
La Roma perde 0-1 il derby
della Capitale contro una Normal Lazio potata dei petali migliori della
rosa, Ciro Immobile e Sergej Milinković-Savić; Il primo - Ciro - è
l’attuale marcatore della rosa biancoceleste con 6 goal all’attivo, il secondo è
il Sergente (3 goal messi in cassaforte e una quantità industriale di assist), forse, uno dei migliori
centrocampisti al mondo in questo momento. Togliamo pure il forse di mezzo. Due
assenze pesantissime per i biancocelesti. Mancano all’appello nove goal in due,
statisticamente parlando.
Partita, sicuramente, decisa
dall’errore tecnico di un disattento, quanto sprovveduto e purtroppo recidivo, Ibanez
che favorisce la marcatura al ’29 dell’altro asso brasiliano, Felipe Anderson; un cavallo di ritorno in casa Lazio.
Per quest’ultimo è un giochino semplice, semplice, insaccare, in solitaria, la
porta avversaria protetta da un’incolpevole Rui Patricio. Alla fine, il portoghese,
tutto sommato, sarà il migliore in campo per i giallorossi. Voto 6.5, meritato, per l’uomo di fiducia dello Special One.
La Roma avrebbe tutto il
tempo per reagire, ma diventa difficile per una squadra che fa della difesa la migliore
freccia nel suo arco. I giallorossi fanno la
partita o meglio cercano di essere più propositivi dei laziali, ma spesso l’intenzione
fa l’uomo ladro anche nel calcio: - 59,1% di possesso palla a favore della Roma;
- Tiri in porta 2, contro i 3 dei laziali;
- Tiri totali 8, contro 5 dei laziali;
- 4 calci d’angolo a favore contro 2 della Lazio.
Partita molto difensiva,
accorta, quella della Lazio, tutta raccolta in un piccolo fazzoletto di campo
tra la propria difesa e la trequarti. Tattica pensata e ragionata - quella di Mr.
Sarri - condizionata dall’assenza di un bomber di razza come Ciro Immobile e di un assist man micidiale come il forte centrocampista serbo. Perdita che vale doppio per il tecnico toscano. L’ex romanista Pedro
è il classifico rimpiazzo dell'ultima ora, ma sempre molto utile alla causa laziale per
la sua grande esperienza e riconosciuta intelligenza tattica. Provedel è l’uomo in più della Lazio che, durante i novanta
minuti di gioco, tocca il maggior numero di palloni del match; Questo aspetto
ci fa capire, in maggior misura, la tattica molto guardinga utilizzata dal
maestro toscano, Maurizio Sarri.
Come dimostra il possesso
palla a favore dei giallorossi, la Roma cerca di fare gioco ma lo fa in modo
sterile e oserei sostenere, concettualmente, molto sbagliato e recidivo visto i
recenti trascorsi negativi (Napoli docet). Infatti, i 3 centrali difensivi - Mancini,
Smalling e Ibanez - sono gli uomini più coinvolti in fase di regia dei giallorossi.
Incredibile, ma tutto vero come abbiamo detto, scritto e ribadito più volte in
questo blog.
Mourinho assegna, preventivamente e consapevolmente, ai tre
baluardi difensivi la costruzione del gioco della sua squadra. La regia per intenderci. È un azzardo
micidiale - prima o poi scapperà il morto durante i novanta minuti, così come è successo, domenica pomeriggio, nella partita più importante dell'anno -
soprattutto quando la squadra avversaria è in grado di effettuare un feroce pressing
alto sui portatori di palla avversari.
Infatti, manco a dirlo, quella
vecchia volpe di Maurizio Sarri ci mette Zaccagni, Anderson e Pedro a
fare un pressing alto sui tre portatori di palla per interrompere le trame di
gioco complesse e poco fluide dei giallorossi.
Questa tattica risulta essere
vincente, soprattutto, perché costringe i tre difensori della Roma a saltare,
con grande difficoltà, sistematicamente, il centrocampo per cercare
verticalizzazioni verso le due fasce - soprattutto quella destra alla ricerca
disperata di Nicolò Zaniolo - o con lanci lunghi verso il povero Abraham,
lasciato da solo a fare sportellate con i difensori avversari. Quest’ultimo,
sempre, in grande difficoltà perché non è facile per nessuno giocare, sistematicamente,
spalle alla porta e, per di più, con palle alte e sporche che gli arrivano
dalla difesa. Nel calcio, poi, ci sono anche i difensori dell’altra
squadra e, in questo caso specifico, Romagnoli e Casale avranno vita
facile nel gioco aereo sul centravanti inglese. Il fortino laziale, alla fine
del match, risulterà inespugnabile anche perché la Roma ha sparato a salve durante
tutto il derby.
Molto pesante l’assenza di Spinazzola, l’unico capace di saltare l’uomo
e crossare nel mezzo. Incalcolabile quella di Dybala, l'unico in grado di accendere la luce anche quando il gioco latita in casa Roma.
La Roma non vola più, addio
sogni di gloria accesi subito dopo l’acquisto di Dybala; sono 13 le
partite giocate di cui 8 vinte, 4 perse e soltanto 1 pareggiata. Magrissimo è il bottino per i giallorossi soprattutto considerando le ambizioni legittime del club e della proprietà in primis.
Non resta altro che l’Europa
League e valla buttare di questi tempi in Serie A, molto, bui per i lupacchiotti; la
Roma di Mou trova un abbordabile Salisburgo per gli ottavi della
competizione europea.
La Lazio vola a terzo posto e
non resta Immobile in classifica a differenza dei cugini che rimpiangono - forse troppo - l'infortunato Dybala.
La Roma attacca, prevalentemente,
dalla fascia destra, ma da quella zona non si passa grazie alla prestazione
sontuosa di Marusic e, molto buona, di un sacrificato - solo per una
giusta causa - Luis Alberto. Vita facile per i due laziali, anche perché Karsdorp è un centrocampista destro molto mediocre, tutto fumo e niente arrosto. Zeki Çelik non è da meno, purtroppo.
Tattica sbagliata quella di
Mourinho con una difesa a tre che, spesso, diventa a cinque perché i due centrocampisti
esterni si abbassano a difendere; Quindi la Roma passa dal 3-4-2-1 al 5-4-1 o 5-3-2.
La vince Sarri giocando da allievo, stilisticamente alla Mourinho, e
facendo di necessità virtù.
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