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Simone Inzaghi e l'esilio dorato: "tra applausi, silenzi e ingratitudine"!

  Simone Inzaghi, nel silenzio più totale dopo quattro anni intensi, ha lasciato l’Inter. Lo ha fatto pochi giorni dopo una clamorosa e inspiegabile sconfitta per 5-0 nella finale di Champions League contro il PSG, come se la sua squadra non fosse mai realmente scesa in campo. E questo, dopo aver eliminato in semifinale uno dei Barcellona più forti degli ultimi dieci anni, con una prestazione tatticamente perfetta e con quel pizzico di coraggio e fortuna che nel calcio non guastano mai. Il crollo finale, soprattutto in campionato e inspiegabilmente nella partita più importante dell’anno, è stato fatale, ma anche profondamente amaro. Eppure, i Mass media e parte della tifoseria non hanno avuto nessun dubbo: da allenatore in ascesa del calcio europeo a tecnico sopravvalutato e fortunato, il passaggio è stato fulmineo. Inzaghi è stato screditato in fretta e con superficialità, come spesso accade nel nostro Paese quando qualcuno decide di intraprendere strade diverse e quando non ...

Napoli corsaro🏃 , Mourinho disconnesso dalla realtà😱


La Roma cade in casa contro la 1a in classifica e dice addio al sogno scudetto, ormai una chimera per i giallorossi.

Fino all’80’, sul risultato in bilico di 0-0, abbiamo creduto che la Roma potesse competere, addirittura, per la conquista del tricolore. Il super goal di Osimhen all’80’, tra l’altro di pregevole fattura, ha riportato con i piedi per terra i 50.000 tifosi dell’Olimpico.  

La Roma è scesa in campo con un 3-5-2 mascherato con Pellegrini, principalmente, impiegato in compiti di marcatura sul forte regista napoletano, Lobodka. Il Napoli, invece, si è presentato all’Olimpico con un 4-3-3 spregiudicato con in attacco Osimhen preferito a Raspadori per sfruttare tutta la profondità del campo.

Possesso di palla nettamente a favore del Napoli, 60% contro il 40% dei giallorossi. 12 tiri dei partenopei di cui 5 nello specchio della porta. Misero bottino di sei tiri per la Roma di cui “zero” nello specchio della porta. C’è poco da aggiungere a riguardo perché i numeri sono tutti a favore dei partenopei e raccontano una partita a senso unico, contrariamente a quanto dichiarato da Mourinho a bocce fredde.  

Il Napoli ha dominato sotto tutti i punti di vista - fisico, tecnico, tattico e mentale - anche grazie a un atteggiamento, troppo, remissivo degli avversari. La Roma quando aveva la palla tra i piedi cercava, sistematicamente, di saltare il centrocampo del Napoli con lanci lunghi verso Zaniolo e Tammy Abraham. Entrambi gli attaccanti abbandonati al loro triste destino in una porzione di campo arida di flora e fauna giallorossa. Questo spiega il poco possesso palla della squadra capitolina. I due esterni di centrocampo Karsdorp e Spinazzola impiegati, prevalentemente, in fase difensiva perché troppo spaventati dalle possibili sortite offensive di Lozano e Kvaratskhelia.

Senza l’aiuto degli Highlights e le statistiche non ricordo una sortita offensiva o un misero cross di Karsdorp e Spinazzola nell’aria avversaria. Il nulla cosmico. 

Quindi, in realtà, la Roma ha giocato con un 5-3-2, modulo ultraconservatore dello Special One.

Eppure, il portoghese era stato preventivamente avvisato da Luciano Spalletti. Il veggente toscano aveva chiosato, 24 ore prima della partita, che non esistevano mezze misure per i suoi calciatori. Perché una squadra ambiziosa deve avere sempre una mentalità vincente soprattutto in uno stadio difficile come quello dell’Olimpico. Spalletti ha mantenuto la parola data, il Napoli è sceso sul terreno di gioco convinto dei propri mezzi. La Roma no. Del resto, la mentalità vincente e un approccio propositivo alla partita contano, eccome, nel gioco del calcio e nello sport in generale. 

Troppi calciatori fuori ruolo per i giallorossi, iniziando da Pellegrini e finendo a Zaniolo. Lorenzo Pellegrini non può essere impiegato in un ruolo di copertura per tutti i ’90 minuti di gioco. È un’offesa per il gioco del pallone. Il capitano giallorosso è il miglior calciatore della rosa giallorossa dopo Dybala. Il suo ruolo naturale è quello di trequartista o al massimo mezzala. Lasciarlo in marcatura è un’eresia calcistica bella e buona. Poi c’è anche il caso Zaniolo - praticamente da un anno un oggetto misterioso sui cieli di Roma - che non è un attaccante, ma è una mezzala/trequartista incursore.  

Alla fine della partita Mourinho - come ormai è prassi consolidata per l’allenatore portoghese - si è lamentato per alcuni comportamenti dei calciatori del Napoli (Lozano su tutti, definendolo un cascatore), recriminando per il risultato a sfavore della sua squadra. Forse per sviare l’attenzione da una prestazione molto negativa e da palesi errori di valutazione tecnica.

Lo special one dovrebbe vedere più in casa sua che in quella del Napoli e, magari, fare anche un po' di sana autocritica.  

"Il Napoli non ha meritato, chi segnava un gol vinceva e lo hanno fatto loro ma la prestazione è stata sufficiente".

Dichiarazioni a caldo rilasciate da Mourinho. Dichiarazione senza nessun costrutto e disconnesse dalla realtà perché l’allenatore portoghese non ha fatto proprio nulla per fare quel goal. Nel calcio, del resto, vince sempre chi segna un goal più dell’avversario. Questo lo dovrebbe sapere, molto bene, un allenatore esperto e vincente come l’allenatore portoghese, famoso per il triplete con l’Inter.  

Spalletti ha giocato con una squadra molto offensiva per tutti i novanta minuti di gioco; Osimhen, Lozano, Kvaratskhelia, Zieliński, Ndombele sono tutti giocatori molto offensivi e tecnici. Il tecnico toscano non ha snaturato il credo calcistico della sua squadra. Buona la prestazione di Zieliński, quest’anno uno dei leader massimi del centrocampo azzurro. Sottotono Kvaratskhelia, prestazione sufficiente sotto i suoi attuali standard, ma forse il georgiano ci sta abituando troppo bene, anche a causa della gabbia difensiva della Roma. Mancini e Kvaratskhelia a mordere le caviglie del forte calciatore georgiano.  

Mourinho, sul risultato di 0-0 al 64’ di gioco, toglie il suo miglior attaccante Abraham per Belotti. Un errore imperdonabile, segnale di una mentalità difensiva e con tutto il rispetto da perdente di successo.

“Avrei voluto vincere anch'io come hanno fatto loro: un paio di tiri e un gol".

Se avesse voluto vincere la partita con un paio di tiri, Mou avrebbe lasciato l’inglese in campo e giocato con due punte, passando dal 5-3-2 al 3-4-1-2 con Pellegrini trequartista dietro Belotti e appunto Abraham. Le opzioni c’erano per la Roma, contrariamente da quanto dichiarato dallo stesso Mourinho, sempre alla fine del match per buttare altra benzina sul fuoco.  

"Ma oggi non c'era tanta qualità, in panchina avevo 4 ragazzi e ogni infortunio per una rosa come la nostra diventa un problema…"

Con un po' più di coraggio - quello che è mancato allo Special One - magari poteva giocare Stephan El Shaarawy sulla sinistra, Zaniolo sulla destra con Pellegrini dietro a lanciarli negli spazi. Oppure, poteva giocare con due punte di ruolo per dare fastidio a Jesus e Kim Min-jae, i quali hanno giocato indisturbati nella propria aria di rigore. Nulla di tutto questo. Solo dopo il goal di svantaggio, Mourinho ha provato a cambiare il modulo della sua squadra ma, ormai, la frittata era stata già fatta.

Del resto, come ricordato Spalletti, nel calcio per chi vuole vincere non esiste una via di mezzo; Il Napoli ha giocato a calcio, la Roma no. E' tutta qui la differenza tra le due squadre. Tutto il resto è la solita fuffa dell’allenatore che ha perso malamente contro un avversario più meritevole. La storiaccia più vecchia del mondo.

Infine, per non farsi mancare nulla, la stoccata finale al direttore di gara Massimiliano Irrati reo di aver ammonito troppi calciatori della Roma. 

Come ti sei permesso? Non devi ammonire i calciatori della mia squadra, ma soltanto quelli della squadra avversaria. 

Brutti, bruttissimi, gli episodi violenti dopo la partita, come il testa a testa fino al pestone tra Irrati e Karsdorp.

Questo è un calcio che non ci piace, Mourinho almeno in questo dovrebbe essere più coerente, e invece, purtroppo, è stato il solito difensivista cronico.   

Arsenico17

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