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Simone Inzaghi e l'esilio dorato: "tra applausi, silenzi e ingratitudine"!

  Simone Inzaghi, nel silenzio più totale dopo quattro anni intensi, ha lasciato l’Inter. Lo ha fatto pochi giorni dopo una clamorosa e inspiegabile sconfitta per 5-0 nella finale di Champions League contro il PSG, come se la sua squadra non fosse mai realmente scesa in campo. E questo, dopo aver eliminato in semifinale uno dei Barcellona più forti degli ultimi dieci anni, con una prestazione tatticamente perfetta e con quel pizzico di coraggio e fortuna che nel calcio non guastano mai. Il crollo finale, soprattutto in campionato e inspiegabilmente nella partita più importante dell’anno, è stato fatale, ma anche profondamente amaro. Eppure, i Mass media e parte della tifoseria non hanno avuto nessun dubbo: da allenatore in ascesa del calcio europeo a tecnico sopravvalutato e fortunato, il passaggio è stato fulmineo. Inzaghi è stato screditato in fretta e con superficialità, come spesso accade nel nostro Paese quando qualcuno decide di intraprendere strade diverse e quando non ...

Inzaghi resta a guardare, Sottil no! Disfatta nerazzurra, 2^ stella a Milanello?

 


L’Inter cade a Udine sotto i colpi di testa di Bijol all’84’ e Arslan al 93’ di gioco. Nella prima frazione di gioco, a portare i friulani in pareggio, un autogol rovinoso di Škriniar, sempre, su palla inattiva in area di rigore interista. Per i nerazzurri - magra consolazione - una splendida rete di Barella su punizione al 5’ minuto del primo tempo.  
Partita combattuta fino al 67’ del secondo tempo. Simone Inzaghi toglie, inspiegabilmente, il migliore in campo dei suoi - fino a quel momento - Edin Džeko sostituto con un impalabile, quanto inutile, Joaquín Correa.
Il rimpianto per Dybala è grande in questa fase della stagione.     
Perché lasciare in campo Lautaro Martínez, con le corna spuntate e le polveri bagnateche fino a quel momento non aveva toccato palla? Per la cronaca, El Toro non la toccherà - la palla - per i restanti trenta minuti. Partita da dimenticare per il forte attaccante argentino in attesa di riavere, al suo fianco, il suo fedele compagno di reparto, Lukaku.
Durante il match, altri, cambi inspiegabili di Simone Inzaghi: al 31’ Bastoni per Dimarco - favorendo le scorribande di uno scatenato Deulofeu - e al 79’ de Vrij per un buon, tutto sommato, Acerbi. Quest’ultimo a guidare, da titolare, la linea difensiva dei nerazzurri.
Tolti i due difensori centrali titolari, la difesa dell’Inter è andata allo sbando. Troppo statica, per essere vera, la linea difensiva interista. Troppo schiacciata nella propria aria di rigore per difendere un fortino realizzato da mura di fieno e acqua, crollate alla forza d’urto degli attaccanti friulani. I tre difensori dell’Inter sembravano tre statue di sale in balia delle, pazze, scorribande dei “barbari” friulani.  
L’Udinese ci ha creduto di più durante, tutti, i novanta minuti di gioco, risultato strameritato per gli uomini di Sottil che aveva avvisato, preventivamente, il suo collega: “Non staremo a guardarli mentre giocano”.  
Dal canto suo, sul più bello, Inzaghi toglie il Cigno di Sarajevo, l’unico in grado di mantenere alta la squadra nerazzurra. L’unico in grado di fare gioco, anche, con un “non gioco” da parte di Inzaghi e company. Infatti, dopo l’uscita di Džeko, la squadra si è abbassata e i friulani hanno preso campo, acquistando sempre più coraggio nelle giocate con il passar del tempo.  
Alla fine dei novanta minuti l’Udinese batte l’Inter per 3 a 1, ma Sottil deve ringraziare, anche, Simone Inzaghi che - suo malgrado - è restato a guardare la sua squadra capitolare sotto i colpi violentissimi di una grande Udinese alla Dacia Arena.

L'Udinese, prima in classifica con 16 punti, è la rivelazione del campionato. L'Inter segue a quattro punti di distanza. Non sono tanti, ma 3 sconfitte sono pesantissime per una squadra che ambisce a vincere lo scudetto, strappandolo dal petto degli odiati cugini. Siamo solo alla settima di campionato, ma la seconda stella - a questo punto - è pura utopia in casa nerazzurra. 

I cugini gongolano fiduciosi.... aspettando il Napoli di Luciano Spalletti. 

Arsenico17

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