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Simone Inzaghi e l'esilio dorato: "tra applausi, silenzi e ingratitudine"!

  Simone Inzaghi, nel silenzio più totale dopo quattro anni intensi, ha lasciato l’Inter. Lo ha fatto pochi giorni dopo una clamorosa e inspiegabile sconfitta per 5-0 nella finale di Champions League contro il PSG, come se la sua squadra non fosse mai realmente scesa in campo. E questo, dopo aver eliminato in semifinale uno dei Barcellona più forti degli ultimi dieci anni, con una prestazione tatticamente perfetta e con quel pizzico di coraggio e fortuna che nel calcio non guastano mai. Il crollo finale, soprattutto in campionato e inspiegabilmente nella partita più importante dell’anno, è stato fatale, ma anche profondamente amaro. Eppure, i Mass media e parte della tifoseria non hanno avuto nessun dubbo: da allenatore in ascesa del calcio europeo a tecnico sopravvalutato e fortunato, il passaggio è stato fulmineo. Inzaghi è stato screditato in fretta e con superficialità, come spesso accade nel nostro Paese quando qualcuno decide di intraprendere strade diverse e quando non ...

#IlTattico: Analisi tattica di Milan-Juve

 
L’anticipo di sabato ha visto il Milan trionfare per 2-0 su una Juventus poco ambiziosa e per lunghi tratti didattica. Allegri ha pensato di poter arginare il forcing del Milan palleggiando sulla propria metà campo, rinunciando ad aggredire la profondità per non perdere compattezza in difesa. Il 60% di possesso palla da parte dei bianconeri non ha comunque prodotto gli effetti sperati, ha invece permesso al Milan di mettere in pratica la propria filosofia, cioè frapporsi tra le confuse trame di gioco avversarie e ripartire rapidamente una volta riconquistato il pallone, soprattutto sulla sinistra, grazie alle progressioni di Hernandez e Leao.

Col tentativo di togliere gli spazi dietro la linea dei difensori, Allegri ha di fatto consegnato i tre punti al Milan, che con un possesso nettamente minore è comunque stato più pericoloso, andando alla conclusione per ben 21 volte, mentre i tiri complessivi della Juventus sono stati 10. Quest’ultimo dato va letto tenendo conto che la compagine allenata dal livornese ha, da diverse partite, eletto Milik a “regista avanzato”, abbassando la linea d’attacco e cercando di ripartire da posizione piuttosto arretrata, dando così più tempo agli avversari di recuperare le posizioni difensive.

Questo atteggiamento è stato produttivo contro Bologna e Maccabi Haifa, ma sbagliato in partenza con una squadra dotata di grande fisicità come il Milan, capace di attaccare e difendere in modo corale. Col supporto delle immagini, possiamo constatare come Milik sia sempre stato al centro del gioco nella gara del 2 ottobre contro gli emiliani. È infatti il polacco a dare il via alle azioni più pericolose, con Kostic e McKennie larghi sulle fasce e Vlaovic centravanti [Img.1-2-3].

 

Img.1 (Juventus-Bologna)

Img.2 (Juventus-Bologna)

Img.3 (Juventus-Bologna)


Nella trasferta milanese, questo genere di giocata ha prodotto scarsi risultati, anche a causa della difficoltà a occupare correttamente il perimetro dell’area coi centrocampisti, che tendono invece a rimanere troppo bassi e a non inserirsi in posizioni potenzialmente pericolose. La qualità di Milik nel lanciare i compagni è stata quindi vanificata, creando ingorghi lungo le vie centrali e sguarnendo le posizioni intermedie (A-B). Lo vediamo chiaramente grazie alle schede tattiche [Img.4-5-6], che mostrano questo genere di soluzione ripetersi sia col Bologna, sia in occasione dell’ultimo match.

 

Img.4 (Juventus-Bologna)

Img.5 (Milan-Juventus)

Img.6 (Milan-Juventus)

Come dicevamo in precedenza, i rossoneri hanno costruito di più pur palleggiando meno. In larga parte, questo è dovuto alla loro capacità di muoversi compatti durante la fase di pressione. Ciò non significa che i giocatori di pioli siano dei “soldatini” con compiti limitati a una precisa zona di competenza. Al contrario, l’abilità del Diavolo sta proprio nell’avere elementi in grado di sganciarsi temporaneamente dalle consegne generali del mister, per adattarsi con intelligenza alle situazioni che man mano si presentano. È il caso di Kalulu, che al 20’ di gioco, in seguito a un rinvio di Tatarusanu, intuisce la pericolosità di una palla vagante sulla quale si precipita in una frazione di secondo, impedendo a Rabiot di arrivarci e far ripartire l’azione appoggiandosi sui compagni più avanzati [Img.7-8].

 

Img.7 (Milan-Juventus)

Img.8 (Milan-Juventus)


Nell’ultima immagine vediamo il numero 20 che, dopo aver recuperato palla, cerca di far ripartire l’azione con un pallonetto, ma la traiettoria e bassa e la minaccia viene neutralizzata dalla difesa avversaria. La linea di passaggio dell’ultima immagine (la freccia gialla), non sta a indicare la reale intenzione di Kalulu, ma una possibile linea di passaggio per Leao, che è solito aggredire lo spazio (cerchio verde) dietro alla linea di fuorigioco. Malgrado quest’azione non vada a buon fine, è lampante la tendenza del Milan a trasformare immediatamente un recupero palla in un’azione pericolosa, impedendo agli avversari di riprendere posizione sulle marcature preventive.

Nonostante la sconfitta per 3-0 rimediata nella trasferta inglese contro il Chelsea, anche in quella occasione i rossoneri hanno ricercato con continuità questo genere di soluzione. È emblematica, in tal caso, un’azione imbastita da Tonali contro i Blues. Vediamo [Img.9] il centrocampista andare deciso su una palla vagante in prossimità della propria trequarti; dopo aver aperto il gioco su Leao (largo a sinistra nel cerchio giallo), la squadra corre subito in avanti per accompagnare l’azione. Apprezziamo anche la posizione di De ketelaere, molto basso, sceso per dare una mano in fase di copertura, che riprende metri di campo e si proietta deciso verso l’area avversaria. Scelta che dimostra una grande intelligenza tattica, specialmente nel non offrire punti di riferimento e sfuggire così alle marcature degli opponenti, i quali, se lo ritrovano in un secondo momento al centro dell’aria, pronto a ricevere palla sul taglio centrale del portoghese [Img-10-11-12].

 

Img.9 (Chelsea-Milan)

Img.10 (Chelsea-Milan)

Img.11 (Chelsea-Milan)

Img.12 (Chelsea-Milan)
 

Tutt’altra mentalità quella espressa dalla Juve, la quale tende a spaccarsi in due blocchi quando attacca: un blocco di 4-5 uomini in avanti e uno di 5-6 mediamente molto bassi, pronti a intervenire sulle ribattute. Un’idea di calcio arrendevole, che rinuncia alla pressione sui portatori di palla avversari, preferendo attenderli sulla propria metà del campo, posizione in cui Rabiot è molto attivo in interdizione. Una volta perso il pallone, la Juve non cerca ad ogni costo di forzare sul pressing per il recupero, ma si ricompatta all’indietro. Tale comportamento si trasferisce automaticamente agli uomini più avanzati, i quali, invece di accorciare per togliere un tempo di gioco agli avversari, arretrano a centrocampo senza opporre pressione. Qui vediamo chiaramente la difesa del Milan manovrare bassa, con tre uomini bianconeri statici, che lasciano al difensore il tempo d’impostare, ancora una volta, su Leao, pronto allo scatto in avanti [Img.13].

 

Img.13 (Milan-Juventus)

Ciò si ripercuote sull’intera economia di gioco, isolando i reparti tra di loro e costringendo Milik, talvolta anche il terminale offensivo (Vlaovic) a scalare di molto per ricevere palla. Qui vediamo [Img.14] il centravanti serbo scalare sul centrosinistra per dare manforte a Kostic, che non trovando sbocchi in avanti è costretto al retropassaggio [Img.15] e quindi a ricominciare tutto da capo. Altresì, notiamo un altro tema chiave del Milan: i raddoppi e la stretta collaborazione tra compagni nel mantenere sempre due uomini sul portatore di palla e sulle posizioni più pericolose.

 

Img.14 (Milan-Juventus)

Img.15 (Milan-Juventus)

Concludiamo questa panoramica tattica andando ad analizzare l’azione che ha portato al gol di Diaz. Tenendo conto di quanto detto sino a questo momento, possiamo qui [Img.16] meglio constatare quanto la Juventus abbia faticato nel trovare spazi in avanti, con le due punte costrette a scalare di molti metri per dialogare e uscire dal pressing. Il passaggio in orizzontale di Vlaovic per Milik è un errore macroscopico, soprattutto considerando la tendenza degli avversari all’anticipo. In questo caso è Diaz a muovere con profitto verso la palla e approfittare dell’imprecisione del serbo nell’impostare. 

Img.16 (Milan.Juventus)
 

Conclusioni

Difficile salvare qualcosa dalla prestazione juventina: gara sbagliata sotto tutti i punti di vista e mal preparata da Allegri, che sembrava preoccupato più nel contenere i danni che nel creare reali problemi al Milan. La partita si è conclusa con due reti a favore dei rossoneri, la prima maturata dopo un evidente fallo su Cuadrado, ma poco importa, il Milan avrebbe comunque portato a casa il risultato, forte di un impianto tattico ormai collaudato, sul quale si stanno gradualmente inserendo i nuovi arrivi. Allegri ha invece preparato la gara sulla falsariga di Bologna e Maccabi Haifa, cioè sfruttando le vie centrali per i lanci di Milik, ma stavolta, il livello dell'opponente ha concesso pochissimi margini di manovra in avanti. Milan che si mantiene alto in classifica e Juventus che annaspa senza riuscire a trovare continuità nel gioco e nei risultati.

  

Nicola Murrali


 

 

 
 


 

 


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