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Simone Inzaghi e l'esilio dorato: "tra applausi, silenzi e ingratitudine"!

  Simone Inzaghi, nel silenzio più totale dopo quattro anni intensi, ha lasciato l’Inter. Lo ha fatto pochi giorni dopo una clamorosa e inspiegabile sconfitta per 5-0 nella finale di Champions League contro il PSG, come se la sua squadra non fosse mai realmente scesa in campo. E questo, dopo aver eliminato in semifinale uno dei Barcellona più forti degli ultimi dieci anni, con una prestazione tatticamente perfetta e con quel pizzico di coraggio e fortuna che nel calcio non guastano mai. Il crollo finale, soprattutto in campionato e inspiegabilmente nella partita più importante dell’anno, è stato fatale, ma anche profondamente amaro. Eppure, i Mass media e parte della tifoseria non hanno avuto nessun dubbo: da allenatore in ascesa del calcio europeo a tecnico sopravvalutato e fortunato, il passaggio è stato fulmineo. Inzaghi è stato screditato in fretta e con superficialità, come spesso accade nel nostro Paese quando qualcuno decide di intraprendere strade diverse e quando non ...

Il sogno!!! INSIEME ❤💙 dopo il grande incubo



Ritorno al Passato 

Il 25 agosto, a Istanbul, sono sorteggiati gli otto gironi di Champions League 2022-23 e per l'Inter, partendo dalla terza fascia, non è andata benissimo; siamo finiti nel GRUPPO C con Bayern Monaco, Barcellona e Viktoria Plzen.
Un girone di ferro, forse, il più complicato del roster intero. Molti addetti ai lavori non avrebbero scommesso un euro sulla qualificazione agli ottavi della squadra nerazzurra, per la cronaca, tra questi il noto giornalista Luca Serafini collegato dagli studi di Milan Channel. Giornalista di fede milanista che, subito dopo il sorteggio della coppa con le grandi orecchie, si lasciò andare in una risata diabolica per via della rivalità cittadina. Sicuramente, ieri sera alle ore 23, sarà rimasto senza parole, dopo il 4-0 rifilato al Viktoria Plzen. Vittoria importantissima per il passaggio matematico al turno successivo, ma andiamo con ordine.

Javer Zanetti, l’ex terzino interista - vicepresidente e leggenda nerazzurra - commentò a caldo quel giorno di fine agosto con le seguenti parole: "Girone molto difficile con Bayern e Barcellona, ma noi siamo l'Inter e non dobbiamo avere paura di nessuno". Purtroppo, il Girone per i nerazzurri non è iniziato nel migliore dei modi; Contro i temibili tedeschi del Bayern, l’Inter perde per 0-2 subendo la rete di Leroy Sané e un’autorete sfortunata di D'Ambrosio. Partita senza storia, perché i nostri avversari hanno vinto dimostrando, in campo, superiorità sia tecnica che mentale. Nella prima trasferta europea si intravedono i primi veri segnali di ripresa dopo la serata di Champions andata in bianco contro i tedeschi. Viktoria-Inter 0-2, grazie alle reti del cigno di Sarajevo e Denzel Dumfries. Per passare il girone, approdare alla fase successiva della Champions, le due sfide contro i catalani sono fondamentali e per questo l'approccio mentale deve essere impeccabile, considerando l'andamento pessimo in campionato della squadra nerazzurra. Sul più bello, la squadra di mister Inzaghi non mi ha deluso; alla prima sfida contro il temibile Barcellona, abbiamo vinto 1-0 anche grazie a un po' di fortuna che non guasta mai nel gioco del calcio. Çalhanoğlu entra prepotentemente nel tabellino dei marcatori - il turco è più di un rimpianto sull’altra sponda del Naviglio - con una sassata, da fuori area, all'angolino di un incolpevole Ter Stegen. Tiro praticamente imparabile. Il vero capolavoro dell’Inter si consuma a Barcellona in un ambiente reso incandescente dalle mille polemiche, futili e inutili, fatte dal mister Xavi; Capolavoro materializzato con un 3-3 pazzesco che rimarrà nella storia del calcio interista e mondiale. Pareggio che ha lasciato gli interisti con un po' di amaro in bocca a causa di una qualificazione agli ottavi non ancora matematica.


La classifica dice BAYERN 12, INTER 7, BARCELLONA 4 e PLZEN 0

Tutto è nelle nostre mani, infatti, vincendo in casa con il Victoria l’Inter di Inzaghi passerebbe agli ottavi con una giornata di anticipo, una situazione impossibile da pensare ai sorteggi (Serafini docet).

Ritorno al futuro

L’Internazionale entra in campo con la testa e le gambe pesanti per l’importanza del match, ma dopo i primi 15 minuti i ragazzi si sciolgono e iniziano a giocare a calcio, quel calcio fatto di trame rare e pregiate che ci fecero strizzare gli occhi dalla bellezza durante la prima stagione di Inzaghi sulla panchina nerazzurra; su una di queste trame, al 35’, la partita si sblocca con uno scambio sulla sinistra tra Dimarco e Bastoni con il forte difensore centrale a pennellare un cross sul fondo per la testa Mkhitaryan. Uno a zero per l’Inter, palla al centro e si riparte, col coltello tra i denti, all’assalto della porta degli avversari. 
Il secondo goal è un'azione da play-station; sciabolata morbida di Barella per Dimarco - uno dei migliori in campo - che consegna, con uno stop al volo e un cioccolatino servito in mezzo all'area di rigore avversaria, un tap-in vincente a Edin Dzeko. Quest’ultimo, soprannominato dallo scrivente - grande tifoso dell’Inter da sempre - il "CALCIO" (rigorosamente tutto maiuscolo) perché vederlo giocare è una goduria totale per gli occhi da lasciare, persino, senza fiato. Edin va gustato a piccole dosi, cosi', come il gocciolato fondente lasciato sciogliere sul palato caldo. Al 42’ del PT 2-0 per l’Inter. Il secondo tempo continua sotto la falsa riga del primo; dominio territoriale e totale dell’Inter di Simone Inzaghi. Al 66’ la doppietta del bosniaco su assist di pregevole fattura di Lautaro che in area di rigore si destreggia, in mezzo a 2 avversari disorientati dalla classe immensa dell'argentino, per servire su un piatto d’argento la palla per il 3-0. Per un Inter mai doma, la ciliegina sulla torta arriva al minuto 80’ del secondo tempo. Dopo ben sessanta giorni torna, finalmente, in campo il re di Milano, quel giocatore andato via, troppo, frettolosamente nell'estate della vittoria dello scudetto e fortunatamente ritornato a “casa” dopo, soltanto, tre mesi dall’esilio dorato nella fredda Londra.


Cosa dire a riguardo?

Il boato del pubblico interista, al rientro dall'infortunio di Big Rom, mi ha fatto venire la pelle d'oca. Anche se da casa, davanti alla TV, l’emozione è stata intensa, tangibile, come quella dei tifosi presenti allo stadio. Come una bella favola da raccontare, il belga ci mette solo due minuti per far esplodere San Siro diventuto, in poche ore, una bolgia festante. Uno-due con il Tucu Correa, entrato a sua volta molto bene in partita, che libera Lukaku davanti al portiere. 4-0 definitivo e Staněk trafitto, passaggio agli ottavi della Coppa dalle grandi orecchie e il sogno continua, insieme, in Champions dopo il grande incubo. Ora la domanda che mi faccio e vi faccio è la seguente: la squadra di Simone Inzaghi, secondo voi, è una squadra europea??? Intanto, aspettando una risposta, mi e vi rinfresco la memoria:

  • Doppia sfida, quest'anno, con il Barca giocata alla grande;
  • L’anno scorso, l’Inter ha dominato contro i Campioni d'Europa in casa e giocata fino all'ultimo a Madrid alla pari; 
  • Agli ottavi, sempre nella scorsa Champions, abbiamo giocato contro un grande Liverpool vincendo ad Anfield e non meritando di perdere in casa.

Adesso sono curioso di vedere la mia Inter a Monaco. In Germania qualificati meritatamente e soprattutto con la mente libera dalle paturnie elettive di un possibile fallimento europeo.
Infanto mi sbilancio, per me l’Inter è una squadra dal gioco europeo. Secondo voi?


Sanfy85

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