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Simone Inzaghi e l'esilio dorato: "tra applausi, silenzi e ingratitudine"!

  Simone Inzaghi, nel silenzio più totale dopo quattro anni intensi, ha lasciato l’Inter. Lo ha fatto pochi giorni dopo una clamorosa e inspiegabile sconfitta per 5-0 nella finale di Champions League contro il PSG, come se la sua squadra non fosse mai realmente scesa in campo. E questo, dopo aver eliminato in semifinale uno dei Barcellona più forti degli ultimi dieci anni, con una prestazione tatticamente perfetta e con quel pizzico di coraggio e fortuna che nel calcio non guastano mai. Il crollo finale, soprattutto in campionato e inspiegabilmente nella partita più importante dell’anno, è stato fatale, ma anche profondamente amaro. Eppure, i Mass media e parte della tifoseria non hanno avuto nessun dubbo: da allenatore in ascesa del calcio europeo a tecnico sopravvalutato e fortunato, il passaggio è stato fulmineo. Inzaghi è stato screditato in fretta e con superficialità, come spesso accade nel nostro Paese quando qualcuno decide di intraprendere strade diverse e quando non ...

#ilTattico: Tel chi De Ketelaere


Il Milan scudettato sta vivendo un calciomercato piuttosto monotono. Alcuni importanti obiettivi sono sfumati definitivamente, ma la piazza sembra comunque avvallare ogni decisione della premiata ditta Maldini-Massara, che avrà tanti meriti, ma anche le mani legate da un budget limitato, intorno ai 50 milioni. Sulle ali dell’entusiasmo c’è il rischio di cullarsi all’idea di essere arrivati, di avere tra le mani un gruppo già al completo e in grado replicare quanto fatto nella passata stagione. Tra le chiavi di lettura possibili, una ci pare molto convincente: Renato Sanches era il profilo ideale per questo Milan, una squadra che sa soffrire e ripartire grazie a un pressing ordinato e corale. In tale contesto tattico, inserito come trequartista con compiti di ripiegamento, il portoghese non avrebbe fatto rimpiangere Kessié, andato al Barcellona a parametro zero. Per il clamore e la mediaticità che lo ha accompagnato, l’acquisto di De Ketelaere, senza dubbio interessante in prospettiva, lascia un enorme dubbio su chi andrà a occupare la mattonella dietro alla prima punta. 

Riavvolgendo i nastri, si potrebbe dire che, per il momento, il mercato rossonero non ha mantenuto le promesse. Al di là delle questioni societarie e delle lungaggini per i rinnovi di Maldini e Massara, Origi, De Ketelaere e Adli non possono essere considerati elementi in grado di far compiere un salto di qualità al gioco del Diavolo, almeno nell’immediato. A questi si aggiunge Pobega, rientrato dopo un anno di prestito al Torino, che andrà a infoltire una mediana composta da Bennacer e Tonali, ovvero due palleggiatori che sanno muoversi molto bene in campo, ma piuttosto limitati nei compiti di regia pura, peraltro non funzionale al modo d'intendere il calcio da parte di Pioli.

Nella passata stagione, Tonali ha effettuato 1367 passaggi (85.52% riusciti), una statistica di tutto rispetto, eppure lontana dai 2575 passaggi effettuati da Brozovic, che di mestiere fa il regista puro (92.5% riusciti). Si dirà: il Milan gioca diversamente dall’Inter. Appunto, ma l’anno scorso c’era un Kessié in più! Quando è stato schierato nell’insolita posizione di "trequartista fisico", l’ivoriano non ha certo brillato per la qualità delle sue giocate, ma ha garantito solidità ed equilibrio a tutto il centrocampo, andando spesso a scalare sul centro sinistra in fase di non possesso per comporre una linea a 3 in mediana. Inoltre, grazie alle sue doti di corsa e resistenza, ha svolto un prezioso lavoro nel portare il pressing alto e rompere le linee di passaggio avversarie. Al momento, nessuno dei nuovi acquisti è dotato di tali caratteristiche, tantomeno l'acclamato De Ketelaere.

Brahim Diaz ha disputato 31 partite in Serie A, segnando solamente 3 gol e offrendo altrettanti assist. Con lui in campo, Kessié giocava in mediana sul centrosinistra, accanto a Tonali, e garantiva copertura all’estro dello spagnolo, che tatticamente e fisicamente è stato ininfluente per il tipo di gioco di Pioli. Infatti, Diaz è una via di mezzo tra la mezzapunta e il rifinitore ed è sembrato inadatto per un calcio che non prevede il controllo del pallone in stile tiki taka, ma è volto a recuperare palla per poi riversarsi rapidamente in area avversaria. Non è un caso se, in più occasioni, al suo posto è stato impiegato persino Krunic. Questo non tanto per ragioni tecniche, ma tattiche. Sebbene sulla carta il Diavolo si presenti con un 4-2-3-1, nell'applicazione, sarebbe più corretto parlare di 4-3-3. Ragion per cui, quando è stato impiegato un trequartista prettamente offensivo, il modulo è sempre andato in sofferenza a centrocampo.

Teoricamente, Adli potrebbe giocare come, passateci il termine, “trequartista di contenimento”, ma mediamente tende a occupare la posizione di mezzala sul centrosinistra, inoltre, non è ancora tatticamente all’altezza per questo doppio compito e pecca d’incisività nell’aggredire l’avversario. A oggi, Quello che manca al Milan è un giocatore capace non soltanto di collegare attacco e centrocampo, ma di mordere le caviglie avversarie a ridosso della trequarti offensiva. Quello che manca al Milan, il giocatore in grado di fare le veci dell’ivoriano, è Renato Sanches.

All’inizio di questa sessione di mercato, il portoghese era stato - diremmo giustamente - individuato come l’innesto perfetto per mantenere gli equilibri di gioco della passata stagione. Sanches, che a differenza di Kessié è più dotato dal punto di vista tecnico, avrebbe assolto a quel compito garantendo - oltre a corsa e resistenza - un surplus per quanto concerne la capacità di saltare l’uomo in dribbling e creare la superiorità numerica. Pioli ha capito che per dare equilibrio alla squadra, dietro la prima punta non è necessario un giocatore “bello da vedere”, ma un mastino che occupi quella posizione in modo atipico. Allora, perché puntare tutto su De Ketelaere?

Si sarà lui il nuovo trequartista del Milan, dopo oltre due mesi di estenuanti trattative, di depistaggi, di rilanci e doppi rilanci, Maldini e Massara hanno dovuto cedere alle richieste dei belgi che - è bene ricordarlo - non avevano tutta questa grande necessità di cedere in fretta il loro più grande talento, in quanto possessori di uno dei più importanti settori giovanili d’Europa e del quale sarebbe pure superfluo elencare tutti i più grandi talenti che sono stati in grado di lanciare in questi anni. Quindi i dirigenti del Bruges - si possono anche comprendere in fin dei conti - si sono messi lì comodi ad attendere chi poteva offrire di più - il Leeds su tutti era la concorrente del Milan  - e non sono scesi nemmeno di un centesimo, 37 milioni di euro di richiesta che è rimasta tale fino alla fine nonostante i tentativi di ottenere uno “sconto” da parte del Milan. Che giocatore è De Ketelaere? Sicuramente un giocatore di prospettiva, giovane interessante che per adesso ha giocato soltanto nel campionato belga e che non ha assolutamente una grande esperienza in campo europeo - sei presenze e zero gol in Champions League - eppure, i tifosi milanisti ripongono in lui grandi aspettative, lo hanno dipinto come il “messia” del calcio, il giocatore onnipotente uguale a Kakà nell’aspetto - e solo in quello aggiungerei - più forte di chiunque altro perché la garanzia è data da un semplice, ma anche discutibile pensiero: “se l’hanno preso Maldini e Massara e gli sono stati addosso per tutto questo tempo è forte sicuro”.
Parere che ci può stare - giustamente - soprattutto nei confronti di chi ha vinto uno scudetto con una famosa “scatola di cioccolatini” a disposizione rispetto a coloro che possono disporre dei “dobloni d’oro”, però dobbiamo anche fare i realisti e poco gli spavaldi ponendoci un quesito: quanti sono i milanisti che lo hanno davvero visto giocare? Quanti sono i milanisti che possono affermare con certezza che De Ketelaere si rilevi davvero il grande giocatore che tutti si aspettano? Forse gli unici a conoscerlo sul serio sono solo Maldini e Massara, che sicuramente lo avranno visto dal vivo prima di decidere di investire quasi tutto il budget di questa finestra di mercato, per il resto sembrano tutti solo dei “fenomeni” da YouTube, un po’ come fece Moratti quando decise di acquistare Recoba guardando dei semplici VHS. A lui l’acquisto riuscì - nel bene e nel male -  ma a voi? Chiudo con una legge non scritta, ma quasi sempre vera: I trailer dei film al cinema sono quasi sempre più belli del film stesso!


Nicola Murrali (@Contropiedista) & Francesco Indi (@Ciccioct89)




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