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Simone Inzaghi e l'esilio dorato: "tra applausi, silenzi e ingratitudine"!

  Simone Inzaghi, nel silenzio più totale dopo quattro anni intensi, ha lasciato l’Inter. Lo ha fatto pochi giorni dopo una clamorosa e inspiegabile sconfitta per 5-0 nella finale di Champions League contro il PSG, come se la sua squadra non fosse mai realmente scesa in campo. E questo, dopo aver eliminato in semifinale uno dei Barcellona più forti degli ultimi dieci anni, con una prestazione tatticamente perfetta e con quel pizzico di coraggio e fortuna che nel calcio non guastano mai. Il crollo finale, soprattutto in campionato e inspiegabilmente nella partita più importante dell’anno, è stato fatale, ma anche profondamente amaro. Eppure, i Mass media e parte della tifoseria non hanno avuto nessun dubbo: da allenatore in ascesa del calcio europeo a tecnico sopravvalutato e fortunato, il passaggio è stato fulmineo. Inzaghi è stato screditato in fretta e con superficialità, come spesso accade nel nostro Paese quando qualcuno decide di intraprendere strade diverse e quando non ...

Storie di atleti eccezionali

 
Atleti eccezionali e uomini vincenti che rimarranno nella storia dello sport mondiale per una serie infinita di fattori umani, professionali e sentimentali: Michael Jordan, Diego Armando Maradona, Fausto Coppi, Roger Federer, Ayrton Senna, Tiger Woods, Gigi Riva, Rafael Nadal, Michael Schumacher, Larry Bird, Gino Bartali, Novak Djokovic, Tazio Nuvolari, John Patrick McEnroe, Magic Johnson, Björn Borg, Muhammad Ali e tanti altri ancora. C’era una volta - tanto tempo fa - lo Sport con la “S” maiuscola. La lista della spesa sarebbe lunghissima e, onestamente, faremmo notte inoltrata a elencarla tutta. E poi - a pensarci bene - a quel carello virtuale ci sarebbero da aggiungere altri atleti e uomini eccezionali: Francesco Totti, Bruno Conti, Marco Pantani, Roberto Baggio, Gianfranco Zola, Andre Agassi, Andrea Lucchetta, i fratelli Abbagnale, Mark Lenders, Oliver Hutton, Benjamin Price, Philip Callaghan e il più grande di tutti quanti…… Marco Mancosu. Oh, cosa ti frulla per il cervello? Mi frullano impazziti tutti gli atleti eccezionali, nonché tutti quelli saliti sul carro del vincente grazie a imprese sportive memorabili. Insomma, tutti gli atleti che ci riportando indietro nel tempo; Ah, che nostalgia canaglia!  
Quanti colpi sono? Siamo su trentasette colpi. Trentasette colpi per l’Italia che è passata ai 500 metri e si presenta negli ultimi duecento metri. E lo show azzurro che si sta facendo vedere in questo momento. È un Italia stupenda, un quattro di coppia che sta per entrare, anche lui, nella storia Olimpica. L’Italia è in testa, la Norvegia tiene fortissimo e il momento di non cedere, ma mi sembra che sia ben salda, la barca azzurra si presenta sotto le tribune con circa ¾ di imbarcazione, la vedete è lì, al centro del campo di regata, che resiste anche all’attacco dell’esterno della Norvegia e della Germania dell’Est. Ma più nulla ci può togliere questa medaglia d’oro. È imprendibile l’Italia, vola verso il traguardo, controlla a destra e controlla a sinistra e l’Italia taglia il traguardo”.
Wow! Wow! Wow! Wow! Che emozione infinita, mi scoppia il cuore di gioia. Oggi non ce la posso fare! È una delle telecronache sportive più belle, emozionanti e passionali che si siano, mai, viste nella storia recente della televisione italiana. Il protagonista è il grande giornalista romano, Giampiero Galeazziil quale consegnerà alla leggenda, la più bella telecronaca sportiva di tutti i tempi: la grande notte degli Abbagnale all’Olimpiadi di Seul 1988.
Avevo soltanto undici anni. Frequentavo la Scuola Media “P. Pio” di Cerignola ed ero pazzo di quella ragazza con il profumo di lavanda sui vestiti e il poster di Luca Carboni in camera da letto.  La dolcissima Betty. Ehm, e fu in un raro momento di distrazione della ragazzina che - con in pugno una penna cancellabile blue e con il gommino in testa: quello mangiucchiato sulla punta - le dedicai, a sorpresa, la mia prima e ultima poesia d’amore: 
 
Tu puoi, sempre. Danza nuda e scalza, ridi della mia solitudine. Tu puoi, sempre, sazia d’amore e assetata di sangue. Tu questa notte, prendimi, tagliami e mangiami. Tu puoi, sempre. Musa, carezza, passione e corazza invulnerabile e irraggiungibile. Tu puoi, sempre. Ombra e forma, ispirata e ispiratrice. Tu… Tu danza fino all’alba, celebra la mia pazzia. Fammi il tuo schiavo prediletto. Mettimi le catene, amore mio. Tu puoi, sempre.
 
La poesia è il mio tesorooo! L’unica dote che mi resta da emigrato infelice. E oggi, più che mai, sono avido di ricordi. Vi maledico tutti, senza fare alcuna differenza tra quelli belli e i brutti. Parlo con voi pensieri fugaci, spesso crudeli e altre volte dolci. Voi. Dico a voi, voi, che vi prendete gioco dell’umile scrivente: un povero mentecatto con la Pianura Padana alla bocca. Vi maledico tutti e, soprattutto, quando venite a trovarmi senza un invito formale a qualsiasi ora del giorno e della notte. Voi! Voi…Dico a voi maledetti che straziate il mio corpo in piccoli brandelli di carne. Cosa state aspettando? Quietate la mia sofferenza una volta per tutte; Finitemi e, infine, datemi da mangiare ai porci. Perché alla fine di me, ahimè, non resterà nient’altro che una profonda e greve malinconia.
 
I grandi campioni del passato hanno riempito le giornate, le ore, i minuti e i secondi della mia vita. Tic. Toc. Tic. Toc. Che voi siate sempre benedetti! Un amore puro quello per lo Sport; un sentimento genuino, come quello di una madre per l’amato e l’adorato figlio. E allora oggi che siano, soltanto, parole al miele a riscaldare la mia anima perduta; Voci dolci, flebili e silenziose che fluttuano nell’aria in cerca di un porto sicuro nel quale attraccare. Che loro siano il mio faro benedetto! Che dentro quel faro ci sia una luce flebile, un segno di speranza per il futuro. Niente di più voglio al mio capezzale.  
Io - che sciocco! - ho amato proprio tutto di questi atleti eccezionali e delle loro gesta epiche. Ho amato tutto quello che c’era d’amare, schiavo dell’amore. Ricordi appesi a un muro in bilico su una piccola puntina di plastica e sul punto di cadere da un momento all’altro.
 
“Cambiasso, riesce ad andare via e poi salta anche Ze Maria, insiste ancora Totti, lo aspetta Materazzi. Totti si trova, quasi, in zona tiro. Totti si è liberato, pallonetto. Francesco Totti, un goal pazzesco. Pazzesco per il due a zero”.
 
Era il 26 marzo 2005 e il mio idolo segnò, uno dei goal più belli di sempre, contro l’Inter a San Siro. Avevo 28 anni (non ancora emigrato al Nord). Ero nella tana dei leoni e cioè nel temutissimo Inter Club di Cerignola. Quel giorno mi trovavo in incognito a causa della mia fede sportiva giallorossa. Portavo i baffetti all’insù e indossavo un paio di occhiali finti - quelli da sole tarocco made in China - con sopra quelli da vista made in Italy; Mamma mia! Solo che ci penso, mi si accappona la pelle. Quel posto era una bettola, un covo di esagitati tifosi interisti dalla lingua biforcuta di colore nerazzurro. Per un’esultanza a forti tinte giallo e rossa - pochi istanti dopo l’eccezionale prodezza tecnica e balistica di Francesco Totti - quella sera rischiai davvero grosso: il linciaggio degli ultrà interisti e con a capo, il più crudele di tutti, il mio amato padre.
 
E meno male che fuori da quel postaccio, papà mi diceva che mi voleva bene…!!! E sti cazzi!!!
 
Quella sera rimasi illeso perché riuscii fortunatamente a nascondermi, quatto quatto, zitto e muto, tra la folla inferocita. Lo ricordo molto bene. Eppure, da allora, sono passati una ventina di anni. Nella confusione generale riuscii a strappare a tradimento - a un ignaro e ingenuo tifoso nerazzurro - un cappellino, un naso finto con dei baffetti di colore nero e azzurro e una sciarpa dell’Inter nemmeno di puro cotone. Fortunatamente, oggi, sono qui a raccontarlo, sano e salvo, anche se a centinaia di chilometri di distanza. Troppi per un meridionale nostalgico. Probabilmente troppo pochi per i temi moderni. 

 
Era l’era del modem a 56kb. Chi tra i viventi, non ricorda quella connessione dal rumore infernale? Quindici secondi di puro terrore per una generazione di uomini e donne diversamente pettinati. 
 
Sei tu Arsenico? Si mamma, sono io! Non puoi fare meno rumore a quest’ora della notte? Uffa! Mamma non è colpa mia. Prenditela con il modem a 56 kb di Telecom Italia.
 
E adesso che si fa gente?  È tutto cambiato in peggio? Si stava meglio quando si stava peggio? Non esistono più le mezze stagioni? I giovani contemporanei sono meno educati di quelli del passato?
 
Niente di tutto questo. Nulla è mai perduto. Finché c’è vita, c’è speranza. Perché l’uomo farà, sempre, quello per cui è stato programmato dal pifferaio magico.
L’uomo s’innamorerà tra il giorno e la notte. L’uomo sognerà anche quello che non potrà mai avere in cento vite.  Talvolta, l’uomo soffrirà a causa di sé stesso e, ahimè, altre volte anche a causa degli altri. Egli piangerà, riderà, gemerà, urlerà e stramazzerà al suolo. Ehm, e la storia di un altro atleta eccezionale si intreccerà con quella di un altro uomo normale. 
 
Pronto Marco. Ciao mamma, come stai? Io bene e tu? Mamma ti devo confidare un segreto! No, Marco hai il covid? No! Mamma molto peggio, ho un tumore!
 

 

Arsenico17 

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