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Simone Inzaghi e l'esilio dorato: "tra applausi, silenzi e ingratitudine"!

  Simone Inzaghi, nel silenzio più totale dopo quattro anni intensi, ha lasciato l’Inter. Lo ha fatto pochi giorni dopo una clamorosa e inspiegabile sconfitta per 5-0 nella finale di Champions League contro il PSG, come se la sua squadra non fosse mai realmente scesa in campo. E questo, dopo aver eliminato in semifinale uno dei Barcellona più forti degli ultimi dieci anni, con una prestazione tatticamente perfetta e con quel pizzico di coraggio e fortuna che nel calcio non guastano mai. Il crollo finale, soprattutto in campionato e inspiegabilmente nella partita più importante dell’anno, è stato fatale, ma anche profondamente amaro. Eppure, i Mass media e parte della tifoseria non hanno avuto nessun dubbo: da allenatore in ascesa del calcio europeo a tecnico sopravvalutato e fortunato, il passaggio è stato fulmineo. Inzaghi è stato screditato in fretta e con superficialità, come spesso accade nel nostro Paese quando qualcuno decide di intraprendere strade diverse e quando non ...

#FinoallaFine: Bonucci? No, il vero leader è Danilo🔝 !


Allegri aveva chiesto compattezza e unità di intenti al suo gruppo di giocatori per riacquistare fiducia nei propri mezzi in questo momento di grande difficoltà e la vittoria nel derby contro il Torino ha restituito un po’ di serenità dopo il “mini-ritiro” “imposto” dal disastro con il Maccabi Haifa. Un’unione più facile a dirsi che a farsi visto l’avvio complicato di stagione, soprattutto da quando all’interno dello spogliatoio mancano dei veri leader in grado di trascinare, letteralmente, il gruppo oppure coloro i quali dovrebbero esserlo invece non sono stati reputati all’altezza di importantissimo ruolo. Perché non tutti possiedono la stoffa del trascinatore, non tutti sono capaci allo stesso modo di caricarsi sulle spalle le responsabilità del gruppo, non può bastare, dunque, essere un “senatore” per farsi elevare, automaticamente, a leader  “maximo” di una squadra come la Juventus. Perché vedete Bonucci, colui che avrebbe dovuto raccogliere lo scettro del “potere” che fu di Chiellini, Barzagli e Buffon, ovvero il vecchio e storico gruppo del lungo ciclo vincente bianconero degli ultimi nove anni di cui Leonardo ha fatto parte tra l’altro da grande protagonista, non sembra possedere lo stesso carisma e senso di leadership dei suoi ex compagni di squadra a tal punto da non essere riconosciuto come un vero grande leader della squadra bianconera. Lo stesso Allegri, del resto, gli negò la fascia da capitano quando rientrò alla base dopo la breve parentesi, negativa, rossonera; a proposito una vecchia “ferita”, non  rimarginata del tutto, che i tifosi non gli hanno mai perdonato e che ancora oggi riaffiora di più dopo tanti anni e a maggior ragione in una stagione difficile come questa. Un motivo, evidentemente ci sarà pur stato se Allegri non gli aveva affidato quella fascia e non può essere soltanto dovuto agli screzi che si erano avuti a creare in passato, tra i due, con il famoso “sgabello” di Oporto in tribuna. Per essere dei leader non bastano le solite frasi di circostanza come “io posso guardarmi allo specchio perché so di aver dato sempre tutto”, i messaggi retorici e critici pubblicati sui social, le interviste post partita in cui ammette di non capire i motivi di questo disastro, i faccia a faccia con l’allenatore in allenamento o l’aver portato la squadra sotto la curva prendendosi gli insulti che meritava di ricevere, tra l’altro scena non piaciuta affatto agli ultras Juventini. Alle volte si può essere leader anche in maniera silenziosa e senza proclami di nessun tipo ma evidentemente Bonucci non riesce proprio a calarsi in questo ruolo nemmeno senza farsi notare. Non sono un caso le panchine recenti, come non sono un caso le voci che riportano di un suo addio, difficile, già a gennaio o al termine di questa stagione nonostante le difese di Allegri e le, freschissime, indiscrezioni su un suo possibile rinnovo di un altro anno. Ciò che appare chiaro però è che al momento, un altro componente della rosa sembra maggiormente in grado di trasmettere alla squadra, serenità, grinta, coraggio dentro e fuori dal campo: ed è Danilo Luiz da Silva. Un giocatore che nel corso della sua carriera ha vestito maglie di grandissimi club come Real, City e Porto, grazie alle quali ha accumulato una grande esperienza in grado di trasmetterla anche ai suoi compagni di squadra. Uno che da quattro stagioni ha conquistato il suo ruolo di “pilastro”  alla Juventus calandosi perfettamente nella realtà bianconera, uno dei pochi, negli ultimi tempi, a comprendere che cosa significa possedere il DNA Juventus che, a suon di prestazioni convincenti, si è ritagliato sempre più un ruolo importante all’interno dello spogliatoio, dimostrando, lui, di possedere le caratteristiche  per assumere il “comando” all’interno di una barca che sta sempre più andando alla deriva. Insomma un vero leader, una guida capace grazie  alla sua determinazione e al suo carisma di trascinare i suoi compagni, per non parlare delle analisi lucide fatte durante le interviste post partita, non cercando mai alibi ma solo voglia di riscattarsi già dalla prossima. Prova del ruolo di leader è stato il discorso fatto alla squadra, in campo, poco prima dell’inizio del derby: tutti attorno a lui, l’unico a proferire parole di incoraggiamento e motivazione, con i suoi compagni che lo ascoltavano attentamente. Quindi Danilo e non Bonucci. Si la realtà dei fatti dice questo. Così com’era stato sempre il brasiliano a metterci la faccia dopo la sconfitta di Maccabi dichiarando apertamente che questa non può essere la Juventus e che non basta  riunirsi al campo di allenamento per ritrovare la fiducia nel gruppo ma bisogna pensare alla Juventus continuamente, deve fare anche parte della propria vita, perché questo club ti impone di dare sempre tutto senza rimpianti, ragionando sempre da squadra e mai da singoli. Parole severe ma giuste che ci sarebbe aspettato  di sentire da qualcuno che è da tanto tempo alla Juventus però il calcio è questo ed evidentemente lo scettro del potere è ormai di Danilo e non più di Bonucci nonostante la fascia di capitano sul braccio.

#FinoallaFine

Francesco Indelicato

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