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Simone Inzaghi e l'esilio dorato: "tra applausi, silenzi e ingratitudine"!

  Simone Inzaghi, nel silenzio più totale dopo quattro anni intensi, ha lasciato l’Inter. Lo ha fatto pochi giorni dopo una clamorosa e inspiegabile sconfitta per 5-0 nella finale di Champions League contro il PSG, come se la sua squadra non fosse mai realmente scesa in campo. E questo, dopo aver eliminato in semifinale uno dei Barcellona più forti degli ultimi dieci anni, con una prestazione tatticamente perfetta e con quel pizzico di coraggio e fortuna che nel calcio non guastano mai. Il crollo finale, soprattutto in campionato e inspiegabilmente nella partita più importante dell’anno, è stato fatale, ma anche profondamente amaro. Eppure, i Mass media e parte della tifoseria non hanno avuto nessun dubbo: da allenatore in ascesa del calcio europeo a tecnico sopravvalutato e fortunato, il passaggio è stato fulmineo. Inzaghi è stato screditato in fretta e con superficialità, come spesso accade nel nostro Paese quando qualcuno decide di intraprendere strade diverse e quando non ...

La perde Mou, con una tattica recidiva e kamikaze ✈. Sarri la gioca da Allievo e supera il maestro🤴

La Roma perde 0-1 il derby della Capitale contro una Normal Lazio potata dei  petali migliori della rosa, Ciro Immobile e Sergej Milinković-Savić; Il primo - Ciro - è l’attuale marcatore della rosa biancoceleste con 6 goal all’attivo, il secondo è il Sergente (3 goal messi in cassaforte e una quantità industriale di assist), forse, uno dei migliori centrocampisti al mondo in questo momento. Togliamo pure il forse di mezzo. Due assenze pesantissime per i biancocelesti. Mancano all’appello nove goal in due, statisticamente parlando.
Partita, sicuramente, decisa dall’errore tecnico di un disattento, quanto sprovveduto e purtroppo recidivo, Ibanez che favorisce la marcatura al ’29 dell’altro asso brasiliano, Felipe Anderson; un cavallo di ritorno in casa Lazio. Per quest’ultimo è un giochino semplice, semplice, insaccare, in solitaria, la porta avversaria protetta da un’incolpevole Rui Patricio. Alla fine, il portoghese, tutto sommato, sarà il migliore in campo per i giallorossi. Voto 6.5, meritato, per l’uomo di fiducia dello Special One.  
La Roma avrebbe tutto il tempo per reagire, ma diventa difficile per una squadra che fa della difesa la migliore freccia nel suo arco. I giallorossi fanno la partita o meglio cercano di essere più propositivi dei laziali, ma spesso l’intenzione fa l’uomo ladro anche nel calcio:  
  • 59,1% di possesso palla a favore della Roma;  
  • Tiri in porta 2, contro i 3 dei laziali;
  • Tiri totali 8, contro 5 dei laziali; 
  • 4 calci d’angolo a favore contro 2 della Lazio.
Partita molto difensiva, accorta, quella della Lazio, tutta raccolta in un piccolo fazzoletto di campo tra la propria difesa e la trequarti. Tattica pensata e ragionata - quella di Mr. Sarri - condizionata dall’assenza di un bomber di razza come Ciro Immobile e di un assist man micidiale come il forte centrocampista serbo. Perdita che vale doppio per il tecnico toscano. L’ex romanista Pedro è il classifico rimpiazzo dell'ultima ora, ma sempre molto utile alla causa laziale per la sua grande esperienza e riconosciuta intelligenza tattica. Provedel è l’uomo in più della Lazio che, durante i novanta minuti di gioco, tocca il maggior numero di palloni del match; Questo aspetto ci fa capire, in maggior misura, la tattica molto guardinga utilizzata dal maestro toscano, Maurizio Sarri.
Come dimostra il possesso palla a favore dei giallorossi, la Roma cerca di fare gioco ma lo fa in modo sterile e oserei sostenere, concettualmente, molto sbagliato e recidivo visto i recenti trascorsi negativi (Napoli docet). Infatti, i 3 centrali difensivi - Mancini, Smalling e Ibanez - sono gli uomini più coinvolti in fase di regia dei giallorossi. Incredibile, ma tutto vero come abbiamo detto, scritto e ribadito più volte in questo blog. 
Mourinho assegna, preventivamente e consapevolmente, ai tre baluardi difensivi la costruzione del gioco della sua squadra. La regia per intenderci. È un azzardo micidiale - prima o poi scapperà il morto durante i novanta minuti, così come è successo, domenica pomeriggio, nella partita più importante dell'anno - soprattutto quando la squadra avversaria è in grado di effettuare un feroce pressing alto sui portatori di palla avversari.
Infatti, manco a dirlo, quella vecchia volpe di Maurizio Sarri ci mette Zaccagni, Anderson e Pedro a fare un pressing alto sui tre portatori di palla per interrompere le trame di gioco complesse e poco fluide dei giallorossi. 
Questa tattica risulta essere vincente, soprattutto, perché costringe i tre difensori della Roma a saltare, con grande difficoltà, sistematicamente, il centrocampo per cercare verticalizzazioni verso le due fasce - soprattutto quella destra alla ricerca disperata di Nicolò Zaniolo - o con lanci lunghi verso il povero Abraham, lasciato da solo a fare sportellate con i difensori avversari. Quest’ultimo, sempre, in grande difficoltà perché non è facile per nessuno giocare, sistematicamente, spalle alla porta e, per di più, con palle alte e sporche che gli arrivano dalla difesa. Nel calcio, poi, ci sono anche i difensori dell’altra squadra e, in questo caso specifico, Romagnoli e Casale avranno vita facile nel gioco aereo sul centravanti inglese. Il fortino laziale, alla fine del match, risulterà inespugnabile anche perché la Roma ha sparato a salve durante tutto il derby.
Molto pesante l’assenza di Spinazzola, l’unico capace di saltare l’uomo e crossare nel mezzo. Incalcolabile quella di Dybala, l'unico in grado di accendere la luce anche quando il gioco latita in casa Roma.
La Roma non vola più, addio sogni di gloria accesi subito dopo l’acquisto di Dybala; sono 13 le partite giocate di cui 8 vinte, 4 perse e soltanto 1 pareggiata. Magrissimo è il bottino per i giallorossi soprattutto considerando le ambizioni legittime del club e della proprietà in primis.
Non resta altro che l’Europa League e valla buttare di questi tempi in Serie A, molto, bui per i lupacchiotti; la Roma di Mou trova un abbordabile Salisburgo per gli ottavi della competizione europea.
La Lazio vola a terzo posto e non resta Immobile in classifica a differenza dei cugini che rimpiangono - forse troppo - l'infortunato Dybala.

La Roma attacca, prevalentemente, dalla fascia destra, ma da quella zona non si passa grazie alla prestazione sontuosa di Marusic e, molto buona, di un sacrificato - solo per una giusta causa - Luis Alberto. Vita facile per i due laziali, anche perché Karsdorp è un centrocampista destro molto mediocre, tutto fumo e niente arrosto. Zeki Çelik non è da meno, purtroppo.

Tattica sbagliata quella di Mourinho con una difesa a tre che, spesso, diventa a cinque perché i due centrocampisti esterni si abbassano a difendere; Quindi la Roma passa dal 3-4-2-1 al 5-4-1 o 5-3-2.   
La vince Sarri giocando da allievo, stilisticamente alla Mourinho, e facendo di necessità virtù. 

Arsenico17

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