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Simone Inzaghi e l'esilio dorato: "tra applausi, silenzi e ingratitudine"!

  Simone Inzaghi, nel silenzio più totale dopo quattro anni intensi, ha lasciato l’Inter. Lo ha fatto pochi giorni dopo una clamorosa e inspiegabile sconfitta per 5-0 nella finale di Champions League contro il PSG, come se la sua squadra non fosse mai realmente scesa in campo. E questo, dopo aver eliminato in semifinale uno dei Barcellona più forti degli ultimi dieci anni, con una prestazione tatticamente perfetta e con quel pizzico di coraggio e fortuna che nel calcio non guastano mai. Il crollo finale, soprattutto in campionato e inspiegabilmente nella partita più importante dell’anno, è stato fatale, ma anche profondamente amaro. Eppure, i Mass media e parte della tifoseria non hanno avuto nessun dubbo: da allenatore in ascesa del calcio europeo a tecnico sopravvalutato e fortunato, il passaggio è stato fulmineo. Inzaghi è stato screditato in fretta e con superficialità, come spesso accade nel nostro Paese quando qualcuno decide di intraprendere strade diverse e quando non ...

#LePagelle: Monza-Juventus 1-0, Di Maria avvilito. Miretti il migliore in campo, ma la misura è colma



PERIN 6 - Sul gol che determina la sconfitta non può fare nient’altro che guardare. Si fa trovare pronto quando il Monza lo chiama in causa.

DE SCIGLIO 5,5 - Sta lì, sulla destra. Il massimo che si può pretendere è che non faccia danni. Continua a tenere il posto che dovrebbe appartenere a qualcun altro. In avanti non si vede proprio mai (SOULE’ SV - Entra a cinque minuti dalla fine).

BREMER 5,5 - Attirato dal pallone, guarda Gytkjaer sfilargli indisturbato davanti in occasione del gol senza riuscire ad intervenire. Appare incerto in diverse occasioni e poco sicuro in impostazione.

GATTI 5 - Anche lui guarda soltanto il pallone e finisce per farsi prendere alle spalle da Gytkjaer in maniera piuttosto ingenua in occasione del gol. Trasmette una sensazione di poca tranquillità nella gestione del pallone. In un momento come quello attraversato dalla Juventus in questo periodo, preferirlo a Bonucci non sembra la scelta più lucida che un tecnico possa compiere.

DANILO 5,5 - Come al solito gli tocca ricoprire più ruoli a causa della confusione tattica che attanaglia la squadra bianconera. Ha sulla coscienza l’errore nella gestione di un contropiede in cui sbaglia la scelta decisiva, vanificando una situazione di netta superiorità numerica.

MCKENNIE 5 - Vaga per il campo senza dare la sensazione di essere mai in partita. Continua a lasciare l’impressione che quando non segna non sappia come rendersi utile alla squadra. Due buoni cross e nient’altro in novanta minuti. Troppo poco.

PAREDES 5 - Dopo un paio di buone partite, inizia a ricordare molto da vicino Locatelli. Lento, confusionario, falloso. Perde nettamente il confronto con Rovella. E’ l’ennesima dimostrazione che la soluzione ai problemi della Juventus non passa soltanto dal mercato dei giocatori. Nel frattempo la società continua a dilapidare risorse.

MIRETTI 6 - Come al solito, gran parte delle iniziative degne di nota della Juventus lo vedono protagonista. Nonostante i 19 anni, gli viene richiesto di fare perfino troppo. Lui almeno dimostra la personalità necessaria per assumersi le responsabilità (FAGIOLI SV. Cinque minuti anche per lui. Non sia mai scoprissimo che è un buon giocatore).

DI MARIA 4 - Dopo un tempo passato a cercare di capire come muoversi dentro una squadra che non prevede nessuno schema anche vagamente riconducibile al gioco del calcio, si arrende. Avvilito, rifila una gomitata a Izzo e si fa cacciare via. 

VLAHOVIC 5 - Prosegue nel suo momento complicato. Ben presto isolato in avanti e mal supportato da una squadra che non esiste, perde subito la calma e in preda ad un forte nervosismo colleziona diversi errori. Un altro patrimonio tecnico ed economico che rischia di finire bruciato sull’altare di Allegri.

KOSTIC 5 - Un paio di spunti interessanti in apertura di partita per poi spegnersi senza dare più alcun segnale della sua presenza (KEAN 5,5 L’unica occasione da gol della Juventus capita sulla sua testa. Colpisce in maniera troppo debole e centrale. Si batte ma non può fare molto di più).

La misura è colma.

ALLEGRI SV - Impensabile vederlo sulla panchina della Juventus un solo giorno di più. Ha avvelenato cuori  e menti con le sue assurde teorie completamente al di fuori da ogni logica proposta dal calcio contemporaneo. Ormai sembra soltanto interessato a difendere soltanto il personaggio che si è creato. Il suo percorso è finito. La società ne prenda atto e lo spedisca al Gabbione.

Carlo Tasciotti

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