Passa ai contenuti principali

IN PRIMO PIANO

Simone Inzaghi e l'esilio dorato: "tra applausi, silenzi e ingratitudine"!

  Simone Inzaghi, nel silenzio più totale dopo quattro anni intensi, ha lasciato l’Inter. Lo ha fatto pochi giorni dopo una clamorosa e inspiegabile sconfitta per 5-0 nella finale di Champions League contro il PSG, come se la sua squadra non fosse mai realmente scesa in campo. E questo, dopo aver eliminato in semifinale uno dei Barcellona più forti degli ultimi dieci anni, con una prestazione tatticamente perfetta e con quel pizzico di coraggio e fortuna che nel calcio non guastano mai. Il crollo finale, soprattutto in campionato e inspiegabilmente nella partita più importante dell’anno, è stato fatale, ma anche profondamente amaro. Eppure, i Mass media e parte della tifoseria non hanno avuto nessun dubbo: da allenatore in ascesa del calcio europeo a tecnico sopravvalutato e fortunato, il passaggio è stato fulmineo. Inzaghi è stato screditato in fretta e con superficialità, come spesso accade nel nostro Paese quando qualcuno decide di intraprendere strade diverse e quando non ...

Onana titolare a furor di popolo, ma non facciamoci illusioni.



Dopo la sconfitta per 3-2 nel derby col Milan, Inzaghi si ritrova con una difesa colabrodo e un portiere titolare i cui anni migliori sono ormai alle spalle. A 38 anni suonati e dopo aver rinnovato il contratto per un'altra stagione, capitan Handanovic potrebbe accomodarsi in panchina e fare spazio al talentuoso Onana, arrivato a luglio a parametro zero dall’Ajax. Questo mercoledì, in Champions contro il Bayer Monaco, l’ex lanciere potrebbe fare il suo esordio stagionale in una gara ufficiale.

Da certezza a problema: l’inter non sa più difendere?


Scaricare su Handanovic la responsabilità per la sconfitta nel derby sarebbe scorretto se non addirittura irrispettoso. Il trentottenne sloveno non può essere il capro espiatorio di una difesa che, da certezza, si è trasformata in problema. Dopo 5 giornate l’Inter si ritrova con 8 reti subite (3 in più della scorsa stagione) e una fase difensiva non all’altezza per una pretendente allo scudetto. Data la portata dell’evento, la partita col Milan non ha fatto che riproporre, a un pubblico più vasto, gli stessi errori difensivi visti anche in occasione delle precedenti partite.

Solo in un’occasione, contro un modesto Spezia, la porta dei nerazzurri è rimasta inviolata. A rendere ancora più preoccupate l’involuzione dell’Inter 22/23 segnaliamo la tendenza a commettere i medesimi sbagli di gara in gara, errori riassumibili in tre punti: 1) mancanza di filtro a centrocampo; 2) ripartenza bassa imprecisa; 3) errori di posizionamento da parte dei difensori.

Riguardo al primo punto, l’assenza di filtro a centrocampo, abbiamo già detto nei precedenti articoli sull’Inter. Riassumendo, la tendenza del reparto mediano è quella di schiacciarsi a ridosso della linea dei difensori o, atteggiamento altrettanto nocivo, disinteressarsi della fase difensiva, rimanendo in posizione troppo avanzata. In entrambi i casi il centrocampo viene meno alla sua ragion d’essere: tagliare i rifornimenti avversari e collegare i reparti.

La ripartenza palla a terra dalla difesa, punto secondo, è un altro cruccio per la compagine guidata da Inzaghi. La costruzione dal basso, infatti, richiede un grande movimento collettivo per sfuggire al pressing alto e aprire gli spazzi ai passaggi. Movimenti che non sempre vengono eseguiti, rimanendo così esposti all'avversario, che ha vita facile nell'anticipo (vedasi Tonali nel derby). L’obiettivo di questo particolare tipo di costruzione non è quello di tenere palla in prossimità della propria area, ma di uscire dalla linea di pressione avversaria mantenendo il possesso, per poi innescare un rapido contrattacco. Un concetto semplice, che l'Inter non ha ancora metabolizzato.

Riguardo al posizionamento dei difensori, punto terzo, la partita col Milan è stata piuttosto emblematica. L’uso ossessivo dei “braccetti” mal si adatta a certi avversari. Ne sa qualcosa Bastoni, il cui rendimento in fase di copertura è stato finora disastroso. La tendenza dei terzi di difesa è quella di marcare alto e proporsi continuamente in avanti per supportare la squadra in fase di costruzione. Un atteggiamento tattico particolarmente rischioso contro squadre ben organizzate dal punto di vista del pressing (vedasi le partite con Lecce, Cremonese e, appunto, Milan).

Onana potrebbe non bastare

L’impiego di Onana garantirà senz’altro maggiore reattività tra i pali e migliorerà la circolazione della palla in difesa. L’ex Ajax è infatti dotato di un’ottima tecnica individuale e non disdegna partecipare in fase di costruzione bassa, anche uscendo dall’area per offrire una linea di passaggio in più ai compagni. Caratteristiche che si sposano bene con le idee d'Inzaghi e che, nel breve, potrebbero portare a qualche miglioramento. Sarebbe comunque puerile addossare ogni colpa su Handanovic e pensare alla sua sostituzione come la soluzione a tutti i problemi.

Inzaghi dovrà infatti insistere su quello che fin qui non ha funzionato e lavorare in tal senso durante gli allenamenti. Dopo 5 gare ci sono abbastanza elementi per tracciare un primo bilancio e correggere in corso d’opera ciò che non sta andando per il verso giusto, ma, a oggi, il mister non sembra in grado d’intervenire concretamente, né sui problemi di natura tattica, né su quelli di natura psicologica. Il nervosismo e la superficialità di alcuni giocatori durante il derby
(non importa se ti chiami Brozovic o Barella) meritavano infatti di essere stigmatizzati sin dal post partita. Al cambio di Handanovic dovrebbero seguirne altri. Che nessuno s'illuda d'avere il posto fisso!

 
Nicola Murrali



Commenti

Post più popolari