Confrontando le statistiche delle prime 8 giornate di campionato della stagione 21/22 con quella attuale, emergono dati su cui varrebbe la pena soffermarsi a riflettere. Nella passata stagione, la difesa era meno coinvolta in fase di possesso e, più in generale, era tutta la squadra a palleggiare meno, cercando con insistenza la verticalità e i movimenti senza palla. Al contrario, in questo avvio di campionato, abbiamo notato, sin dalla prima gara col Lecce, la tendenza a palleggiare molto sulla propria metà del campo, mantenendo un baricentro mediamente più basso. Questo atteggiamento ha esposto la squadra a rischi maggiori, specialmente contro formazioni che praticano un pressing alto e paziente, così come contro compagini in grado di chiudere gli spazi a centrocampo, come accaduto nell’ultima partita contro la Roma.
Un dato emblematico riguarda il numero di passaggi eseguiti da Skriniar. Nella stagione 21/22, all’ottava giornata di campionato, lo slovacco aveva effettuato 386 passaggi, di cui 349 andati a buon fine, con una percentuale di riuscita del 90.41%. Nelle prime 8 di questa stagione, i passaggi da lui effettuati sono stati 557, di cui 514 riusciti, con una percentuale di precisione del 92.28%. Ciò significa che il braccetto destro viene maggiormente coinvolto nel giro palla basso, a svantaggio delle percussioni offensive. Infatti, complessivamente, Skriniar ha eseguito ben 171 passaggi in più rispetto all’anno scorso, la maggior parte dei quali in orizzontale. Per comprendere meglio questo dato, basti pensare che la sua media di tocchi a partita è di 78.8, numero solitamente raggiunto dai registi, o comunque da centrocampisti predisposti all’impostazione.
Ciò è dovuto soprattutto all’indicazione di costruire l’azione partendo dalla difesa. Se le statistiche di Skriniar possono sembrare sorprendenti, allora è il caso di soffermarsi un istante sul centrale, in modo specifico su Acerbi, che in 2 partite da titolare in Serie A ha toccato mediamente 87.5 palloni a partita. Numero che sale vertiginosamente se consideriamo anche l’unica gara da lui disputata in Champions League, in occasione della trasferta col Viktoria Plzen, quando i palloni toccati furono ben 129, di cui, malgrado il livello non esaltante dell’avversario, 44 nella propria metà campo.
Dati ancora più interessanti se comparati alle statistiche di Brozovic. Questa stagione, in 7 partite da titolare, il regista dell’Inter ha effettuato 401 passaggi, di cui 349 riusciti (87.03%). Nella stagione 21/22 i passaggi tentati furono invece 405, di cui 371 andati a buon fine (91.6%). Da agosto a oggi, considerando solo il campionato, il croato ha toccato 69.4 palloni a partita, ciò corrisponde a un minore coinvolgimento nel palleggio. Il Dato non dev’essere infatti travisato, poiché, a fronte delle importanti percentuali del pacchetto arretrato, il regista è spesso tagliato fuori dal gioco e costretto a un grande movimento per dettare le linee di passaggio. È infatti di 11.754 la media dei km a partita da lui percorsi, numeri che lo rendono il giocatore più mobile della Serie A.
Prima di entrare nel merito di Inter-Roma, vorrei chiudere questa parentesi statistica andando a leggere con voi i numeri inerenti Lautaro Martinez, cioè l’attaccante più utilizzato in questo avvio di stagione. La statistica più interessante, che lo colloca primo in Serie A, riguarda i tiri: 28 complessivi, di cui 8 in porta e ben 15 fuori, mentre i gol sono stati appena 3 in 8 presenze. Ciò è dovuto all’arretramento del baricentro, che costringe gli attaccanti a giocare più in prossimità del centrocampo e quindi a calciare con più frequenza da posizione sfavorevole. L’abbassamento del baricentro ha inoltre concesso agli avversari un vantaggio posizionale sui cross e le palle filtranti.
Passando brevemente alla partita contro i capitolini, persa per 1-2 dall’Inter, possiamo dire che la tattica utilizzata da Mourinho è stata studiata proprio in funzione del palleggio basso avversario. Non è un caso se, con sorpresa dei più, Pellegrini sia stato schierato nell’atipica posizione di prima punta, con Zaniolo e Dybala sulla trequarti [Img.1]. Lo scopo di questa mossa a sorpresa è stato quello di mandare in tilt le prime linee di passaggio nerazzurro. Il numero 7 giallorosso è infatti andato a frapporsi tra Acerbi e Asllani in fase di non possesso, riducendo drasticamente i margini per impostare l’azione con costrutto. Mentre in fase di costruzione, scalava a centrocampo per impostare [Img.2]
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Come detto all’inizio, l’Inter soffre in modo particolare le squadre abili nel portare un pressing avanzato e in grado di occupare in modo razionale gli spazi a centrocampo. È questo il caso della Roma che, come detto, ha prima di tutto messo in crisi l’asse Acerbi-Asllani con l’intelligenza tattica di Pellegrini, ed ha poi limitato l’azione dei braccetti, sui quali erano i due trequartisti ad andare in pressione. Intelligente anche l’istruzione di non lasciare spazio alle mezze ali, pressate molto bene dai mediani e dai quinti. Per meglio comprendere questa mossa, basti considerare le numerose volte in cui Barella è stato costretto all’errore dalla pressione di Spinazzola e Matic, come accaduto proprio nel caso dell’azione che ha cagionato il gol di Dybala [Img.3].
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I reparti della Roma sono inoltre rimasti molto compatti per quasi tutta la partita. L'attaccante e i trequartisti, assieme ai mediani, hanno occupato bene gli spazi centrali andando a costruire una sorta di pentagono [Img.4], con una prima linea di 3 e una seconda linea di 2, a cui si aggiungeva l’estrema mobilità dei quinti, molto abili a leggere le trame di gioco avversarie. Diametralmente opposto l’atteggiamento dei nerazzurri: reparti scollegati e difesa lasciata sola a palleggiare in orizzontale, schiacciata sulla propria trequarti e senza sbocchi. Drammatico l’uso dei quinti da parte di Inzaghi, con Dimarco e Dumfries in linea con gli attaccanti e Barella con Cahlanoglu costretti a scalare sulla fascia per aiutare la squadra in uscita.
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Concludendo. Questo stile tattico ha prodotto un incremento del dispendio di energie, con giocatori che corrono molto senza palla, ma faticano a trovare gli spazi. Soprattutto Barella, che da mezzala sta vivendo un periodo di profonda involuzione, in particolare durante la fase di transizione negativa. Difficile, inoltre, negare che questa squadra manchi di uomini in grado di saltare l’avversario. Non a caso, nella passata stagione, la maggior parte delle volte era proprio Perisic ha saltare in dribbling la prima linea di pressione.
Nicola Murrali
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