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Simone Inzaghi e l'esilio dorato: "tra applausi, silenzi e ingratitudine"!

  Simone Inzaghi, nel silenzio più totale dopo quattro anni intensi, ha lasciato l’Inter. Lo ha fatto pochi giorni dopo una clamorosa e inspiegabile sconfitta per 5-0 nella finale di Champions League contro il PSG, come se la sua squadra non fosse mai realmente scesa in campo. E questo, dopo aver eliminato in semifinale uno dei Barcellona più forti degli ultimi dieci anni, con una prestazione tatticamente perfetta e con quel pizzico di coraggio e fortuna che nel calcio non guastano mai. Il crollo finale, soprattutto in campionato e inspiegabilmente nella partita più importante dell’anno, è stato fatale, ma anche profondamente amaro. Eppure, i Mass media e parte della tifoseria non hanno avuto nessun dubbo: da allenatore in ascesa del calcio europeo a tecnico sopravvalutato e fortunato, il passaggio è stato fulmineo. Inzaghi è stato screditato in fretta e con superficialità, come spesso accade nel nostro Paese quando qualcuno decide di intraprendere strade diverse e quando non ...

Napoli-Cremonese 3-0; "La tempesta perfetta" si abbatte sulla Serie A

Napule è mille culure
Napule è mille paure
Napule è a voce de'
Kvaratskhelia (’21), Osimhen (’65) ed Elmas (’79).  
Che saglie chianu chianu
E
tu sai ca nun si sule.

Napoli 3 – Cremonese 0.

Napoli sale a quota 59 punti con 19 vittore, 2 pareggi e una sconfitta all'attivo. Miglior attacco e difesa della Serie A. Numeri pazzeschi per una squadra etichettata da critica e tifosi (compreso quelli pentiti di fede partenopea) - soltanto pochi mesi fa - come vittima sacrificale ai nastri di partenza. Milan, Inter, Juventus e Roma erano messe davanti ai partenopei; Grazie al mercato e al blasone partivano con un distacco, come minimo, di dieci punti. Napoletani orfani dei loro migliori calciatori - Insigne, Mertens e Koulibaly su tutti - andati a cercare fortuna altrove; Lontani dal sole, lontani da una delle città più belle del Mondo. Città per più di cinquecento anni capitale del Regno di Napoli. Infine, anche, capitale del Regno delle Due Sicilie sotto i Borbone fino all'Unità d'Italia. Evento che non è stato favorevole per i campani, questo va detto per onestà intellettuale.

Il Napoli, ormai, compete soltanto contro sé stesso. Avversari annientati e annichiliti. I campioni d’Italia in carica distanziati e umiliati da ben 18 lunghezze. Una squadra sola al comando che attraverso il bel gioco si è liberata - forse definitivamente - dalla sindrome di Calimero che la vorrebbe penalizzata dai poteri forti e vittima predestinata del sistema. Il potente Nord contro il Sud o Davide contro Golia nell’immaginario collettivo del popolo napoletano. Ebbene, data l'esperienza di vita, non giudicare nessuno perché tutti hanno i propri demoni interiori da sconfiggere. Ma la storia è abbastanza chiara a Napoli e dintorni.

Quota 100 è l’obiettivo minimo per riscrivere la storia recente del calcio italiano.
È un Napoli spettacolare che spiana una buona Cremonese per tre reti a zero. Ballardini non può nulla perché su di lui e i suoi uomini si è abbattuto un uragano di rara intensità e potenza. Contro questo Napoli, forza della natura, l’allenatore di Ravenna poteva soltanto limitare i danni; Affrettarsi alla buona con tavole di legno, martello e chiodi a barricare tutte le porte e finestre di casa, prima del fischio inziale di Massimi di Termoli, sperando solo che la tempesta finisca il prima possibile senza fare più danni del dovuto.

Non ci sono più parole o aggettivi supercalifragilistici per descrivere l'impresa della banda di Spalletti.

Luciano sempre più leader dello spogliatoio, guida carismatica per i suoi uomini ma anche un padre putativo con i suoi primi sessantatré anni di vita. Ed è bellissima l’immagine di Spalletti uomo che abbraccia il suo piccolo grande metronomo di centrocampo, Lobotka, sostituito al ’86 per fare posto a Demme. Lo slovacco è in uno stato di grazia assoluto. Il vero valore aggiunto di questa squadra perfetta, un calciatore straordinario, ormai, senza più limiti fisici e tecnici. Un Pizarro moderno, più forte fisicamente, meno tecnicamente ma più determinante in fase di attacco e non soltanto nella costruzione del gioco dal basso.

Sul tabellino dei marcatori c’entrano Kvaratskhelia (’21), Osimhen (’65) ed Elmas (’79). Ma è un successo di squadra. Tutti sopra il sette in pagella. 67% di possesso palla, 15 tiri di cui 10 nello specchio della porta. Una menzione particolare va data al messicano Lozano e al portoghese, Mario Rui: calciatori straordinari e nel pieno della loro maturità calcistica.

È un Napoli che non si ferma più. È un uragano che si abbatte sulla Serie A; agli avversari non resta altro - barricati in casa - che aspettare la fine della tempesta perfetta. Nella Penisola italica, le forniture di chiodi e martello sono esaurite già da tempo. C’è poco da stare allegri nel resto d’Italia, al passaggio del Napoli restano soltanto le macerie. La Protezione civile è stata avvisata.




Arsenico17 

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