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“Io senza calcio non sto bene. Fosse per me arriverei a morire in tuta, a novant'anni, all'aria aperta, a insegnare pallone a qualche ragazzo che avesse ancora voglia di starmi a sentire”. [Zdnek Zeman]
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#FinoallaFine: Juve - Salernitana "questa volta è stata rapina"
La sconfitta di Parigi ha creato
ulteriore divisione all’interno della tifoseria juventina. Qualcuno ha visto
una buona Juventus, tolti i venti minuti iniziali (come se non contassero),
altri invece la solita squadra impaurita che nelle grandi partite entra in
campo timorosa e quasi rassegnata, rimessa in gara da un errore grossolano di
Donnarumma pochi minuti dopo che Mbappe, per eccesso di egoismo, aveva
vanificato una ottima opportunità per il tre a zero. La semi esultanza per
essere usciti dal Parco dei Principi con un risultato negativo ma tutto sommato
dignitoso, rende forse al meglio il periodo complesso che sta attraversando la
Juventus nel suo insieme, società, tecnico, squadra, tifosi. Periodo nel quale
tutte le buone intenzioni sembrano fermarsi a discutibili “hashtag” creati a
scopo commerciale.
In ogni caso, messa da parte la
sconfitta europea senza troppi rimpianti, la partita fondamentale per il
prosieguo del cammino nella competizione, a detta di tutti, tecnico in testa,
sarà mercoledì contro il Benfica, la Juventus è attesa dalla sfida interna
contro la Salernitana, nella quale i bianconeri sono chiamati a rispondere alle
vittorie delle dirette concorrenti per la corsa al titolo.
Come ormai triste abitudine, le
conferenze stampa della vigilia si sono trasformate in veri e propri bollettini
medici. I continui infortuni privano ad ogni partita la squadra di molti
elementi. Stavolta si sono fermati per fastidi muscolari Locatelli e Rabiot.
Per una partita da vincere assolutamente, Allegri schiera Perin tra i pali,
protetto da una linea difensiva formata da Cuadrado, Bonucci, Bremer e De
Sciglio. A centrocampo, spazio per McKennie, Paredes, Miretti e Kostic. In
avanti la scelta del tecnico ricade su Vlahovic e Kean. Sulla panchina granata,
Nicola risponde schierando Sepe; Bronn, Daniliuc, Fazio; Candreva, Coulibaly,
Maggiore, Vilhena, Mazzocchi; Dia, Piatek. Se a Parigi i pronostici non
concedevano particolari speranze ai bianconeri, questa volta le previsioni
della vigilia non possono discostarsi dalla vittoria dei padroni di casa.
Guidate dall’arbitro Marcenaro,
le squadre fanno il loro ingresso in campo. Le accoglie la voce di Pardo, per
un’introduzione come sempre carica di inutile enfasi e retorica. Per
l'occasione la Juventus presenta la terza maglia di questa stagione. Un
indecifrabile blu e rosa che si colloca ai primissimi posti nella speciale
classifica delle divise più brutte create da Adidas.
Al fischio d’avvio, è la Juventus
a cercare di impadronirsi fin da subito della partita. La squadra di Allegri
desta una buona impressione per la decisione con cui ha approcciato l’incontro.
Il pallone scorre veloce tra gli uomini vestiti con questa strana maglia rosa,
che cercano di prendere possesso della metà campo avversaria tenendo alto il
baricentro e mostrandosi propositivi anche in fase di recupero, portando subito
pressione sui portatori di palla avversari. E’ Miretti l'elemento che
maggiormente si distingue nel predominio iniziale bianconero. Il centrocampista
si presenta nella partita con un’iniziativa personale all’interno dell’area
conclusa con diagonale di sinistro che impegna Sepe in una parata complicata.
Ancora Miretti, pochi minuti più tardi, chiama il portiere dei campani alla
parata con un tiro dal limite dell’area. Il giovane prodotto del vivaio si
dimostra, all’interno del centrocampo juventino, come l’elemento in possesso di
qualcosa in più rispetto a tutti gli altri giocatori in termini di movimenti e
visione di gioco. Grazie alla sua capacità di inserirsi tra le linee avversarie
e dettare il passaggio, offre un validissimo punto di riferimento a Paredes
nell’impostazione dell’azione.
La squadra di Allegri si fa
apprezzare, ma anche la Salernitana si mostra ben presente dentro la partita.
Ben organizzati da un validissimo allenatore, i campani non rinunciano mai,
quando il momento lo consente, a proporsi in avanti. Probabilmente sanno che la
Juventus potrebbe concedere qualcosa nella sua troppo spesso incerta fase
difensiva. Il primo scricchiolio si avverte dopo pochi minuti, quando Bremer
calcola male il tempo dell’intervento su un lancio di Maggiore e rischia di
concedere a Piatek una comoda occasione per portare avanti la sua squadra.
Intorno al quarto d’ora sale in
cattedra Cuadrado, da troppe partite a questa parte l’uomo in meno dello
schieramento bianconero. Il colombiano tenta in due occasioni di lanciare il
contropiede salernitano, riuscendoci al secondo tentativo, quando buca
l’intervento sul pallone aprendo il capo e l'area di rigore all’avanzata di
Mazzocchi. L’esterno aggira McKennie e calcia forte verso il centro.
All’altezza del secondo palo arriva Candreva che con il corpo corregge in rete
la traiettoria della palla. Nonostante un buon avvio di gara la Juventus si
ritrova in svantaggio.
La rete subìta produce un
contraccolpo micidiale sul morale dei padroni di casa. Mentre Allegri dalla
panchina invita la squadra alla calma e a muovere il pallone da una parte
all’altra del campo (non si capisce bene a quale scopo), la Juventus comincia
ad avvitarsi su se stessa, dando vita ad un decina di minuti nei quali non
riesce ad elaborare una manovra efficace. Lo stadio si spazientisce, piovono
fischi dopo l’ennesimo retropassaggio. Si coglie ansia e paura nello sguardo di
alcuni giocatori. Avanza la sensazione di un problema di personalità. Qualcuno
forse non ha ancora assorbito il passaggio alla Juventus. Il piccolo gruppo di
ascolto davanti alla tv, osserva in silenzio quanto accade sul terreno di
gioco. Il tifoso osserva la sua squadra incapace di qualsiasi reazione. La
solita sedia è ormai divenuta scomodissima
Il primo tempo scivola via senza
che la Juventus riesca a produrre una reazione concreta. Il buon avvio è ormai
un lontano ricordo. Al primo evento negativo la squadra si è sciolta. La
Salernitana continua a giocare la sua partita. Ben organizzata su linee di
gioco magari semplici ma molto efficaci, gli uomini di Nicola disegnano sul
terreno di gioco trame pulite, nelle quali ogni giocatore sa esattamente come
muoversi per ricevere il pallone e dove passare.
Il primo tempo è ormai agli
sgoccioli. Paredes sulla destra manca l’intercetto su un lancio dalla difesa e
consente a Dia di involarsi verso l’area bianconera. L’attaccante serve Piatek,
posizionato al centro, che calcia in porta. Il tiro incontra la deviazione di
Bremer e termina in angolo. I giocatori della Salernitana protestano. Il tifoso
davanti alla tv capisce che è successo qualcosa. Il var richiama Marcenaro alla
revisione al monitor. Le immagini evidenziano un tocco con la mano di Bremer.
E’ rigore. Piatek dagli undici metri spiazza Perin.
Non c’è nemmeno il tempo di
riprendere a giocare. La prima parte di gara si conclude con il gol di Piatek.
La Juventus rientra negli spogliatoi sotto di due reti. Il tifoso lascia la
scomoda sedia ormai diventata piena di spine e si aggira per le varie stanze
della casa. Lo sguardo perduto nel vuoto. Sotto di due reti a Torino contro la
Salernitana. Il crollo della Juventus dopo la rete di Candreva non ammette
giustificazioni.
Esaurito l’intervallo, Allegri
rimanda in campo la squadra con una novità. Entra Milik al posto di Kean,
autore di una prova negativa. Non è un’ala e come centravanti ha la strada
chiusa da Vlahovic e appunto Milik. La Juventus cerca fin da inizio ripresa di
organizzare una reazione che possa portarla concretamente a rimontare lo
svantaggio. Le basi le pone dopo cinque minuti, quando Kostic, dal fondo,
calibra un cross perfetto al centro dell’area, dove, di prepotenza, irrompe
Bremer che di testa schiaccia in porta il pallone dell’uno a due. Un gol molto
bello quello del centrale brasiliano, alla prima marcatura in bianconero.
Adesso la Juventus vede concretamente aprirsi una strada verso la rimonta.
La squadra di Allegri, sulla spinta della rete di Bremer,
cerca di riprendere in mano la partita. Rispetto a quanto visto nel primo
tempo, dopo essere andata in svantaggio, i bianconeri sembrano aver ritrovato
almeno un minimo di personalità. L’azione bianconera però è alimentata più
dalla carica nervosa che da lucidità. Prende il via una parte di gara piuttosto
confusa per la Juventus. Il tifoso davanti alla tv fatica ad individuare un
modulo di riferimento.
352, 433, 442.
In diversi momenti di questa fase
del gioco, la squadra di Allegri sembra disposta con uno di questi moduli.
L’azione successiva, i piazzamenti dei giocatori fanno invece pensare a scelte
differenti. De Sciglio un’azione si comporta da terzo centrale di difesa, in
quella seguente assume una posizione molto avanzata da terzino di spinta (anche
se poi alla resa dei conti, offre una produzione limitata). Cuadrado nel giro
di cinque minuti si muove da terzino, esterno a tutta fascia, quindi da regista
(con risultati sempre modesti). McKennie galleggia a metà strada tra la
posizione di esterno e quella da mezz’ala. L’unica costante di questo avvio di
ripresa è rappresentato dalla spinta offerta da Kostic lungo la fascia
sinistra. Il serbo dopo un primo tempo modesto, inizia a proporsi con buona
continuità sul fondo, da dove riesce a calciare alcuni palloni interessanti nel
cuore dell’area.
La Juventus lotta, non si può
dire che la squadra non ci provi, ma non riesce a creare pericoli alla porta di
Sepe. Il cronometro scorre veloce. Il primo quarto d’ora è già andato via.
Allegri tenta di pescare dalle risorse a disposizione in panchina le chiavi per
ribaltare la partita. Lasciano il campo Miretti e De Sciglio, entrano Fagioli
ed Alex Sandro. Qualche dubbio avvolge il tifoso sulla scelta di togliere dal
campo un elemento come Miretti, giocatore che trasmette ogni volta che ha il
pallone la sensazione di poter dare alla partita qualcosa di differente
rispetto a tutti gli altri.
Il copione della partita rimane
di facile lettura. La Juventus prova ad attaccare, anche se troppo spesso in
maniera poco lucida, alla ricerca del pareggio, la Salernitana si difende senza
però blindarsi all’interno della propria area. La squadra di Nicola cerca
infatti appena ne ha l’occasione di proporre iniziative in ripartenza. Fagioli
appena entrato trova un corridoio verticale per Vlahovic. Il serbo da posizione
defilata sulla destra cerca il secondo palo con un tiro ad effetto sul quale
Sepe si distende e respinge il pallone. Paredes tenta dalla distanza senza
fortuna, quindi è Vlahovic ad innescare Milik. Dalla stessa posizione dalla
quale il serbo aveva impegnato Sepe pochi minuti prima, il centravanti polacco
cerca di raggiungere il palo più lontano con un tiro a giro. La palla esce di
poco, dando al tifoso preoccupato davanti alla tv l’illusione del pareggio.
Ancora Vlahovic, sempre dalla distanza, cerca la porta con un destro che
finisce di poco alto.
Il cronometro sembra quasi
accelerare la sua corsa verso il novantesimo. Allegri guarda ancora verso gli
uomini a disposizione in panchina. Il cambio proposto dal tecnico però desta
ancora perplessità. Kostic viene richiamato in panchina proprio nel momento in
cui la sua azione sulla sinistra si stava rivelando più efficace rispetto al
primo tempo. Al suo posto entra Danilo. Sotto di una rete in casa, il tecnico
inserisce un difensore. La Juventus si sistema adesso su un più riconoscibile
442, nel quale McKennie si muove sulla fascia destra. Largo a sinistra si
sistema Cuadrado. La Salernitana quando ha l’occasione si affaccia in avanti.
Dia dal limite dell’area chiama alla parata Perin con un tiro rasoterra che
rischiava di diventare insidioso. Con il passare del tempo aumenta anche il
ritmo della telecronaca di Pardo, ora fin troppo incalzante. Le parole sfuggono
dalla bocca del telecronista senza pause. Come sempre gli succede, sovrasta la
partita con la sua voce.
Il cronometro scivola sempre più velocemente verso una
rovinosa sconfitta. Allegri si gioca anche la carta Soulé. Lascia il campo
McKennie, autore di una prestazione divenuta via via sempre più impalpabile. La
Juventus si riversa nella metà campo offensiva. Cuadrado dalla sinistra offre
la prima iniziativa degna di rilievo nella sua prova opaca. Il colombiano dal
vertice dell'area, cerca il secondo palo con un pallone tagliato sul quale
arriva Danilo. Il destro del brasiliano attraversa tutto lo specchio della
porta e finisce sul fondo senza che nessun compagno riesca a dargli il tocco
decisivo verso la rete. Le immagini, fin troppo frequenti, che la regia offre
del pubblico sugli spalti mostrano sempre più persone con espressione di forte
preoccupazione dipinta sul volto. Soulè offre a Milik l’occasione di concludere
dal limite dell’area. Il sinistro del polacco tocca la parte alta della
traversa e si perde in curva nord. Non è nemmeno troppo fortunata la
Juventus ma di sicuro non si può
dire che la squadra non ci stia provando.
I cinque minuti di recupero
segnalati dall’arbitro Marcenaro rimangono tutto il tempo a disposizione per i
bianconeri per riuscire ad evitare la sconfitta. Cuadrado dalla sinistra salta
Candreva ed entra in area dove viene chiuso da tre avversari. Sul pallone che
sfugge al controllo di Vilhena, arriva per primo Alex Sandro che anticipa
l’avversario e subisce il fallo. Il direttore di gara indica il dischetto. Per
la Juventus arriva l’occasione di riequilibrare la sfida. Il pubblico allo
stadio e quello davanti alla tv attendono Vlahovic. Sul punto di battuta si
presenta invece Bonucci, mentre il serbo si allontana scuotendo la testa. Il
tifoso davanti alla tv avverte una brutta sensazione. Il tiro del capitano
bianconero viene intercettato da Sepe che però non riesce ad allontanare. E’ lo
stesso Bonucci ad arrivare per primo sul pallone e a trovare una difficile
coordinazione per ribadire in rete. La Juventus pareggia. Il pallone torna
immediatamente a centrocampo. Mancano tre minuti e la squadra sembra intenzionata
a giocarsela fino in fondo. Un atteggiamento che colpisce in maniera favorevole
il tifoso in equilibrio precario sulla scomoda sedia. I bianconeri si riversano
immediatamente in avanti. Cuadrado dalla sinistra serve Fagioli al limite
dell’area. Il destro del giovane centrocampista incontra una leggera deviazione
e finisce sul fondo sfiorando il palo.
Dal successivo calcio d’angolo,
prende il via una storia che di fatto cancella tutto quello che è accaduto fino
a questo momento.
Sul cross di Cuadrado dalla bandierina, Milik di testa
anticipa tutti e devia il pallone in rete. E’ il gol del 3-2. Lo Stadium
esplode. La panchina guidata da Pinsoglio si rovescia in campo per celebrare
una vittoria che soltanto pochi minuti prima pareva ormai sfuggita. Milik si
toglie la maglia dimenticandosi di essere già stato ammonito. Arriva il secondo
giallo, la sua partita finisce in anticipo. Esce dal campo sotto l’applauso
scrosciante del pubblico presente. È il lieto fine. Esulta, sollevato, anche il
tifoso davanti alla tv che inizia a dimenticare la prestazione non
particolarmente brillante della squadra. E’ arrivata comunque la vittoria e, in
un periodo come quello che la Juventus sta attraversando, è la cosa che più
conta.
Invece no.
Milik, Pinsoglio, il pubblico allo
stadio e il tifoso davanti alla tv hanno esultato tutti troppo presto. Senza
fare i conti con quello strumento che sta diventando la rovina del calcio.
Tre signori vestiti come
evidenziatori decidono infatti di scippare la Juventus della vittoria. Quanto
accade non può essere definito in altro modo. I due arbitri in sala var,
probabilmente annebbiati da qualche birretta, richiamano al monitor Marcenaro.
Bisogna valutare se Bonucci, leggermente più avanti del diretto marcatore,
tocchi il pallone. L’immagine mostra soltanto l’area di rigore. Il capitano
della Juventus è effettivamente più avanti ma non ostacola l’intervento del
difensore (si trova alle sue spalle), non ostacola la visuale del portiere e
soprattutto non esiste immagine in grado di accertare che abbia toccato il
pallone.
Mentre il commentatore arbitrale
Marelli spiega che il fuorigioco di Bonucci non può essere considerato
punibile, in campo la tensione accumulata dai giocatori per un finale molto
teso sfocia in rissa. Marcenaro dimostra a tutta Italia che quello di arbitro
non è un mestiere adatto a lui. Questo signore infatti, con il volto teso per
quanto sta accadendo in campo, nonostante abbia le immagini davanti, rivolge
solo un rapidissimo sguardo al monitor. Nonostante le parole di Marelli, il
tifoso davanti alla tv è perfettamente consapevole di quanto sta per accadere.
Marcenaro non ha la personalità per imporre la sua decisione a due colleghi più
esperti. Nemmeno gli interessa la corretta applicazione del regolamento.
Asseconda il volere dei due signori in sala Var. Mentre in campo prosegue la
rissa, Marcenaro chiude la revisione, rientra sul terreno di gioco e annulla il
gol, inseguito da Pinsoglio che gli urla tutto ciò che in quel momento
vorrebbero gridare contro di lui tutti i tifosi bianconeri. Di più non può
fare. Marcenaro fatica a riportare l’ordine. La Juventus si sente defraudata di
una vittoria che aveva conquistato sul campo. Volano cartellini rossi,
probabilmente a caso. Vengono espulsi Cuadrado, Fazio e Allegri. Il tecnico
lascia la panchina ma non imbocca la porta che conduce agli spogliatoi. Lo
sguardo dell’allenatore è furioso.
La partita finisce. Il var
infligge l'ennesimo colpo alla credibilità di questo gioco e del nostro
campionato. Il tifoso si allontana dalla tv. Cerca di distrarsi, di non pensare
a quanto appena visto. Passino pure i rigori per contatti insignificanti, i gol
annullati per fuorigioco millimetrici ma comunque accertati. Quanto appena
accaduto allo Stadium supera qualsiasi limite di decenza. I vari gruppi di
whatsapp però richiamano la sua attenzione. Su Sky propongono un’immagine che
dimostra come Candreva, fuori dall’inquadratura nelle riprese passate in
diretta e al monitor, molto vicino alla linea di fondo campo, tenga in gioco
tutti.
Il fuorigioco di Bonucci oltre a
non essere punibile non era nemmeno fuorigioco.
Stavolta la nefandezza commessa dal Var è troppo evidente.
Anche chi ha sempre voluto credere alla buona fede di quei signori vestiti da
evidenziatori seduti davanti al monitor si lascia andare.
Rapina. Furto. Indecenza.
Sono i termini che adesso rimbombano all’interno dei gruppi
infuocati per definire quanto accaduto. L’analisi della partita passa in
secondo piano. Juventus - Salernitana ha smesso di essere una partita di calcio
dopo il gol di Milik.
La sensazione di aver subìto una grande ingiustizia
è molto forte. La società non può più tacere.
In chiusura, un ulteriore motivo
di rammarico arriva dal comportamento di parte della tifoseria bianconera,
quella che si esprime prevalentemente attraverso i social. Viviamo un’epoca in
cui difendere a tutti i costi la propria opinione è diventata un’ossessione per
molti. La Juventus non gioca bene, ha problemi che sembrano lontani dall’essere
risolti. L’autore di queste righe spesso ha criticato, anche in maniera dura,
l’operato di Allegri. Ma ieri, quanto accaduto nei minuti di recupero della
partita contro la Salernitana, poteva essere l’occasione per superare almeno
per un giorno le tantissime divisioni in seno alla tifoseria e tornare a schierarci
tutti al fianco della Juventus. L’abbiamo sprecata. L’astio verso società,
tecnico o giocatori ormai supera anche il senso di appartenenza e l’emozione
che lega ognuno di noi alla maglia bianconera.
PAGELLE
PERIN 6 - Non ha responsabilità in occasione delle reti subite. Bravo
a farsi trovare pronto su una conclusione insidiosa di Dia e, in generale,
gestisce bene le situazioni in cui è chiamato all’intervento.
CUADRADO 5 - Da terzino si conferma dannoso. Continua nel suo momento
negativo regalando a Mazzocchi il pallone da cui arriverà la prima rete della
Salernitana. Offre un contributo più significativo nel finale, pur continuando
a muoversi in maniera confusionaria.
BONUCCI 6 - Una prova pulita nella quale, in pieno recupero, si
assume la responsabilità di un rigore pesantissimo. Sbaglia ma è fortunato ad
avere una seconda occasione per segnare dopo l’errore ed è molto bravo a
trovare una coordinazione non semplicissima per il gol del pareggio.
BREMER 6 - Un errore di valutazione in avvio di gara rischia di
aprire a Piatek la strada verso Perin. Alterna buoni interventi a momenti di
incertezza. Bello e determinante il colpo di testa con cui riapre la partita.
DE SCIGLIO 5 - Sta
lì. Regge il posto di qualcuno che al momento non è presente in rosa.
Spinge poco, si limita a tenere la posizione.
(ALEX SANDRO 6,5 Entra
con decisione in partita, proponendosi con buona continuità in fase offensiva.
Ha il merito di procurarsi il rigore del pareggio. Nonostante non sia più il
giocatore apprezzato nei primi due anni alla Juventus, rimane il terzino
sinistro della nazionale brasiliana che andrà a giocare i mondiali. In attesa
di una profonda
ristrutturazione del reparto non
può non essere preferito a De Sciglio)
McKENNIE 5 - Quando non segna è inutile. Allegri lo toglie con almeno
mezz’ora di ritardo dopo averlo provato in diverse posizioni senza ricavare
nulla. (Soulé SV Entra negli ultimi minuti)
PAREDES 6 - Molto bene nei primi venti minuti, quando la Juventus
offre una prova di buon livello. Dopo la rete di Candreva la squadra si
smarrisce ed anche lui fatica a ritrovare la strada. Lascia comunque
intravedere alcune qualità di palleggio e visione di gioco che possono
contribuire a dare maggiore fluidità alla manovra bianconera.
MIRETTI 6,5 - Grande protagonista del buon momento iniziale della
Juventus. Quando il pallone passa per i suoi piedi si avverte sempre la
sensazione che qualcosa di importante possa accadere. Incomprensibile la scelta
di Allegri di toglierlo dal campo. (FAGIOLI 6 Sa giocare a calcio. Entra in
campo con personalità mostrando un tocco di palla e una visione di gioco non
indifferente).
KOSTIC 6 - Riscatta
un primo tempo difficile, anonimo, nel corso del quale è parso del tutto
estraneo alla squadra, con il cross per il gol di Bremer in apertura di ripresa
e con un’azione più continua ed efficace sulla sinistra nel corso della
ripresa. Allegri lo toglie nel momento in cui sembrava che i pericoli per la
difesa salernitana potessero arrivare soprattutto dal suo piede.
(DANILO 6 - Entra per dare il suo contributo sulla destra nel finale)
VLAHOVIC 6 - Alterna buone giocate a errori talvolta grossolani in
fase di controllo del pallone. A parziale giustificazione, gioca sempre con
almeno due uomini che lo controllano da molto vicino. Sale di tono della
seconda parte di gara, quando cerca la porta in diverse occasioni.
KEAN 5 - Non è un
esterno offensivo. Difficile in quella posizione chiedergli qualcosa in più di
un generoso contributo di fatica che però non può bastare in una partita in
casa contro la Salernitana. Chiuso da Vlahovic e Milik nel ruolo di
centravanti, rischia di diventare un costoso problema in casa bianconera.
(MILIK 6,5 - Centravanti in possesso del raro dono di saper legare la
manovra d’attacco. Bravissimo nel ricevere palla, alzare la testa e avviare
l’azione. Presente anche in fase di conclusione. Viene scippato del gol con cui
la Juventus aveva completato la rimonta. In questo momento, sembra molto
difficile lasciarlo fuori.
ALLEGRI SV - Dopo venti minuti ben giocati, assiste impotente allo
sfaldamento della sua squadra che va in crisi dopo aver subito il primo gol.
Calma, calma. Non sembra in grado di trasmettere ai giocatori in campo indicazioni
più utili. Lasciano perplessi la sostituzione di Miretti, arrivata forse troppo
presto e il cambio di Kostic nel momento in cui il serbo aveva finalmente
trovato una valida continuità in fase di spinta. Con la squadra sotto di una
rete, inserisce un difensore. Solo lui sa perchè. Espulso nel finale, lascia la
panchina giustamente infuriato.
Carlo Tasciotti
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