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“Io senza calcio non sto bene. Fosse per me arriverei a morire in tuta, a novant'anni, all'aria aperta, a insegnare pallone a qualche ragazzo che avesse ancora voglia di starmi a sentire”. [Zdnek Zeman]
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Fallo di Kean su Mancini, episodio violento o razzismo?
Correva il 5 maggio 2010. Allo scadere della finale di Coppa Italia tra la
Roma di Ranieri e la super Inter di Mourinho - quella mitica del triplete
- Francesco Totti si macchiò di un fallo cattivo ai danni
di Mario Balotelli. Quest’ultimo colpevole di aver provocato i
giallorossi (...e i tifosi) durante il match. Addirittura - tanto il
comportamento fu provocatorio durante i novanta minuti di gioco - l’ex
calciatore dell’Inter fu rimproverato dagli stessi calciatori nerazzurri. Mario
era un testone, nonché un provocatore di professione, l’epilogo violento della
storia era già scritto nel destino di quella giornata; Nei minuti finali -
ormai a risultato compromesso per i giallorossi che termineranno la stagione
con zero titoli per la gioia dello Special One - con un calcione alle caviglie,
Francesco Totti colpì alle spalle Mario Balotelli che stramazzò a terra come un
sacco di patate di Zapponeta, urlando di dolore: "Checco mi ha fatto male,
però non si fa così!".
Cartellino rosso diretto - giustissimo - da parte di Rizzoli per il forte e
indimenticato numero dieci della Roma.
Allora si parlò di tutto e di più; Mario
Balotelli e Francesco Totti erano due personaggi
mediatici da spolpare fino all'osso per una serie di motivazioni calcistiche e
no. Subito dopo l'increscioso avvenimento - il calcione - dall’opinione
pubblica furono trattati diversi temi, dalla classica violenza al
più "becero" razzismo. Episodio bruttissimo, una macchia
nera e indelebile nella lunga e gloriosa carriera di Francesco Totti che, a
distanza di anni, condannò l’episodio - senza se e senza ma - che lo vide
protagonista, attraverso la sua autobiografia; Mario e Francesco ci scherzarono
sopra, ricollocando l’episodio solamente al rettangolo di gioco. Il razzismo è
un'altra storia, materia spesso utilizzata a uso e consumo dal politico o
partito di turno.
In Roma-Juventus, purtroppo, è andato di
scena un episodio violento analogo a quello di Totti e Balotelli; questa volta tra Mancini e Kean durante
il match della 25a di campionato. Per i giallorossi è un match molto importante perché - dopo
il passo falso e sanguinoso di Cremona - si giocano la qualificazione alla
prossima Champions League. Sarebbe un'impresa titanica, secondo lo Special One,
arrivare tra i primi quattro in classifica. Ci credono tutti i romanisti,
soprattutto, dopo l'acquisto di Dybala con uno stipendio a sei zeri, ponendosi
qualche piccolissima riserva sulla bizzarra convinzione di quella vecchia volpe
dello Special One. Al contrario, I bianconeri non hanno nulla da chiedere al
campionato ma giocano, a muso duro, contro il sistema o presunto tale.
#PierpaoloPierangielin.
#FIGCmafia.
#Gravinaout.
#Allegriout.
#DisdettaDzanSky.
Pessimismo e fastidio cosmico nella
gestione recente degli hashtag per i portatori d'interesse della Vecchia
Signora. Per fortuna, un po’ di ottimismo per il futuro con l'hashtag
#gobboseguegobbo. Profili solitari nella rete con un follower si ritrovano ad
averne circa mille con il resto di due. Misteri della fede, ma a che pro? Il Dio
del web solo lo sa, per la felicità di Elon Musk che si ritroverà a vendere
bollini blu a gobbi con un migliaio di follower.
All’89’ di gioco entra Moise
Kean - ormai cotto e mangiato - la Juventus è in svantaggio soltanto
di una rete a zero.
Tutto è possibile perché la sfera è
rotonda. L'acqua è composta da due molecole di idrogeno e una di ossigeno. Il
surriscaldamento globale è utile alla speculazione finanziaria dei fornitori di
energia. Babbo Natale esiste soltanto per chi possiede un caminetto che non
inquina. La serie A è il campionato più bello del mondo. L'inflazione si
combatte aumentando il costo del denaro e i tassi d'interesse dei mutui.
Partita combattuta e in bilico fino alla
fine. Il pareggio ci può stare e la Juventus ci va molto vicino con Di Maria e
compagni. Un po’ di sfortuna sembra la classica giornata storta per gli
juventini. Ci sono, ancora, sette lunghi e interminabili minuti da giocare,
considerando il recupero dell'arbitro Maresca. Nel calcio tutto è possibile
fino a quando il gatto non è stato messo nel sacco. Trapattoni docet, anche se
le ciambelle escono sempre col buco.
Allegri inserisce il forte attaccante di colore al posto di Cuadrado per
l’assalto finale al fortino giallorosso ma Moise si fa cacciare, ingenuamente, dopo
appena 40” dal suo ingresso - come un pollo in un pollaio - per un calcione
rifilato a Mancini. Il difensore giallorosso lancia l'amo nello
stagno, l'attaccante juventino ci abbocca come un pesce lesso. La Juventus esce
sconfitta dall’Olimpico di Roma a causa di un goal dello stesso Mancini - il
protagonista della serata - la frittata è ormai fatta per Moise. Addio sogni di
gloria di Allegri che resta, questa volta, a muso lungo.
L’episodio violento ricorda molto quello
di Totti su Balotelli, quella volta però si giocava una finale, ma la domanda
deve essere fatta per onestà intellettuale e di cronaca: in
questo caso si può parlare di razzismo a parti invertite, oppure no? E se
fosse successo il contrario? Apriti cielo! Magari - se ci va bene - ci
ritroviamo Moise al prossimo Festival di Sanremo a parlare della piaga del
razzismo in Italia. Amo questo Paese!
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