
A un mese esatto dall’Inizio della stagione 22/23, l’Inter si
ritrova con 5 vittorie e 3 sconfitte, un ruolino di marcia altalenante, che ha
messo in evidenza pregi e difetti di un gruppo ancora alla ricerca della migliore
condizione psicofisica. Dopo un mercato al cardiopalma, le voci di una
possibile cessione e le contestazioni, più o meno giustificate, nei confronti
d'Inzaghi e alcuni giocatori, è possibile tracciare un primo bilancio. Bilancio dal sapore agrodolce perché, sebbene i nerazzurri si trovino a sole 2 lunghezze
dalla vetta della Serie A e a pari punti col Barcellona nel terribile Gruppo C,
le cadute sono state rumorose e le vittorie maturate contro avversari tutt’altro
che inarrestabili. Infatti, se escludiamo la gara di San Siro col Torino, in
cui i nerazzurri hanno subito l’organizzazione e la fisicità degli uomini di
Juric, Lecce, Spezia, Cremonese e Viktoria Plzen non sono stati avversari
irresistibili, ma hanno fatto emergere più di un’incertezza sul piano della forma,
della concentrazione e del gioco dell’Inter.
Le sconfitte maturate con Lazio, Milan e Bayern Monaco hanno
poi messo in fermento la piazza e reso meno dolce il soggiorno milanese d'Inzaghi, chiamato in sede dai vertici dirigenziali per rendere conto del brutto
momento di forma. Una mossa che alla lunga potrebbe rivelarsi perdente,
specialmente se, come penso, il mister vedrà diminuire il consenso di
spogliatoio e tifo attorno alla sua persona. Pericolosi segnali di scollamento
si sono già visti in occasione della partita contro i bavaresi, quando il pubblico
ha contestato i cambi dell’allenatore a suon di fischi. Un certo nervosismo
sembra aver contagiato anche alcuni giocatori, forse certi di poter fare a meno
delle indicazioni del tecnico e di essere assolutamente indispensabili al
progetto.
Le ultime due vittorie contro Torino e Viktoria Plzen hanno comunque
riportato serenità in vista dell’ultimo impegno di settembre: la trasferta di
Udine contro la squadra di Sottil, apparsa in grande forma in questo inizio di
stagione. Un po’ a sorpresa, l’Udinese si ritrova con 13 punti, uno in più dell’Inter.
Nelle ultime tre partite, i friulani hanno fatto vittime eccellenti, andando a
battere Fiorentina, Roma e Sassuolo grazie a un impianto di gioco ben oleato e
alla crescita esponenziale di alcuni elementi, tra cui Beto, Udogie e Lovric,
quest’ultimo arrivato in estate a parametro zero dal Lugano. Battere i
bianconeri significherebbe molto non soltanto dal punto di vista della
classifica, ma garantirebbe di approcciare la sosta per le nazionali con più
convinzione e ottimismo.
Le prime due settimane di Ottobre saranno infatti determinanti
sia per il campionato, sia per il cammino in Champions League. Nel giro di 12
giorni, l’Inter si troverà ad affrontare Roma, Barcellona, Sassuolo e poi nuovamente
i Blaugrana. Un mini ciclo di ferro che assorbirà molte energie, da approcciare
con intelligenza, attingendo da tutti gli uomini a disposizione, con buona pace
di chi vorrebbe giocarle tutte. L’alternanza tra Handanovic e Onana, le rotazioni
in difesa e a centrocampo e la delicata gestione del rientro di Lukaku dall’infortunio
non dovranno essere motivo di plateali quanto frivole polemiche, ma l’arma in
più di questa Inter, che sfrutterà la pausa di metà settembre per lavorare coi
giocatori non convocati in nazionale. Tra questi ci sarà anche Gosens,
attualmente fuori dal progetto di Flick e apparso lontano dalla condizione
mostrata ai tempi di Bergamo. Dopo l’addio di Perisic la fascia sinistra non ha
più un titolare, tanto che in quel ruolo
si sono alternati, oltre al classe 94’, Dimarco e Darmian.
Ritrovare brillantezza sulle corsie laterali non è soltanto
compito del mister, il quale ha risposto alla partenza di Perisic plasmando Dimarco
e Bastoni come incursori aggiunti, mediamente più predisposti a partecipare
alla fase offensiva rispetto alla passata stagione, quando a spostare gli
equilibri sul lato mancino fu il croato, protagonista della sua migliore annata
in nerazzurro, conclusasi con 10 reti e 9 assist. Un apporto offensivo venuto
meno in questo faticoso avvio, a cui si è cercato di sopperire anche attraverso
l’impiego di Dumfries come ala offensiva, esperimento che non sta dando
i frutti sperati. Al di là della rete contro un modesto Viktoria Plzen, l’olandese
ha mostrato segnali d’involuzione sotto il profilo dell’applicazione tattica,
specialmente in fase di copertura e per quanto riguarda l’ultimo passaggio. Un
problema non da poco quando si adotta il 3-5-2, modulo che fa dei laterali il
proprio punto di forza.
Oltre a una maggiore incisività sulle corsie esterne, l’Inter
dovrà ritrovarsi anche in fase difensiva. Sin qui, le prestazioni sono state
caratterizzate da una scarsa vocazione al sacrificio da parte di tutti. Al
pacchetto arretrato, con elementi ancora non al top (tra cui Skriniar, che ha
saltato buona parte della preparazione a causa dell’infortunio occorsogli a inizio estate), non
possono essere attribuite tutte le responsabilità delle 10 reti subite tra
campionato e impegni europei. Infatti, Il lavoro dei centrocampisti è stato sin
qui discutibile: preoccupati soprattutto in fase di ripartenza e poco inclini
al lavoro di copertura. Non è un caso se i nerazzurri hanno subito specialmente
le squadre che praticano un pressing alto e aggressivo, concedendo troppi spazi
sulla destra e sulla tre quarti.
Tirando le somme, in questo momento l’Inter somiglia a un’opera
incompiuta, nata all’insegna di un mercato solo in parte funzionale alle
esigenze dell’allenatore e di una identità tattica ancora non definita. È con
quest’ultimo aspetto che Inzaghi dovrà misurarsi, attingendo dalla propria
esperienza per restituire alla squadra una solidità sin qui venuta meno. Le
voci su un suo possibile esonero non hanno certo contribuito a consolidare la
sua autorità nello spogliatoio, spesso messa in discussione con atteggiamenti
sopra le righe da parte di alcuni giocatori particolarmente coccolati dalla
tifoseria. Come qualcuno mi ha ricordato da poco, i giocatori, gli allenatori e persino i presidenti vanno e
vengono. Alla fine, ciò che conta, è solamente l’Inter.
Nicola Murrali
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