalità la difesa.
Bravo nell’impostare l’azione, non ha paura di tentare il passaggio in
verticale favorendo l’uscita veloce del pallone da dietro.
ALEX
SANDRO 6 - Sul gol non è impeccabile ma fino a quel momento
gioca una partita più che sufficiente. Sulla sinistra accompagna l’azione e si
propone sul fondo con grande continuità. La presenza di un riferimento davanti
lungo la fascia, dopo tanti anni di solitudine, sembra giovargli.
MIRETTI
7 - Nonostante i 19 anni dimostra di essere qualcosa di più
di un giovane di belle speranze. Presente dentro la partita, esibisce un ottimo
controllo di palla e piena padronanza in ogni situazione incontrata nei vari
momenti della gara. Abile ad inserirsi nello spazio che per tutto il primo
tempo si apre tra la difesa e il centrocampo della Roma. Abituato a portarla
fin da bambino, non subisce il peso della maglia.
(MILIK 6 - Si presenta al pubblico dello Stadium mostrando buona capacità di
muovere il pallone e una visione di gioco di alto livello. Un pezzetto di
partita che lascia i tifosi fiduciosi per il suo futuro in bianconero).
LOCATELLI
5,5 - Poco lucido. Prende un cartellino giallo inutile dopo
cinque minuti e ne rimane condizionato. Nel bel primo tempo bianconero, è lo
strumento meno accordato. Il momento migliore della sua partita rimane il bel
gol purtroppo annullato. Cala in maniera evidente nella ripresa. Sostituito con
diversi minuti di ritardo.
(ROVELLA SV - solo pochi minuti a disposizione quando il pareggio era il risultato
ormai acquisito).
RABIOT
7 - A forza di dire che non si infortuna mai, si è fatto
male. Finché è rimasto in campo si è reso protagonista di una prestazione
altamente produttiva nella quale ha messo corsa, fisico e capacità tecniche a
disposizione della squadra. Determinante assieme a Miretti nel creare la
superiorità numerica in mezzo al campo grazie alla quale la Juventus riusciva a
controllare la partita.
(ZAKARIA 5 Non è colpa sua se gioca fuori ruolo. Mediano difensivo a due oppure
vertice basso in un centrocampo a tre, arrivato alla Juventus gli hanno chiesto
di diventare Pogba. Non ha il passo e la qualità per giocare a ridosso
dell’area avversaria. Non si capisce perchè Allegri insista nel piazzarlo in
posizione da mezzala).
CUADRADO
5,5 - Buoni spunti ma anche le solite troppe scelte
sbagliate che mandano in fumo occasioni potenzialmente pericolose. Dopo una
carriera costruita sulla capacità di mandare in rete i compagni, in vecchiaia
si scopre egoista. Tende ad accentrare troppo il gioco, rallentando a volte la
manovra.
(McKENNIE 5 - Anche in questo caso non è colpa sua. Lui è un centrocampista
incursore. Una mezzala capace di presentarsi in area avversaria con
significativa pericolosità. Dopo Pirlo, anche Allegri insiste nel proporlo come
esterno di centrocampo. Le prestazioni non sembrano confortare la visione del
tecnico).
KOSTIC
6 - Più quantità che qualità. Ha il merito di essere sempre
presente nella partita. Fornisce un contributo significativo in fase difensiva
e allarga bene la squadra sulla sinistra. Pecca di qualità al momento di
crossare. Questa volta non riesce a mostrare la sua principale dote di saper
mettere con continuità palloni pericolosi nell’area avversaria.
VLAHOVIC
6,5 - La bellissima punizione con cui apre la sfida
restituisce alla Juventus un gol su calcio piazzato diretto dopo oltre due
stagioni. Gioca una partita di grande intensità ingaggiando duelli con Smalling
su ogni pallone. Sfortunato in occasione del tocco di mano che provoca
l’annullamento del gol di Locatelli. Eccede nella ricerca della giocata di
prima. In alcuni casi farebbe meglio a cercare di tenere il pallone qualche
istante in più per permettere alla squadra di salire.
(KEAN SV Gioca i minuti finali a risultato ormai acquisito)
ALLEGRI
SV - Trova con Danilo una mossa valida per sostituire le
capacità di Bonucci nell’avviare l’azione. Offre a Miretti la possibilità di
partire dal primo minuto, venendo ripagato dal giovane centrocampista con una
prestazione di livello. Nel secondo tempo la squadra accusa un evidente calo fisico
e lui attende troppo prima di procedere ai cambi e quando lo fa sbaglia.
Ostinato nell’insistere con Zakaria e McKennie in ruoli estranei alle loro
caratteristiche.
@CarloTasciotti
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