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Simone Inzaghi e l'esilio dorato: "tra applausi, silenzi e ingratitudine"!

  Simone Inzaghi, nel silenzio più totale dopo quattro anni intensi, ha lasciato l’Inter. Lo ha fatto pochi giorni dopo una clamorosa e inspiegabile sconfitta per 5-0 nella finale di Champions League contro il PSG, come se la sua squadra non fosse mai realmente scesa in campo. E questo, dopo aver eliminato in semifinale uno dei Barcellona più forti degli ultimi dieci anni, con una prestazione tatticamente perfetta e con quel pizzico di coraggio e fortuna che nel calcio non guastano mai. Il crollo finale, soprattutto in campionato e inspiegabilmente nella partita più importante dell’anno, è stato fatale, ma anche profondamente amaro. Eppure, i Mass media e parte della tifoseria non hanno avuto nessun dubbo: da allenatore in ascesa del calcio europeo a tecnico sopravvalutato e fortunato, il passaggio è stato fulmineo. Inzaghi è stato screditato in fretta e con superficialità, come spesso accade nel nostro Paese quando qualcuno decide di intraprendere strade diverse e quando non ...

#ilTattico: Verso Milan-Inter, un'analisi tattica

 

Archiviato il calciomercato, le milanesi sono alle prese con la rifinitura in vista della stracittadina di domani, derby che riproporrà il duello della scorsa stagione, quando il Milan si aggiudicò lo scudetto con un vantaggio di due punti sull’Inter. Pioli arriva a questa gara con la consapevolezza di un gruppo spinto dall’entusiasmo e un mercato che ha portato volti nuovi, dando alla rosa una maggiore profondità, soprattutto in vista del doppio impegno tra campionato e Champions League.

In casa Inter, dopo il serrato corteggiamento del PSG per Skriniar, si può tirare un sospiro di sollievo e approcciare la prossima partita con un centrale in più, quel rinforzo invocato a gran voce da Inzaghi e materializzatosi nell’arrivo al fotofinish di Francesco Acerbi. Entrambe le squadre hanno comunque dovuto rinunciare a qualcosa (Kessie e Perisic) e cogliere opportunità di mercato in linea con le rispettive necessità di bilancio. Discorso particolarmente sentito sulla sponda nerazzurra, con un Marotta equilibrista, chiamato a soppesare meticolosamente acquisti e cessioni.

Il grande rimpianto dell’Inter è aver perso l’uomo che più di tutti garantiva profondità e dribbling in funzione di un atteggiamento tattico votato alla ricerca della profondità: quel Perisic finito al Tottenham in seguito al mancato accorto sul rinnovo del contratto. Per le medesime ragioni, i rossoneri possono rammaricarsi per la partenza del “Presidente”, quel Kessie un po’ trequartista e un po’ incontrista, capace di offrire equilibrio tattico a una squadra incentrata sul pressing alto e sull’imposizione della propria fisicità.

Le prime di campionato hanno evidenziato la centralità di quei profili per i rispettivi sistemi di gioco e, almeno al momento, la loro assenza non è passata inosservata ai più accorti. Inzaghi ha puntato su Dimarco per il ruolo di quinto: un laterale atipico, dinamico e a metà strada tra il regista largo e la mezzala, meno predisposto e incisivo del croato nel saltare l’uomo per ricercare il fondo. Pioli sta invece scoprendo De ketelaere, giocatore che con Kessiè condivide qualche vocale e consonate nel nome, ma nulla più. Il belga è un regista avanzato che fa della qualità tecnica il suo marchio di fabbrica; meno incisivo dell'Ivoriano in fase di non possesso e più estroso palla al piede dalla trequarti in su. Il ventunenne si alternerà con Messias e Diaz in quella posizione, di fatto lasciando il centrocampo più scoperto alle ripartenze, su cui Kessiè era molto attivo, andando puntualmente ad aiutare la squadra in fase di ripiegamento. 

Il Diavolo ha tuttavia conservato gran parte dei principi tattici visti nelle scorse stagioni. Forte di un impianto rimasto pressoché inalterato e di un gruppo atleticamente predisposto al grande lavoro senza palla, Pioli non ha dovuto fare i conti con dilanianti perplessità tattiche, “limitandosi”, si fa per dire, a gestire un gruppo ormai riconoscibilissimo nel gioco, che lavora in sintonia, seguendo un piano comune. Tutt’altro discorso per Inzaghi, il quale, oltre all’addio di Perisic, ha dovuto gestire l’arrivo di Lukaku, ritagliando per lui un ruolo da protagonista in un attacco che, nella passata stagione, manovrava in velocità per non dare riferimenti in avanti e divenuto più statico e macchinoso con l'inserimento gigante belga. Tema che meriterà ulteriori approfondimenti nel corso delle prossime giornate. 

Domani, “Big Rom” non sarà della gara per via dell’infortunio alla coscia sinistra, guaio fisico che potrebbe metterlo a rischio anche per la partita di Champions League contro il Bayer Monaco. Assenza di peso, in tutti i sensi, che darà al mister piacentino la possibilità di proseguire sulla scorta del gioco mostrato nella passata stagione, ma potenzialmente decisiva contro una formazione “fisica”, restia a concedere sconti sotto l’aspetto dell’agonismo. Insomma, stavolta, i centimetri e i chili di Lukaku sarebbero stati utili, soprattutto in mischia sui calci piazzati. 

A proposito di fisicità, un tema tattico ricorrente nella partita di domani, sarà il duello Dumfries-Henandez, due elementi molto dotati sul piano strutturale e della corsa, in grado (come si evince dalla posizione media in campo) di fungere da veri e propri “attaccanti aggiunti”. Difficile pensare che i due si “annullino” a vicenda in un gioco di marcature e contenimento, per il semplice fatto che non faranno della fase difensiva il proprio punto di forza. Verranno invece impiegati coi soliti compiti offensivi e saranno piuttosto i compagni a dover tamponare le loro sortite in attacco. Nell’Inter sarà Barella a dover garantire copertura sul centrodestra, con Skriniar ultimo baluardo, chiamato a vigilare attentamente su un altro “diavolo” lì a sinistra: lo straripante Leao, il dribblatore più fulminante della Serie A, insomma, due clienti scomodissimi che tendono a sovrapporsi continuamente per sfuggire alle marcature avversarie.

Un secondo tema, legato al primo, saranno le ripartenze da ambe le parti, con un Milan più solido sul piano del pressing e un Inter più abile nel possesso. Per andare in velocità, l'Inter punterà soprattutto su un giropalla paziente, mentre i rossoneri tenteranno di rompere le linee di passaggio coi due mediani, capaci sia di garantire solidità al reparto arretrato, sia di alternarsi in supporto alle sortite offensive. Per il MIlan, la triangolazione tra i mediani e il trequartista potrebbe essere la chiave per scardinare la difesa nerazzurra, apparsa piuttosto sofferente in prossimità della propria area.

Un “vuoto” tattico a cui Inzaghi non ha ancora posto rimedio e destinato a ripresentarsi anche domani. Atteggiamento riscontrabile nel caso della rete di Okereke [Img.1], in occasione dell’ultima di campionato contro la Cremonese. In quell’azione, notiamo infatti un movimento difensivo “tipico” dell’Inter: Okereke riceve palla spalle alla porta, senza che i centrocampisti o uno dei centrali tenti di anticiparlo, o comunque ostacolarlo nel controllo. L’attaccante ha quindi tutto il tempo di girarsi, aggiustare il pallone e calciare in porta alla sinistra di un Handanovic poco reattivo.
 
Img.1

La trequarti interista è una delle zone di campo più problematiche da gestire. Le ragioni sono molteplici, ma una su tutte riguarda la tendenza dei centrocampisti a non seguire i portatori di palla avversari, preferendo “schiacciarsi” preventivamente al ridosso della linea dei difensori per comporre una sorta di doppia barriera a schermo dei tiri. Un’azione leggermente diversa nello sviluppo, eppure simile nella sostanza, è quella che porta al gol di Luis Alberto [Img.2] in occasione della partita persa per 3-1 all’Olimpico. In quel caso, Pedro è defilato sul centrosinistra, all’interno dell’area piccola dell'Inter. Area presidiata, come al solito, dalla doppia linea di difensori e centrocampisti. L’azione si evolve con Pedro che scarica all’indietro per il numero 10, bene appostato per il tiro e del tutto libero da pressing e marcature.
 
Img.2

Sul versante rossonero, una certa fragilità è riscontrabile sulla propria catena di destra. Nella trasferta di Bergamo contro l’Atalanta, gli uomini di Gasperini hanno infatti costruito molte occasioni proprio su quel lato del campo. Una su tutte, quella che ha portato alla rete di Malinowskyi su assist di Mæhle [Img.3]. L’azione vede Calabria in ritardo sul danese, che trova il tempo per stoppare e premiare il movimento smarcante dell’ucraino, sganciatosi dalla marcatura e preparatosi al tiro dal limite dell’area piccola. 

Img.3
 
Passiamo infine allo 0-0 col sassuolo, altra partita e stessa leggerezza nel coprire la corsia destra, quando Salemaekers commette fallo in area su Kyriakopoulos [Img.4] cagionando il rigore fallito da Berardi, che angola male e la calcia troppo addosso a Maignan. In quel caso, né Salemaekers, né Florenzi (schierato come terzino al posto di Calabria) riescono a leggere in anticipo il movimento del mancino greco, arrivando sull’uomo in ritardo e con troppa foga.
 
Img.4

Altra nota dolente del Milan è il posizionamento difensivo quando la squadra avversaria entra in possesso della sfera a centrocampo. I difensori di Pioli sono infatti predisposti a compiti di marcatura e tendono a portare molta pressione sugli attaccanti, rischiando di essere presi in controtempo e aprire le vie centrali per il contropiede. Esattamente come accaduto a Sassuolo, quando intorno al ventiquattresimo [Img.5], Berardi trova un passaggio filtrante per l’inserimento di Frattesi, abile nel farsi breccia tra i centrali (troppo avanzati sui portatori di palla) e meno concreto nella conclusione, terminata alta sopra la traversa.
 
Img.5 

Difficile, infine, pronosticare che tipo di derby sarà sul piano del fair play. Troppi veleni hanno fatto seguito allo scudetto conquistato dal Milan, con entrambe le tifoserie impegnate in una schermaglia social senza fine. Certamente, i rossoneri potrebbero essere avvantaggiati qualora decidessero d’impostare il match sul piano della garra. Questo non soltanto per la tipologia dei giocatori a disposizione di Pioli, ma anche, e soprattutto, per la facilità con cui alcuni nerazzurri (tra tutti Brozovic e Barella) risentono e reagiscono a questo genere di partite. Noi di SpaceSerieA ci auguriamo di vedere una partita all'insegna della correttezza, sperando che a farla da padrona non sia il VAR, ma lo spettacolo, quello di uno dei derby più iconici d'Italia e del mondo. Buon derby a tutti!


Nicola Murrali

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