
Alla fine è arrivata, come era nelle previsioni, anche la prima sconfitta in campionato
immediatamente dopo la debacle subìta in Champions League, qualche giorno prima, contro i
lusitani del Benfica. Una sconfitta anche con il fanalino di coda, il Monza, che tra l’altro trova la sua
prima storica vittoria in campionato proprio contro la Juventus e soprattutto con un ex bianconero a
guidare i brianzoli dalla panchina, Raffaele Palladino, che alla Juve è stato, di passaggio, con le
“stimmate” del giocatore “promettente” salvo poi non rispettare praticamente mai le attese che
c’erano su di lui. Era una Juventus, quella di Palladino, non molto diversa da quella attuale, una
squadra in piena ricostruzione che veniva però, a differenza di questa, dalla serie B, dagli anni bui
del post calciopoli e con un futuro ancora tutto da decifrare e soprattutto da scrivere. Era l’epoca di
Blanc, Secco e Cobolli Gigli, che osò definire Raffaele Palladino come il “nostro” Zlatan Ibrahimovic,
come dirigenti, dei fallimenti sul mercato a suon di milioni, Diego e Felipe Melo su tutti, dei fuochi di
paglia, Krasic e Amauri, degli esoneri in serie e soprattutto quella dei settimi posti. Una Juventus
che oggi sembra ripercorrere quella strada ma con una sostanziale differenza perché questa è una
squadra che ha chiuso, definitivamente, un lungo ciclo di vittorie perpetrato con la conquista di
diciannove titoli in un lustro dove l’unico, vero, grande rammarico rimane non aver conquistato quella
tanto agognata Champions League, a lungo rincorsa, con questo siamo a 27 anni dall’ultima vittoria,
soltanto sfiorata ma che non è di fatto mai arrivata nonostante gli sforzi, economici e finanziari, fatti
da Agnelli e dalla famiglia Elkann. Ed è proprio questa illusione di vittoria che evidentemente ha fatto
perdere il lume della ragione ad una società che era diventata un modello da seguire per tutti lungo
il suo ciclo vincente, perché è dal 2017, anno della finale di Champions League persa malamente
contro il Real Madrid, che la Juventus ha cominciato a disperdere, poco a poco, la sua identità, la
sua anima vincente e soprattutto la sua solidità a livello societario.
L’illusione di vincere la
Champions League ha fatto perdere completamente il lume della ragione a questa società e ai suoi
dirigenti, ha reso la Juventus una società “arrogante”, “presuntuosa”, che ha costruito i suoi ultimi
due successi in Serie A, più per forza di inerzia che per veri e propri meriti sportivi derivanti da una seria
programmazione costruita nel tempo. Un' arroganza, una presunzione che ha fatto commettere degli
errori clamorosi nel corso del tempo come quello di “cacciare” Marotta permettendogli di trasferirsi,
a gratis, ad una diretta concorrente per il titolo senza nemmeno curarsi di poterlo, in qualche modo,
impedire con una clausola contrattuale: una follia, una vera e propria roba da dilettanti che
evidentemente ancora oggi si paga e a caro prezzo. Però non è nemmeno, in se per se, l’aver perso
un dirigente molto capace ed esperto come Beppe Marotta la panacea di tutti i mali perché gli uomini
possono essere anche sostituiti ma si deve poterlo fare con qualcuno che, possibilmente, sia almeno di pari o
superiore livello rispetto al suo predecessore e soprattutto ci si dovrebbe assicurare di scegliere un uomo
che sia, per quanto possibile, adatto per quel tipo ruolo. Invece Andrea ha scelto come suo successore
nientemeno che il vice di Beppe, e oggi Cherubini il vice del suo vice, il suo braccio destro in tanti
anni di carriera, ovvero quel Fabio Paratici, forse uno dei più grandi talent scout d’Europa ma nello
stesso tempo non un altrettanto grande direttore sportivo e i fatti purtroppo lo dimostrano.
È stato
questo l’inizio della fine? Sicuramente è stato uno dei mali maggiori perché di errori ne sono stati
commessi tanti, troppi nel corso del tempo ed è inammissibile se ti chiami Juventus. Ma tornando
all’attualità e a quello che sta succedendo in questa, già, tribolata stagione ci permetterete di dire
con tutta sincerità che quello a cui stiamo assistendo è un assoluta vergogna. Vedete perché qui
non si ha la presunzione di vincere sempre, nonostante il nostro motto dica tutt’altro, poiché dopo
un lunghissimo ciclo di vittorie consecutive durato dieci anni è normale e per l’appunto “ciclico” che
per la legge dei grandi numeri si debba dare spazio a qualcun altro come accade anche molto spesso
nella vita di tutti i giorni; però ci sono modi e modi di ricominciare per tentare di ricostruire un ciclo
vincente ed è abbastanza evidente che questa strada intrapresa appena due anni fa, in questo
momento, non porta da nessuna parte se non alla deriva totale di una barca che sta imbarcando
acqua da tutte le parti e ad una velocità disarmante.
È una vergogna che i giocatori scesi in campo non lottino minimamente per questa gloriosa maglia neanche, con tutto il
rispetto, con il Monza che non aveva ottenuto nemmeno una vittoria in sette partite. È una vergogna
che la squadra si presenti sotto la curva a fare questa pagliacciata di prendersi i fischi assordanti dei
tifosi se poi la partita seguente vai a fare la stessa identica prestazione della volta precedente senza mostrare un briciolo di impegno e passione per non parlare degli "attributi". È una vergogna che il nostro allenatore si permetta di rilasciare
interviste puerili durante le conferenze stampa, sempre più teatrali, accusando tifosi e addetti ai lavori di essere superficiali nel guardare le partite perché la sua squadra gioca bene, che le colpe sue sono minime perché non ha
tutta gli effettivi a disposizione ma soprattutto è vergognoso che un uomo pagato sette milioni di euro
netti ci venga a dire che questa è una Juve “virtuale”: no francamente è davvero troppo, non lo
possiamo più accettare ne tollerare.
Sinceramente caro presidente e cari dirigenti siamo stufi del
vostro continuo silenzio, siamo stufi della vostra continua incapacità nel non saper prendere
decisioni di un certo peso solo per difendere un’idea che si è rivelata, col senno di poi, totalmente
sbagliata. Adesso è giunta l’ora di fare i fatti le chiacchere stanno a zero ed è inutile girarci attorno
vogliamo la "testa" di Allegri e la vogliamo subito anche se non è l’unico colpevole. Siamo stanchi dei
“fantocci” in società vogliamo della persone capaci e competenti, vogliamo una proprietà presente e
che non veda i tifosi come dei “nemici” o dei semplici "polli" da spennare per riempire uno stadio sempre più silente. Dunque basta con le
raccomandazioni o con le amicizie delle amicizie qui occorrono dei cambiamenti, della gente nuova
e che soprattutto abbia a cuore le sorti della Juventus e attualmente nessuno di quelli presenti, tra
allenatore e dirigenti, sembra tendere verso questa direzione. Ancora non è troppo tardi per rimettere
in piedi questa stagione ma occorre farlo tutti insieme e chi non è convinto o non ha le capacità per
farlo faccia un legittimo passo indietro. La Juventus è più importante degli uomini e adesso è giunto
il momento di dimostrarlo.
#FinoAllaFine
Francesco Indelicato
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