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“Io senza calcio non sto bene. Fosse per me arriverei a morire in tuta, a novant'anni, all'aria aperta, a insegnare pallone a qualche ragazzo che avesse ancora voglia di starmi a sentire”. [Zdnek Zeman]
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In nome del Padre, Davide Astori 💕
Anche perché la vita non può essere paragonata a un lungometraggio di Martin Scorsese, anche se talvolta ci va molto vicino.
Davide è destinato a fare la dura gavetta dal settore giovanile fino a quello professionistico. C’est la vie. Prendere o lasciare. Quando parti dal basso, ogni giorno è una nuova opportunità per dimostrare il tuo talento al mondo e una volta raggiunto l’obiettivo, nessuno sarà così stupido da privartene senza una valida ragione al mondo.
Davide inizia la carriera nella Primavera del Ponte San Pietro. Quelli sono gli anni più belli, i migliori anni della nostra vita. Nonostante i piccoli, ma grandi sacrifici di un piccolo, grande, uomo: “Avevo solo il calcio in mente. Quel campetto di periferia dove l’inverno non trovavi un filo d’erba nemmeno con una lente d’ingrandimento; tuttavia quel campetto, odiato e amato, era il nostro San Siro. Il pallone pesava più di dieci chili e d’inverno s’inzuppava d’acqua fino a diventare duro come un macigno, troppo pesante da spostare anche per il più forzuto dell’allegra compagnia. Il fango dentro le scarpette usurate e tra i tacchetti con i fili d’erba e, ahimè, nelle calze e, persino, fin dentro le mutande per la gioia di mamma.
“Davide prima di entrare in casa, togliti le scarpe, per favore!”.
Ora i palloni sono così leggeri, sembrano pieni d’aria e con un tiro vanno dritti in cielo, oltre le nuvole.
Alla fine di ogni allenamento c’era sempre l’ultimo tiro verso la porta. Poi tutti a casa, ma mai domi e stanchi. Pane e salame per merenda.
Davide questa sera vai a letto prima. Domani ti ricordi?
Si, papà d’accordo.
Hai anche la scuola oltre al calcio. Mi raccomando Davide, lo studio viene prima di tutto.
Ti voglio bene, papà.
Sfatiamo un altro luogo comune della vita, quello che tra il dire e il fare c'è sempre di mezzo il mare. Proverbio non applicabile per Davide, perché nella vita c’è sempre l’eccezione alla regola. E oggi non mi fate arrabbiare! Davide è un tipo tosto, nonostante quella faccia pulita da bravo ragazzo, al quale affideresti la tua morosa per la notte più lunga di tutte. Davide è determinato a diventare un calciatore professionista. Il ragazzo con tanti sogni nel cassetto non vuole diventare una semplice meteora o, peggio ancora, una sterile figurina di cartone da attaccare per una sola stagione nell’album dei calciatori Panini.
Nella vita nessuno ti regala niente. E’ la regola delle regole, la regola madre, soprattutto per chi si appresta a lasciare il comodo nido familiare. Difatti, dopo una lunga militanza nella Primavera nel Ponte San Pietro - squadra satellite del Milan - Davide va a spaccare la legna in serie C1, prima nel Pizzighettone e poi nella Cremonese. Nel 2008 l’esordio in Serie A con i colori rossoblù della gloriosa maglia del Cagliari; Quella mitica di Gigi Riva - Rombo di Tuono per tutti i cagliaritani - il più grande attaccante italiano di tutti i tempi.
Nella bellissima cornice sarda - come un gabbiano controvento - Davide ci resta per sei indimenticabili stagioni dal 2008 al 2014. Proprio tutti in Sardegna - all’orecchio si racconta anche l’Anonima Sequestri - vogliono un gran bene a quel ragazzo dalla faccia pulita.
Davide decide nuovamente di abbandonare il comodo nido familiare per volare sempre più alto, controvento. Ricordate? Perché ogni giorno è un’opportunità per dimostrare il tuo talento al mondo.
Il 24 Luglio del 2014 nel pieno della sua maturità calcistica, Astori è chiamato a vestire i colori della magica maglia della Roma.
Musica per il violino scordato di Rudi Garcia che ha bisogno - come il cacio sui maccheroni - di un difensore esperto e affidabile come l’ex cagliaritano. Il tempo passa per tutti, ma spesso ti spiega: Dalla primavera del Ponte San Pietro, Astori si ritrova a contendere il posto da titolare a calciatori di livello internazionale come il marocchino Medhi Benatia e il brasiliano Leandro Castán. Alla fine del campionato, la Roma conquista il secondo posto in classifica - anche grazie alle ventinove presenze di Davide Astori - subito dopo la Juventus cannibale che, da allora, non si fermerà più nemmeno per pisciare. Purtroppo, il prestito oneroso di due milioni non si trasforma in una proposta di acquisto da parte dei giallorossi. Davide rientra subito alla base, nella sua amata Cagliari, ma ci resta soltanto per poche settimane. Il tempo necessario per pianificare un altro viaggio. Il gabbiano in volo sempre controvento.
Il 4 Agosto 2015 è ufficializzato il suo passaggio alla Fiorentina nella quale diventa il capitano e, suo malgrado, un mito da rimpiangere per i tifosi gigliati e gli amanti del calcio vero, quello fatto di uomini e storie da raccontare.
"O capitano! mio capitano!
O Capitano! mio Capitano! il nostro viaggio tremendo è terminato;
la nave ha superato ogni ostacolo, l'ambìto premio è conquistato;
vicino è il porto, odo le campane, tutto il popolo esulta,
mentre gli occhi seguono l'invitto scafo, la nave arcigna e intrepida;
ma o cuore! cuore! cuore!
o gocce rosse di sangue,
là sul ponte dove giace il mio Capitano,
caduto, gelido, morto".
Il 4 marzo 2018 il corpo caduto, gelido, morto di Astori viene ritrovato senza vita in un albergo di Udine che ospita la Fiorentina per la partita contro l'Udinese del 27º turno di Serie A; secondo i risultati dell'autopsia, il calciatore è deceduto per morte cardiaca improvvisa seguita a fibrillazione ventricolare dovuta a una cardiomiopatia aritmogena silente.
Davide Astori ci lascia, in eredità, una valigia piena di ricordi e la consapevolezza che la vita è un dono prezioso, al contrario la morte un mistero di difficile comprensione.
Ma oggi, caro Davide, a distanza di anni dalla tua tragica morte, ci pare che ci sei perché se non possiamo amare così tanto e farci amare, a cosa serviremmo?
Dedicato: alla piccola Vittoria
Arsenico17
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