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Simone Inzaghi e l'esilio dorato: "tra applausi, silenzi e ingratitudine"!

  Simone Inzaghi, nel silenzio più totale dopo quattro anni intensi, ha lasciato l’Inter. Lo ha fatto pochi giorni dopo una clamorosa e inspiegabile sconfitta per 5-0 nella finale di Champions League contro il PSG, come se la sua squadra non fosse mai realmente scesa in campo. E questo, dopo aver eliminato in semifinale uno dei Barcellona più forti degli ultimi dieci anni, con una prestazione tatticamente perfetta e con quel pizzico di coraggio e fortuna che nel calcio non guastano mai. Il crollo finale, soprattutto in campionato e inspiegabilmente nella partita più importante dell’anno, è stato fatale, ma anche profondamente amaro. Eppure, i Mass media e parte della tifoseria non hanno avuto nessun dubbo: da allenatore in ascesa del calcio europeo a tecnico sopravvalutato e fortunato, il passaggio è stato fulmineo. Inzaghi è stato screditato in fretta e con superficialità, come spesso accade nel nostro Paese quando qualcuno decide di intraprendere strade diverse e quando non ...

La gratitudine non è una virtù per Zaniolo

Alla vigilia di Napoli-Roma, match fondamentale per la corsa in Champions League, a scuotere l’ambiente giallorosso c’è il caso Zaniolo.

Corteggiato e sedotto “virtualmente” da Milan e Tottenham, a Trigoria è arrivata un’offerta monstre di 30 milioni di euro dal Bournemouth - più una percentuale sulla futura vendita del ragazzo - società inglese quartultima in classifica in Premier League. Nonostante un contratto superiore a quello offerto dalla Roma per il rinnovo, il ragazzo ha rispedito l’offerta al mittente perché ambisce - dall’alto della sua grandezza - a palcoscenici più importanti. Pretenderebbe una squadra di vertice, possibilmente italiana. L’unica società - considerando l’impossibilità della Juventus di fare operazioni in ingresso sul mercato - che potrebbe fare al caso di Zaniolo è il Milan campione d’Italia ma Cardinale, in persona, ha bloccato sul nascere l’operazione perché ritenuta troppo dispendiosa per le scarne casse rossonere. Il top manager americano non vorrebbe fare un altro passo più lungo della gamba, considerando - per adesso - il mercato fallimentare di Maldini e Massara nella prima sessione. Sul groppone pesa l’acquisto esoso di Charles De Ketelaere - quasi 35 milioni di euro - che ha eroso tutto il budget di mercato dei rossoneri. Rapporti tesissimi quelli tra il nuovo proprietario del Milan e l’ex terzino sinistro milanista. Ma ritorniamo alla Roma e al Caso Zaniolo.

Le porte del Tottenham sembrerebbero chiuse, a doppia mandata, perché in Premier League Antonio Conte è un morto che cammina, ricordando vagamente John Coffey del Miglio Verde.

Ad aggravare la situazione dell’ex enfant prodige di Inter e Roma, ci si mettono le dichiarazioni - fin troppo sincere - di Mourinho durante la conferenza stampa alla vigilia di Napoli-Roma.

Lo Special One confessa quello che tutti i tifosi della Roma non avrebbero mai voluto ascoltare con le proprie orecchie in questa vita ma anche in altre: “Da un mese che il giocatore dice che vuole andare via. Lui ha detto a me, alla società e ai compagni che non vuole giocare nella Roma. Ha detto che non vuole tornare a giocare con la squadra, che non vuole allenarsi con la squadra”.

Lesa maestà a tutti i tifosi della Roma. Rottura totale tra Zaniolo e la Società giallorossa marchiata a stelle e strisce; Dan Friedkin è costretto a scendere in campo di persona per limitare i danni per le finanze giallorosse già disastrare di loro. Il diktat è vendere a tutti i costi Zaniolo anche col rischio di non ottenere quanto bramato dal club capitolino soprattutto in estate. La prospettiva attuale è la tribuna per due anni. Trenta milioni ormai sono una chimera; nessuno sano di mente offrirebbe una tale somma, considerando che ormai la Roma è costretta a svendere il proprio calciatore per liberarsi di un peso importante sul groppone. Zaniolo non è più una risorsa per la Roma, ma una zavorra pesante che potrebbe rischiare di affondare la barca giallorossa. La Roma deve “assolutamente” qualificarsi alla prossima Champions League. Lo sa benissimo il suo esperto timoniere, Mourinho.

Troppo ghiotta l’occasione per i giallorossi, considerando le note vicissitudini giudiziarie in casa Juventus. Lazio, Atalanta, Inter e Milan sono agguerrite, non sarà un compito affatto facile per i giallorossi.   

Da un punto di vista etico e sportivo c’è da fare una riflessione seria sul caso Zaniolo. Nicolò ha dimostrato poca riconoscenza per una società che ha creduto in lui, fin dall’inizio, prendendolo giovanissimo dall’Inter nell’operazione Radja Nainggolan. Il belga era un campione di livello mondiale, Nicolò nemmeno una promessa visto che non lo conosceva nessuno.   

La Roma lo ha fatto esordire giovanissimo, a 19 anni, in Champions League contro il Real Madrid.

La Roma lo ha fatto diventare un calciatore professionista.

Con la Roma, Zaniolo ha esordito in Nazionale.

Indossando la maglia giallorossa, Zaniolo ha vinto la Conference League. Per adesso, l’unico trofeo nel suo misero palmares. Un trofeo europeo che mancava da ben dodici anni in Italia.

La Roma ha aspettato “pazientemente” Zaniolo per ben 438 giorni dopo i due terribili infortuni subiti al legamento crociato.

Se per voi questa è riconoscenza o professionalità - fate voi in base a quello che meglio vi aggrada -  allora, io, sono Gianni Brera.

Sperando si possa chiudere il prima possibile, senza fare ulteriori danni alla causa giallorossa, questo triste capitolo per la Roma e i suoi appassionati tifosi - che non lo meritavano perché hanno sempre sostenuto il ragazzo -  è bene dimenticare subito il Sig. Zaniolo.   

Umanamente e tecnicamente, la Roma ci perde poco perché l’ingratitudine è sempre una forma di debolezza. Non ho mai visto che uomini eccellenti fossero ingrati.

Daje Roma. 

Arsenico17

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