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Simone Inzaghi e l'esilio dorato: "tra applausi, silenzi e ingratitudine"!

  Simone Inzaghi, nel silenzio più totale dopo quattro anni intensi, ha lasciato l’Inter. Lo ha fatto pochi giorni dopo una clamorosa e inspiegabile sconfitta per 5-0 nella finale di Champions League contro il PSG, come se la sua squadra non fosse mai realmente scesa in campo. E questo, dopo aver eliminato in semifinale uno dei Barcellona più forti degli ultimi dieci anni, con una prestazione tatticamente perfetta e con quel pizzico di coraggio e fortuna che nel calcio non guastano mai. Il crollo finale, soprattutto in campionato e inspiegabilmente nella partita più importante dell’anno, è stato fatale, ma anche profondamente amaro. Eppure, i Mass media e parte della tifoseria non hanno avuto nessun dubbo: da allenatore in ascesa del calcio europeo a tecnico sopravvalutato e fortunato, il passaggio è stato fulmineo. Inzaghi è stato screditato in fretta e con superficialità, come spesso accade nel nostro Paese quando qualcuno decide di intraprendere strade diverse e quando non ...

Putesse Essere Allero

È più facile segnare sei gol all'Ajax in Olanda, farne quattro al magico Liverpool di Klopp, vincere in trasferta contro i campioni d'Italia del Milan, passare agevolmente il proprio girone di Champions con due giornate d’anticipo, essere primi in Serie A e ad ampia distanza dalle inseguitrici, mettere in fila dodici vittorie consecutive tra Italia e Europa, che “finire” diritti nelle prime pagine dei giornali, perché sentire il gusto del successo per una tifoseria che sta letteralmente sognando ad occhi aperti, come non accadeva dai tempi di maradoniana memoria, poter essere per una volta, meritatamente, al centro dell’attenzione è forse chiedere troppo. Paradossalmente, è più complicato per il Napoli essere apprezzato dai media, nazionali, per questo magico inizio di stagione, che mettere in serie prestazioni di altissimo livello con numeri da capogiro praticamente in ogni campo. Questa almeno è la sensazione che si percepisce nella tifoseria napoletana che fa bene a essere scaramantica, al punto giusto, ma nello stesso tempo non ci sta affatto a sentirsi in qualche maniera sminuita quando la loro squadra viaggia a ritmi da big four d’Europa e che, francamente, noi ci sentiamo assolutamente di condividere.

Fatta questa piccola e doverosa premessa, la sensazione da osservatori esterni è che questo Napoli abbia acquisito la consapevolezza, passo dopo passo, dell'essere diventato una grande squadra. Per questo motivo noi di SpaceserieA sin dal momento in cui a Napoli c’era aria di contestazione attorno ad Aurelio De Laurentiis, c’eravamo esposti sui partenopei, andando controcorrente verso chi denigrava il mercato fatto da Cristiano Giuntoli sia in entrata, Simeone e Raspadori su tutti, che soprattutto in uscita, con le partenze dei giocatori storici più rappresentativi ma non finisce qui perché in un certo senso, anche il lavoro svolto da Luciano Spalletti è stato al centro dei dibattiti tra chi puntava il dito verso l’allenatore toscano reo, secondo parte della tifoseria e di alcuni organi della carta stampata, di aver perso l’occasione di vincere lo scudetto vista l’incertezza vissuta nello scorso campionato e chi invece, in pochissimi per la verità, lo elogiavano per l’aver comunque portato il Napoli in Champions League, un risultato per niente affatto scontato come si è cercato di farlo passare. Dicevamo di una consapevolezza acquisita nel tempo, a suon di prestazioni, che non si limita soltanto ai risultati ottenuti sul campo ma tutto è anche il frutto di una grande preparazione atletica fatta sulle gambe dei giocatori da parte dello staff tecnico partenopeo oltre che di un lavoro straordinariamente certosino operato sulla “testa” da parte di Luciano Spalletti che sta avendo il merito di saper “isolare” benissimo i suoi uomini da qualsiasi possibile distrazione esterna. Anche l’anno  scorso erano partiti con risultati simili, dieci vittorie di fila in campionato, però si è capito sin da subito quest’anno che ci fosse qualcosa di diverso nell’atteggiamento della squadra ma soprattutto nella voglia di vincere e stupire come non si era potuto ammirare pienamente nell’ultima parte della scorsa stagione. Un Napoli che anche privo degli uomini di maggior talento, come Kvara e Osimhen, ha dimostrato comunque solidità, compattezza e appunto consapevolezza dei propri mezzi senza mai dubitare di ogni singolo componente della rosa, eccetto il solo Diego Demme, andando anche oltre le più rosee aspettative contro avversari di un certo peso specifico. Gli uomini di Spalletti oggi sono superiori, soprattutto in Italia, a tutti, sotto ogni punto di vista: fisico, tecnico ma principalmente mentale. Ad impressionare, non sono solo gli altissimi ritmi da rullo compressore con il quale il Napoli ha sovrastato gli avversari ma anche la sua incredibile capacità di adattamento in base all’andamento di ogni singola partita superando le, minime, difficoltà presentatasi in quelle rare occasioni. I partenopei hanno dimostrato che  possono vincere in trasferta segnando sei gol e strapazzando i quattro volte campione d’Europa dell’Ajax oppure nello stesso tempo che possono trionfare anche non senza difficoltà e con il minimo sforzo in gare sporche come quelle di Roma, Bergamo e Milano.

Dunque il concetto di estetica non si può più soltanto legare, come dicono i soloni del calcio, al bel giuoco, inteso dunque come pressing alto, dribbling perfetti, goleade e passaggi a corto raggio. Quella del Napoli è una bellezza quasi artistica che però sa perfettamente quando deve trasformarsi in efficacia adatta a vincere le partite. E se è vero il detto che il miglior attacco è sempre la miglior difesa, Spalletti ha saputo infondere ai suoi ragazzi anche la sacra arte del difendere bene e con ordine, il Napoli infatti, a dispetto dell’ultima gara con l’Udinese, ha dimostrato di aver imparato alla perfezione anche questo meccanismo. Si esaltano giustamente le doti offensive di Osimhen e compagni  ma si sa perfettamente, che i trofei quasi mai si vincono  solo con i migliori attacchi. Per questo motivo le dure trasferte di (Milano, Roma e Bergamo) hanno messo in evidenza come lo spirito e il carattere del Napoli siano cambiati molto per via di una voglia di vincere e andare oltre l’ostacolo che forse erano mancate nelle annate precedenti. Oggi il Napoli è convinto di poter trionfare, raggiungendo i propri obiettivi a qualsiasi costo e con ogni mezzo possibile. Indipendentemente da chi scende in campo, infatti se qualche titolare non è in grado di giocare, il possibile sostituto non fa notare la differenza basta vedere come ad esempio Elmas o Raspadori o Simeone abbiano fatto vincere le partite al Napoli giocando con una ferocia e una grinta incredibili, dimostrando che tutti sono utili e più che mai  al centro del progetto. Un meccanismo di una precisione pazzesca, che funziona alla perfezione, perché se è normale che ad occupare le “prime pagine”, si fa per dire, dei giornali siano Osimhen, e kvaratskhelia oltre a quell’incredibile calciatore che si è scoperto essere Lobotka, non si può non mettere in evidenza come il centrocampo del Napoli abbia letteralmente un “mostro” mangia avversari come: Zambo Anguissa. Il camerunense, è l’indispensabile motore instancabile del centrocampo partenopeo ed è l'esempio lampante di come con un ottimo scouting si possa fare un grande mercato anche senza spendere cifre folli per nomi altisonanti, grazie alle qualità di un ds come Cristiano Giuntoli. È un giocatore fondamentale, praticamente, lo si trova dappertutto, eppure sembra non sentire mai nemmeno la fatica, come se fosse fatto di adamantio, lo stesso materiale del Wolwerine di X-man, che lo rigenera di energie dopo ogni fatica, chi lo avrebbe mai detto? Adesso tutti sperano che la flessione del Napoli, dopo la lunghissima pausa mondiale, sia dietro l’angolo ma ci sarebbe anche la concreta possibilità che possa rimanere soltanto una fievole speranza per le inseguitrici in quanto, si dovrebbe cominciare a realizzare che questa ipotesi potrebbe pure non arrivare mai visto la potenza atletica e mentale con il quale i giocatori di Luciano Spalletti sono armati fino ai denti. E' per questo motivo che ogni tifoso napoletano, come direbbe il grande Pino Daniele “potesse essere allero” fregandosene di tutti e tutto per godersi ogni singolo momento di questo Napoli che forse è la cosa più bella mai vista dopo il grande e unico Diego Armando Maradona.


#Napuleé

Indelicato Francesco

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