8 ottobre 2019
La dirigenza del Milan ha
esonerato Marco Giampaolo, durato poco
più di tre mesi. Praticamente come un gatto in tangenziale OVEST;
5 agosto 1996
Lucio Dalla: “Solo
un cretino come me, ma veramente un cretino (breve pausa) come me, poteva
scrivere una canzone e chiamarla Canzone”.
29 settembre
2019
GIAMPKENSTEIN è un
termine coniato dal sottoscritto per descrive una corrente filosofica; quella
di uomini e donne che mai - e dico mai - hanno raggiunto un traguardo,
importante, nella vita nonostante siano dotati di competenza e professionalità
fuori dal comune. GIAMPKENSTEIN è una corrente di pensiero in opposizione
all’illuminismo, al positivismo, all’intellettualismo e alla filosofia di vita.
La
corrente di pensiero del GIAMPKENSTEIN cerca di dare un senso alla
rappresentazione del vincente e quella del perdente, estremi di un continuum
all’interno del quale si collocano le concezioni personali sul successo. Il
GIAMPKENSTEIN prende il nome dalla stessa corrente di pensiero: il
GIAMPKENSTEIN. Il GIAMPKENSTEIN è considerato alla stregua di una creatura dai
tratti morfologici bestiali e con un disturbo, borderline, della personalità. Qual
è il suo mantra? I PERDENTI meritano di perdere, al contrario i VINCENTI
meritano di vincere. Per questa ragione, purtroppo, il GIAMPKENSTEIN risulta
essere non conforme agli standard fisici, intellettuali e sociali del mainstream.
La
creatura incarna, alla perfezione, il diverso che
- in quanto tale - causa un disagio profondo alla società civile e per questo
motivo, signori e signore, deve essere prima umiliato e, poi, cacciato negli
inferi assieme ai peggiori demoni mai esistiti sulla faccia della terra. Postate
ora o toglietevi dalle palle per sempre: “Quanti di voi si sentono un po’ un
GIAMPKENSTEIN nella vita di tutti i giorni?”. Non ci sarebbe nulla di male ad esserlo, non
siate timidi.
Rompo gli induci, facendo outing: “Nella
vita sociale e professionale, durante la giornata, spesso mi sento un
GIAMPKENSTEIN”.
Anche tu - proprio come me - ti
senti un GIAMPKENSTEIN? Beh,
allora, non ti preoccupare perché sei in buona compagnia (non sentirti solo) e
a braccetto con milioni d’italiani infelici.
Sia chiaro, caro GIAMPKENSTEIN, in
te non c’è, proprio, nulla che non va. Viviamo in una società cinica e bigotta, in grado di ferirti in qualsiasi modo possibile, dove i ragazzi -
fin dalla culla - sono educati a essere infelici, ahimè,
un po’ come lo sono gli operai, tristi, in una catena di montaggio in una
fabbrica: Stesso taglio di capelli e manicure, grembiule azzurro per i
maschietti e rosa per le femminucce.
“When we grew up and went to school, there were certain teachers who would hurt
the children in any way they could” è il verso di una bellissima
canzone dei Pink Floyd dal titolo The happiest days of our lives, che
tradotto in italiano: “Quando siamo cresciuti e siamo andati a
scuola c’erano certi insegnanti che avrebbero ferito i bambini in qualsiasi
modo possibile”.
The
happiest days of our lives è un testo di denuncia contro un
modello scolastico fallimentare che invece d’incentivare i valori morali,
sociali e intellettuali degli individui, ahimè, li deprime in una sorta
di gabbia sociale: “Versando tutta la loro derisione in
tutto ciò che facevamo e rendendo pubblica ogni debolezza per quanto
attentamente nascosta dai bambini. Ma in città era risaputo che quando andavano
a casa, le loro grasse e psicopatiche mogli li avrebbero bastonati riducendoli
in fin di vita”.
Possiamo
affermare che il sistema calcio - come il modello scolastico, fallimentare, descritto dai Pink Floyd tra la fine degli anni '70 e gli inizi degli anni '80
- negli
ultimi 20 anni ha inculcato principalmente valori decadenti ai nostri giovani? Tutto
questo, ad esempio, ha portato all'estinzione del ruolo del trequartista -
calciatore dotato di tecnica e fantasia (il numero dieci per eccellenza) - a
favore di atleti sempre più forti fisicamente che tecnicamente. La carriera dei
calciatori si è allungata e di conseguenza anche il conto in banca a 666 zeri.
Compreso il conto corrente di Procuratori sempre più indaffarati tra una
pratica di plusvalenza fittizia e l'altra.
Anche tra gli allenatori di calcio
sono in costante aumento quelli che curano - spesso in modo maniacale fino a
spaccare il capello: Conte docet - il proprio aspetto fisico perché ritenuto
fondamentale per poter fare carriera nel mondo pallonaro del pallone. Il
famoso proverbio, l’apparenza inganna, è
solo un lontano ricordo di una saggezza popolare, ormai, démodé; È un dato di
fatto, forse incontestabile, oggi, gli allenatori di calcio si valutano principalmente in base all’apparenza a discapito di talento, esperienza e
competenza. In tal senso - in questi lunghi giorni uggiosi d’Autunno - è in
atto un attacco mediatico, senza precedenti, contro il povero Marco Giampaolo al quale si imputa, ingiustamente, dopo una lunga e onorata carriera nel mondo
del calcio, di non essere all'altezza ad allenare il "grande" Milan;
per intenderci quello di Cutrone, Pasquetà, Kessiè, Calabria e Biglia.
Il sig.
Marco Giampaolo è, forse, un membro onorario della corrente di pensiero del
GIAMPKENSTEIN?
Non saprei proprio but in the
town, it was well know when they got home at night, their fat and psychopatic
wives would thrash them within inches of their lives”.
Caro GIAMPKENSTEIN, ovunque tu sia, ricorda sempre che in
città era risaputo che quando andavano a casa, le loro grasse e psicopatiche
mogli li avrebbero bastonati riducendoli in fin di vita...
Arsenico17
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