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Simone Inzaghi e l'esilio dorato: "tra applausi, silenzi e ingratitudine"!

  Simone Inzaghi, nel silenzio più totale dopo quattro anni intensi, ha lasciato l’Inter. Lo ha fatto pochi giorni dopo una clamorosa e inspiegabile sconfitta per 5-0 nella finale di Champions League contro il PSG, come se la sua squadra non fosse mai realmente scesa in campo. E questo, dopo aver eliminato in semifinale uno dei Barcellona più forti degli ultimi dieci anni, con una prestazione tatticamente perfetta e con quel pizzico di coraggio e fortuna che nel calcio non guastano mai. Il crollo finale, soprattutto in campionato e inspiegabilmente nella partita più importante dell’anno, è stato fatale, ma anche profondamente amaro. Eppure, i Mass media e parte della tifoseria non hanno avuto nessun dubbo: da allenatore in ascesa del calcio europeo a tecnico sopravvalutato e fortunato, il passaggio è stato fulmineo. Inzaghi è stato screditato in fretta e con superficialità, come spesso accade nel nostro Paese quando qualcuno decide di intraprendere strade diverse e quando non ...

Facciamo il punto sulla lotta scudetto


La Roma pareggia al 93’ con Abraham in casa del Milan, campione d’Italia in carica. Il bicchiere è mezzo pieno per i giallorossi che restano a -3 dalla zona Champions, approfittando del mezzo passo falso dell’Inter kamikaze di Monza. È un Inter a due facce, quella di Simone Inzaghi, una squadra capace di dominare con nonchalance la prima in classifica, e allo stesso tempo - dopo appena una settimana - soffrire a Monza, perdendo due punti importantissimi per la rincorsa allo scudetto che ormai sembra una chimera. Il ghigno alla Joker sul volto di Dzeko, dopo uno stop maldestro di Romelu Lukaku, riassume - come meglio non si può - la stagione borderline dell’Interazionale di Milano. Allo scudetto non ci credono nemmeno loro. Per la Roma una partita assolutamente gagliarda; Di nervi, la reazione degli uomini di Mourinho dopo il doppio svantaggio a San Siro sotto i colpi terribili di Kalulu e Pobega, ma troppo poco per una squadra che ambisce a finire tra i primi quattro posti in classifica. Quest’estate si parlava, addirittura, di scudetto dopo l’acquisto di Dybala. Erano soltanto sogni di notti di mezza estate. La Roma è una squadra incompiuta; è un dato di fatto oggettivo. Ce la farà lo Special One a darle, come tutti i tifosi della Lupa si augurano, un’identità di gioco fino alla fine della stagione? Nessuno può saperlo, ma la lotta sarà agguerrita fino alla fine per la qualificazione alla prossima Champions League. La squadra di Mourinho è incapace di produrre gioco, infatti, i due goal siglati sono venuti da palle inattive. Come dicevamo, però, il bicchiere, questa volta, è mezzo pieno per i giallorossi. Questo va riconosciuto al club capitolino, ma la Roma di Mourinho vive alla giornata, coglie lattimo.

Misero bottino per i rossoneri - il Milan - che si allontanano - forse definitivamente? - dalla ventesima stella, a -7 dal Napoli che vince e convince contro una modestissima SampdoriaNel giorno più emozionante per l'ultimo saluto a Gianluca Vialli, più che imbarazzante è il livello tecnico della squadra genovese; sono lontanissimi i tempi dei gemelli del goal - Vialli e Mancini - con Lombardo e Bonetti a mangiare l’erba sulle fasce. Livello Oratorio Don Bosco, l’intervento goffo in scivolata di Rincon su Osimhen. Il numero 11 sulla maglia di Jeison Fabián Murillo è qualcosa di inconcepibile per la mia generazione. Allucinante! 

I partenopei sono la squadra favorita per lo scudetto, a questo punto, soltanto loro possono perderlo. Tutto è possibile nel gioco del calcio, ma Luciano ha il coltello tra i denti e venderà cara la sua pelle ai suoi nemici agguerriti. “Ora o mai più!”, è il diktat dell’allenatore toscano. Fino alla diciassettesima giornata la Banda Spalletti ha espresso il calcio migliore e merita di essere in solitaria sulla cima più alta d’Italia. Fa ancora freddo lassù, nonostante un inverno mite. La caduta di Milano è stata soltanto un’incidente di percorso, ma tutto l’ambiente napoletano deve crescere di mentalità perché, talvolta, dà la sensazione di essere fin troppo masochista.  

Da non sottovalutare la Juventus dello sciamano Allegri che infila l’ottava vittoria di seguito, subendo la bellezza di zero goal. Numeri impressionanti che rifanno il look alla Vecchia Signora e la riposizionano come la più seria pretendente allo scudetto. I bianconeri scalano la classifica fino al secondo posto - lottano fino alla fine nel match contro una buona Udinese - mettono la freccia e dallo specchietto retrovisore salutano i campioni d’Italia in carica che hanno le polveri bagnate. Il 2023 sarà l’anno buono per la Vecchia Signora, considerando l’inflazione dilagante nel vecchio continente? Lo sciamano toscano sta dimostrando al mondo del calcio che quest’anno si può vincere a corto muso contro chiunque e, soprattutto, con un Consiglio di Amministrazione dimissionario. Chapeau!  

Le due romane abbaiano, ma non mordono. Il futuro è nebuloso, la qualificazione alla prossima Champions League una chimera per entrambe. Tempi bui per il Sarrismo che, più che una concezione di gioco offensiva, possiamo definirla come una corrente filosofica del passato; e di questi tempi, è obbligatorio fare molta attenzione ai colpi d’aria. Gira una brutta influenza per milioni di italiani. Statt accort'!

Arsenico17     

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