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Simone Inzaghi e l'esilio dorato: "tra applausi, silenzi e ingratitudine"!

  Simone Inzaghi, nel silenzio più totale dopo quattro anni intensi, ha lasciato l’Inter. Lo ha fatto pochi giorni dopo una clamorosa e inspiegabile sconfitta per 5-0 nella finale di Champions League contro il PSG, come se la sua squadra non fosse mai realmente scesa in campo. E questo, dopo aver eliminato in semifinale uno dei Barcellona più forti degli ultimi dieci anni, con una prestazione tatticamente perfetta e con quel pizzico di coraggio e fortuna che nel calcio non guastano mai. Il crollo finale, soprattutto in campionato e inspiegabilmente nella partita più importante dell’anno, è stato fatale, ma anche profondamente amaro. Eppure, i Mass media e parte della tifoseria non hanno avuto nessun dubbo: da allenatore in ascesa del calcio europeo a tecnico sopravvalutato e fortunato, il passaggio è stato fulmineo. Inzaghi è stato screditato in fretta e con superficialità, come spesso accade nel nostro Paese quando qualcuno decide di intraprendere strade diverse e quando non ...

Genesi per la felicità

 

 
Il celebre filosofo greco Platone sostiene che l’uomo più felice è quello nel cui animo non c’è nessuna traccia di cattiveria.
Questo è il motivo principale per cui non riesco a essere felice per un periodo di tempo superiore a trenta secondi? Anche meno, per la verità, ahimè. L’esperienza acquisita, durante il viaggio della vita, mi ha trasformato in un uomo incapace di essere felice per più di 30 secondi?

Sia chiaro non mi lamento di questo e non voglio neppure essere la classica vittima del tempo che passa. Fatemi la cortesia di leggermi, senza giudicare, perché non sono un egoista. Oggi, anzi, condivido l’infelicità con chiunque abbia voglia di ascoltarmi.

Seneca, filosofo romano, sostiene che l’unica cosa che ci appartiene per davvero è il tempo che in parte ci viene strappato di mano, in parte ce lo sottraggono con delicatezza e in parte scivola via senza che ce ne accorgiamo.

Il tempo, purtroppo, lo conoscete tutti e non c’è nemmeno bisogno di convenevoli presentazioni: i segni sono ben visibili sul corpo e nello spirito come i semi piantati in un campo di grano in Autunno. Fanno eccezione, alla regola dell’infelicitàsolo i bambini perché loro non possono essere malvagi, data la poca esperienza di vita e perché loro hanno una visione relativa del tempo. “Come faccio a saperlo? Sono stato anche io un bambino!”.

Ho trascorso infiniti pomeriggi in un cortile a tirar calci a un pallone! Ero “io” il padrone di me stesso e nessun altro, per nulla al mondo, avrebbe osato strappare via il tempo dalla mia giovane mano.  

A volte ci provava solo la signora del primo piano. Lei mi redarguiva con la terribile minaccia di bucare il pallone: “Se non la finisci di tirare la palla sul mio balcone, io ti giuro che te lo buco quel maledetto pallone!”; Esclamava quella povera donna disgraziata, malata d’infelicità “cronica” a causa dei suoi anni svaniti, passati e andati: “Via! Puff! Non ci sono più!

Va bene, signora! Non lo faccio più basta che mi ridia subito indietro il mio fedele pallone. Lo giuro sulla testa di mio fratello più grande!”. Le dicevo con un sorriso beffardo e più falso di quello di un feroce satanello.

A quei tempi,  eravamo bambini astuti come serpenti e puri come bianche colombe. Gli infelici ci facevano un baffo e li scrutavamo, dal basso verso l’alto, con fare sospetto: “Vada retro Satana!”.

“Dai! Dai!! Passami la palla! Passa la palla!” 

Strepito, come un assennato, al compagno di squadra aggiudicato, poco prima, da un patto solenne siglato dalla conta tra due bimbi: “Pari o Dispari? Pari! Alessandro tu vieni come me!”

“Se nella tua squadra hai preso Alex, allora Peppe viene come me!”.

In questo modo, a quei tempi, si formavano le più grandi squadre di calcio della storia. Con la conta e non con le attuali trattative barocche del calciomercato. 

Procuratore, zio, fratello, padre, mamma, moglie e amico dell’amico: Tutti vogliono la loro fetta della torta. Alla fine, si prenderanno tutti un terribile diabete.

Eh, che cazzo di modo di fare è questo?”

Al contrario, per noi bambini tutto era maledettamente semplice come avrebbe dovuto esserlo per sempre perché la vita stessa è unica come lo è il sorgere e il tramontare del sole, il bagliore della luna, il luccicar delle stelle, il pianto di un neonato, il canto delle cicale d’estate, il saluto di un estraneo... il respiro di un albero.

Oggi purtroppo, non mi resta che certificare: niente per il sottoscritto è più come una volta! Io non mi sollazzo più in un cortile e da anni, non faccio più la conta: “pari o dispari?”.  Ma oggi non m’importa! L’infelicità la metto, sottochiave, per poche ore in un cassetto.

Alle ore 16 gioca a calcetto il mio nipotino che prenderei a baci e carezze, quando con quell’espressione astuta, come un serpente con il viso puro come la più bianca delle colombe al mondo, mi chiede: “Zio per favore mi puoi allacciare le stringhe delle scarpe?”.

Il tempo, oggi, fortunatamente scivola via per poche ore... È la mia genesi per la felicità! 


Arsenico17

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