"Vincere non è importante è l'unica cosa che conta"
Giampiero Boniperti.
Una frase chiara, diretta, precisa e senza possibilità di essere
confusa o mal interpretata. Nel corso degli anni è divenuta più di un
"motto", un marchio di fabbrica, una vera e propria
"responsabilità" nei confronti di chi entra a far parte del mondo bianconero.
Un modo di essere, un simbolo della vera juventinità, una sorta di rito
"iniziatico" che ha sempre messo addosso grande pressione a tutto
l'ambiente bianconero tant'è che nessuna maglia "pesa" come
quella della Juventus in serie A; chi la indossa è chiamato a dare sempre il
massimo oltre a doversi sacrificare per un bene comune: il raggiungimento
della vittoria ad ogni costo e con ogni mezzo possibile. Ma nel corso
dell’ultimo quadriennio questo motto è stato ampiamente sconfessato tant’è che
l'amarezza e lo sconforto del tifoso bianconero si percepiscono a pelle soprattutto
in questi giorni di fuoco dove il Presidente Andrea Agnelli e tutto il suo cda
hanno rassegnato le dimissioni. Una scelta, quella di Agnelli e dei suoi uomini,
che era nell’aria, per certi versi "drammatica", per altri “liberatoria”,
insomma un boccone amaro difficile da mandar giù in così poco tempo e senza
nessuna apparente spiegazione. A distanza di giorni, da questo fulmine a ciel
sereno, non si riescono tutt'ora a concepire le vere ragioni per cui una
società del livello della Juventus sia
arrivata a questo punto dopo i primi anni come modello da seguire; ci si
interroga su quali possano essere le possibili cause per cui i bianconeri
versano da anni in queste acque tumultuose ma in realtà venirne a capo per
individuarne i colpevoli è davvero più
complicato di un enigma matematico. Difficile analizzare con lucidità e
razionalità ciò che è accaduto alla squadra e alla società in questi ultimi anni
ma dopo essermi preso qualche giorno di riflessione e aver lasciato svanire lo
sgomento del momento adesso è tempo di analizzare a "mente fredda" da
dove parte l’inizio del disastro bianconero.
TRA CASUALITÀ E ARROGANZA UN' OSSESSIONE CHIAMATA CHAMPIONS
LEAGUE
Le eliminazioni
con il Porto, Lione e l’esclusione di quest’anno addirittura nella fase a
gironi sono soltanto delle piccole gocce che hanno fatto traboccare un vaso già
frantumato in mille pezzi. Sono almeno quattro anni che la squadra bianconera
ha smesso di essere competitiva nelle coppe europee e le
vittorie degli ultimi due scudetti, di cui uno molto sofferto, hanno soltanto
indotto i dirigenti bianconeri a peccare di "superbia" e sentirsi, in
qualche maniera, "invincibili" per via della lunga serie di titoli
consecutivi messi in bacheca. Una casualità nelle scelte che ha portato a delle
evidenti lacune nella costruzione della rosa degli ultimi anni e uno sfascio
totale nella presentazione dei conti all’interno dei bilanci. Lo aveva fatto
presente già Allegri alla fine della prima stagione con Ronaldo, nel 2019, ed è
stato silurato in tronco per via del suo "calcio pragmatico" ritenuto
oramai insufficiente per trionfare in Europa. Lo aveva fatto presente anche il
buon Sarri quando diceva che occorrevano determinate tipologie di calciatori
per poter far esprimere al massimo il suo credo calcistico, motivo per cui era
stato preso, ma anche lui è stato fatto fuori prima dai "senatori" e
poi dalla società dopo la cocente eliminazione subita in Champions contro il Lione.
Così si è deciso prepotentemente di puntare su un allenatore inesperto come
Andrea Pirlo, presentato il giorno prima da allenatore dell’under 23 e poi il
giorno dopo come allenatore della prima squadra e sappiamo tutti come è andata
a finire. Certo gli errori partono da lontano ed esattamente dal 2017 dopo
la finale di Cardiff persa malamente contro il Real Madrid di Ronaldo, dopo
quella stagione, infatti, andava fatta una vera e propria rivoluzione o un
restyling in alcuni punti focali della rosa ma si è deciso di andare avanti con
la convinzione di poter finalmente raggiungere quel sogno, soltanto sfiorato,
chiamato Champions League. Così, purtroppo, non è stato, la Juventus dopo
quella notte ha smarrito se stessa inseguendo un trofeo divenuto una vera e
propria ossessione più che un obiettivo, altrimenti non si spiegherebbero
determinate scelte più che azzardate come quelle fatte negli ultimi anni. L'inseguimento
a questo prestigioso trofeo ha fatto perdere completamente la bussola e il
grande lavoro, splendidamente compiuto lungo questo grande cammino, è andato
sperperato, abbandonando quella progettualità che aveva contribuito a rendere
la Juventus una delle squadre più forti d'Europa. Lo "stile
Juventus" è andato letteralmente a farsi benedire, le scelte illogiche
compiute in funzione di questa competizione hanno mandato in tilt l'intero
sistema bianconero: tre allenatori in tre anni, rosa corta e incompleta,
monte ingaggi triplicato, buco di bilancio con debiti per quasi quattrocento
milioni di euro e con un rosso di 250, infine, ciliegina sulla torta, la scelta
di riprendere un allenatore che si era cacciato, tre anni prima, con un
contratto folle di quattro anni per la modica cifra di sette milioni di euro
netti a stagione, che fino adesso non ha portato ai risultati sperati facendo
peggio delle due precedenti gestioni. Quando l'arroganza e la casualità sono
al servizio del potere questo è quello che accade è inutile sorprendersi!
IL "COLPO DEL SECOLO" CRISTIANO RONALDO SICURI
CHE SI TRATTI DI UN FALLIMENTO?
Chiaramente
dopo questi enormi passi falsi e la situazione drammatica da un punto di vista
economico – finanziaria della società bianconera, non poteva non finire sul
banco degli imputati Cristiano Ronaldo ritenuto il principale colpevole e
fautore di tutti i mali della Juventus degli ultimi quattro anni. Da quando è
arrivato nell'estate del 2018 non si è fatto altro che parlare di lui, definito
come "il colpo del secolo" è stato preso con un compito specifico:
riportare la Champions a Torino dopo 24 anni d’attesa è inutile girarci
attorno. Purtroppo non ci è riuscito ma nessuno da solo può fare
miracoli in questo calcio senza una squadra forte e pronta a seguire il suo
leader, chiedere a Lionel Messi per conferma. Ronaldo non può essere
definito un fallimento semmai si potrebbe discutere sulla bontà o meno
dell'operazione economica, come già accaduto in società visto l’allontanamento
di Marotta contrario al suo acquisto sin dall'inizio, ma sul giocatore
francamente non c’è nulla da dire, i numeri parlano chiaro e sono assolutamente
dalla sua parte con 101 reti in 134 presenze in meno di quattro anni. Gol
fondamentali per la vittoria degli ultimi due scudetti e delle due supercoppe
italiane, che non so se la Juve avrebbe vinto ugualmente senza di lui, quindi
andiamoci piano con il definirlo un fallimento. I fallimenti sono altra cosa vi
invito, se non lo avete già fatto, a leggere i miei pezzi sui bidoni degli anni
novanta e duemila quelli sono dei veri e propri fallimenti altro che Cristiano
Ronaldo. L’asso portoghese il suo dovere l'ha sempre fatto nel suo
triennio bianconero, anche quando la Juventus è stata eliminata contro Ajax e
Lione, il suo timbro l’ha messo comunque, nei match decisivi è vero ha
sbagliato entrambe le partite con il Porto ma ci si dimentica spesso che aveva
36 anni, che c’era una pandemia in corso e che tutta quella stagione l’ha giocata
praticamente senza fermarsi mai perché in rosa non esistevano attaccanti nella rosa
in grado di sostituirlo, pensiamo bene alle parole da dire prima di dare
fiato alla bocca con certe affermazioni, altrimenti si rischia di cadere
solamente nel ridicolo. Personalmente, sono molto felice di aver avuto
Ronaldo in squadra è stata una goduria unica poterlo ammirare in campo con
la maglia bianconera, dispiace non essere riusciti a vincere la champions
neanche con il giocatore più forte del mondo, per il quale passeremo alla
storia, fidatevi chi ha fallito non è Ronaldo ma chi non è stato in grado di
costruirgli una squadra all’altezza del suo nome.
UN ADDIO AMARO MA NECESSARIO
Andrea Agnelli, da pochi giorni, non è più il presidente
della Juventus, un addio amaro come forse non avrebbe mai immaginato
nemmeno lui dopo undici anni di vittorie che rimarranno per sempre scolpite
nella storia della Juventus. Un addio figlio di decisioni folli, di estrema
fiducia negli uomini sbagliati e forse
soprattutto di quell’estremo desidero di portare la Juventus ad essere
allo stesso identico livello delle più grandi squadre d’Europa. Un
desiderio che forse sarà pagato a caro prezzo soprattutto a livello personale
se le vicende giudiziarie, di cui non parlerò, e le accuse pesanti che gli sono
state rivolte in tema di alterazione dei bilanci, dovessero rivelarsi vere e
con un principio di fondamento. Nessuno attualmente può sbilanciarsi su
quello che avverrà senza farti tangibili, a parte gli antijuventini che
riversano odio e sentenze come se fossero pm della magistratura, ma non c’è
assolutamente alcun dubbio che un fondo di verità ci possa anche essere e che
di conseguenza degli errori sono stati commessi da lui in prima persona e poi
dai suoi uomini di fiducia. Le dimissioni in blocco dell’intero CDA, non
sono assolutamente casuali come non lo sono l’ingresso di Gianluca Ferrero, neo
presidente della Juventus, e Maurizio Scanavino, nuovo direttore generale, in
quanto questi ultimi sono uomini della Exor chiamati in causa da Jhon
Elkann per poter difendere la Juventus nelle sedi opportune sposando una linea
più morbida rispetto al muro contro muro a cui voleva fare ricorso il cugino
Andrea Agnelli soprattutto nei confronti della Consob ovvero l’organo di vigilanza
per le società quotate in borsa. Una situazione incresciosa che ha fatto
scagliare tutti contro la Juventus, dagli addetti ai lavori agli organi
della carta stampata, da esponenti della liga Spagnola, ci vuole coraggio a fare
certe prediche, al board della Uefa, per non parlare degli avvocati,
commercialisti, tifosi e chi più ne ha più ne metta.. ovviamente tutti con un
unico comune denominatore: colpire la Juventus e se possibile eliminarla dal
calcio ancor prima di sapere se sarà giudicata colpevole o no dei reati che gli
sono contestati. Un atteggiamento vergognoso in cui non mi voglio addentrare e
in cui la Juventus ha comunque promesso, in un suo recente comunicato, di non
restare con le mani in mano ma di agire contro chi vuole colpire la Juventus
anche solo per partito preso. Io non so se la Juve e i suoi uomini saranno
giudicati colpevoli ma a prescindere da tutto e tutti mi sento, da tifoso, in
dovere di ringraziare Andrea Agnelli per il sogno che ci ha fatto vivere,
mi sento di ringraziarlo per aver permesso ad uno dei giocatori più forti del
mondo di poter indossare la maglia della Juventus, mi sento di ringraziarlo per
dove ci ha portato dopo averci preso da uno dei periodi più bui della nostra
storia e soprattutto mi sento di ringraziarlo perché qualsiasi decisione, nel
bene o nel male, l’ha presa per il forte amore che nutre nei confronti dei colori
bianconeri e quindi penso che per lui le dimissioni saranno state un atto doveroso,
necessario ma soprattutto doloroso per un uomo come lui cresciuto a pane e Juventus:
in una parola sola grazie presidente.
PROGETTARE IL FUTURO PARTENDO DAL PASSATO
Quando di
solito la Juventus passa dei periodi difficili, soprattutto sul campo, viene
sempre chiamata in causa dai tifosi bianconeri la super formazione vincente del
1996 che riuscì a sollevare, nel cielo di Roma, l'ultima Champions League della
sua storia. Ma è vedendo quella squadra che ritorna in mente un qualcosa che
oggi non esiste più, quel senso di juventinità, attaccamento alla maglia,
voglia di stupire il Mondo e soprattutto il "sangue" agli occhi ogni
qualvolta si scendeva in campo contro qualsiasi avversario. Eppure se si
guarda per bene quella squadra, campione di tutto, quanti erano i veri e propri
fuoriclasse? Quella formazione andrebbe fatta rivedere a Cherubini,
Arrivabene, Pavel Nedved e soprattutto ad Andrea Agnelli perché perlopiù era
composta da "gregari", da veri e propri "soldati" disposti
a tutto pur di sacrificarsi per la squadra e per il suo allenatore inseguendo
la vittoria in ogni modo possibile: altri tempi, altro calcio e soprattutto
un'altra Juve, bellissima e vincente come non mai. Ecco è partendo dal passato,
alle volte, che si può costruire un grande futuro e la Juventus attuale se
messa a confronto con la Juventus campione d'Europa 96 non ha nessuno soldato
con cui "combattere", tante prime donne e giocatori poco propensi
a seguire il proprio allenatore fino alla "morte" e aggiungiamoci il
fatto che Max Allegri, per quanto sia un ottimo allenatore, con tutto il
rispetto non ha assolutamente niente a che a vedere con Marcello Lippi,
nonostante lo abbia superato in numero di vittorie nella storia bianconera. Un
confronto che non regge nella maniera più assoluta ma che comunque sarebbe da
prendere come punto di riferimento per il futuro perché quella Juventus ha
dimostrato che con i "soli" fuoriclasse non si può andare da nessuna parte.
Nemmeno i più grandi comandanti della storia avrebbero potuto vincere le
battaglie senza i loro più "feroci guerrieri" e la Juve del futuro ha
propriamente bisogno di "combattenti', di gente disposta a tutto per
raggiungere la vittoria ed è infatti da giocatori come Federico Chiesa che la
Juventus deve ripartire se vuole tornare a vincere nel più breve tempo
possibile. Il giovane attaccante bianconero incarna lo spirito e
l’atteggiamento giusto che deve essere messo sul campo, chi indossa quella maglia
deve sudare e “sputare sangue” per poter raggiungere i traguardi futuri perché
solo quando hai combattuto e dato tutto quello che avevi non puoi rimproverarti
nulla anche quando cadi al tappeto.
Chiudo
con questa frase molto significativa per il momento bianconero, buona lettura:
“Bisogna
chiudere i cicli non per orgoglio, per incapacità o superbia: semplicemente
perché quella determinata cosa esula ormai dalla tua vita. Chiudi la porta,
cambia la musica, pulisci la casa, rimuovi la polvere. Smetti di essere chi eri
e trasformati in chi sei (Paolo
Coelho)".
Sempre
fino alla fine, forza Juventus!
Indelicato Francesco
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