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Simone Inzaghi e l'esilio dorato: "tra applausi, silenzi e ingratitudine"!

  Simone Inzaghi, nel silenzio più totale dopo quattro anni intensi, ha lasciato l’Inter. Lo ha fatto pochi giorni dopo una clamorosa e inspiegabile sconfitta per 5-0 nella finale di Champions League contro il PSG, come se la sua squadra non fosse mai realmente scesa in campo. E questo, dopo aver eliminato in semifinale uno dei Barcellona più forti degli ultimi dieci anni, con una prestazione tatticamente perfetta e con quel pizzico di coraggio e fortuna che nel calcio non guastano mai. Il crollo finale, soprattutto in campionato e inspiegabilmente nella partita più importante dell’anno, è stato fatale, ma anche profondamente amaro. Eppure, i Mass media e parte della tifoseria non hanno avuto nessun dubbo: da allenatore in ascesa del calcio europeo a tecnico sopravvalutato e fortunato, il passaggio è stato fulmineo. Inzaghi è stato screditato in fretta e con superficialità, come spesso accade nel nostro Paese quando qualcuno decide di intraprendere strade diverse e quando non ...

#FinoAllaFine Da zero come le vittorie in Champions al dieci alle lacrime di Bonucci in Juventus - Benfica


Zero come le vittorie ottenute in Champions League da questa Juventus. Nessuno si sarebbe aspettato che la squadra bianconera, già a questo punto della stagione, fosse a rischio eliminazione addirittura nei gironi di qualificazione. Ancora tutto potrebbe ribaltarsi il tempo c’è ma non è molto e a questo punto anche il Maccabi Haifa deve fare paura!

Uno come l’errore di Miretti sul rigore. Non ci sentiamo di mettere sulla graticola il giovane Fabio, come è giusto che sia deve fare esperienza d’altronde la titolarità sul campo serve proprio a questo scopo. L’importante è non mettergli fretta e fargli capire dove ha sbagliato, purtroppo è stato ingenuo nel causare il rigore del momentaneo pareggio ma deve stare tranquillo perché la sconfitta non è assolutamente derivata da questo episodio.

Due come le sconfitte maturate in Champions League dalla Juventus in questa stagione. Da premettere che le difficoltà ci possono stare nell’arco di un'intera stagione ma questa Juventus non ha un’anima, un cuore, un gioco, nulla di nulla insomma non è una squadra: aveva ragione Chiellini l’anno scorso di questi tempi. È bastato poco al Benfica per vincere la partita senza troppe difficoltà mettendo già a rischio la qualificazione dei bianconeri. Due sconfitte su due sono dei segnali gravissimi e menomale che “qualcuno” aveva detto che era più importante la sfida con i portoghesi: vero Max?

Tre alla preparazione atletica della Juventus. Questa squadra ha un’autonomia di 15 – 20 minuti massimo dopodiché smette completamente di giocare, letteralmente, in balia degli avversari. Oltre agli evidenti problemi tecnici, viste le lacune in alcune zone del campo, la squadra sembra proprio non averne a livello atletico a dispetto degli avversari. Tutti sembrano correre il triplo rispetto alla Juventus che invece “passeggia” e “cammina” come se stesse andando a fare delle “scampagnate” di inizio autunno. La società dovrebbe quantomeno chiedere spiegazioni di questa evidente impreparazione ma dubitiamo, come al solito, che avvenga qualcosa di concreto ormai ci siamo abituati!

Quattro come i minuti passati per il gol del vantaggio. Subito pronti via punizione di Paredes sulla testa di Milik e gol del momentaneo vantaggio. Un gol che aveva illuso tutti a sperare per il meglio e soprattutto su un cambiamento di rotta rispetto alle ultime uscite incolori ma è stata soltanto un fuoco di paglia che è durato quasi per un tempo ed esattamente fino al pareggio su rigore di Joao Mario. La prossima volta per favore non illudeteci così che poi ci crediamo!

Cinque alle sostituzioni incomprensibili operate da Massimiliano Allegri. Francamente alcune scelte sono davvero incomprensibili come quella di fare uscire, sino a quel momento, l’uomo migliore della Juventus ovvero quell’Arek Milik che aveva quasi sfiorato anche il secondo gol nella ripresa andando vicino alla sua personale prima doppietta in bianconero. Se c’è lo chiediamo noi tifosi diciamo che non è un problema ma se a farlo è Di Maria, quando a fine gara prova a chiedere spiegazioni allo stesso attaccante polacco ottenendo come risposta solo una smorfia piena di perplessità, allora questo merita sicuramente più attenzione. Ripeto chi sa cosa passa per la testa di Allegri è davvero bravo.

Sei come i punti che devono essere fatti obbligatoriamente con il Maccabi Haifa. La Juventus dopo queste due sconfitte consecutive rischia seriamente di essere eliminata, con gli israeliani vanno fatti sei punti senza se e senza ma se si vuole avere almeno ancora una minima speranza di passare il turno. Però bisogna fare davvero attenzione perché il Psg pensava di andare in Israele a fare una gita turistica in ciabatte salvo poi accorgersi che anche in Europa nessuno ti regala niente se scendi in campo con la presunzione di essere il più forte anche se poi ha vinto agevolmente. Quindi occhio perché noi non siamo il Psg!

Sette al Benfica. La squadra di Schmidt veniva da undici vittorie consecutive tra campionato e coppa, insomma una squadra ben rodata pronta a fare male in qualsiasi momento. Subisce inizialmente l’offensiva della Juventus ma dopo i primi venti minuti di difficoltà esce fuori dominando in lungo e in largo i bianconeri non correndo quasi mai pericoli e meritando la vittoria, viste le numerose occasioni da gol fallite clamorosamente. Dove può arrivare questo Benfica in Champions League? Ad oggi, sicuramente davanti della Juventus!

Otto come le partite giocate sin qui dalla Juventus. Sono otto con quella di ieri sera le partite giocate sin qui dalla Juventus in questa stagione, frutto di due sole vittorie, quattro pareggi e due sonore sconfitte, consecutive, in Champions League. Nessuno si sarebbe aspettato un inizio così infausto nemmeno il più pessimista dei pessimisti ma purtroppo è la realtà dei fatti e in questo momento il progetto tecnico della Juventus sembra davvero messo a durissima prova ma a proposito: esiste un progetto tecnico alla Juventus?

Nove alla partita di Perin. Il ruolo di secondo portiere gli sta decisamente stretto, quest’anno, approfittando dei problemi del suo alter ego polacco, sta dimostrando di essere un portiere estremamente affidabile e soprattutto di grande reattività tra i pali. Senza dubbio è lui il migliore in campo della Juventus ieri sera, nulla può sui gol subiti ma si esibisce in almeno quattro – cinque interventi provvidenziali che “salvano” la squadra bianconera da un’imbarcata che poteva essere ben peggiore al cospetto delle due “sole” reti subite. Vederlo in panchina sarà davvero un peccato e non lo merita grande Mattia!

Dieci alle lacrime di Bonucci.  Gli si può rimproverare tutto a Leonardo, dal punto di vista della comunicazione, degli atteggiamenti fuori dal campo e soprattutto sulle ultime prestazioni deludenti nel rettangolo verde. Bisogna, però, essere onesti intellettualmente nel dire che ci troviamo di fronte ad un uomo che mette il cuore davanti all'ostacolo e che soprattutto ci mette la faccia a dimostrazione che ama molto questi colori.  Le sue lacrime di ieri, sotto i fischi assordanti, e legittimi, della curva dell'Allianz Stadium, sanno di un uomo che ha dato tutto per questa maglia e che più di questo, al momento, non riesce a dare per la causa bianconera. Forse sarebbe anche ora di perdonarlo definitivamente per l’avventura milanista dopotutto è ancora qui a metterci la faccia di fronte a questo inizio disastroso a differenza di altri che voltano le spalle!

Per la Rubrica #FinoAllaFine

Francesco Indelicato

 

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