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Simone Inzaghi e l'esilio dorato: "tra applausi, silenzi e ingratitudine"!

  Simone Inzaghi, nel silenzio più totale dopo quattro anni intensi, ha lasciato l’Inter. Lo ha fatto pochi giorni dopo una clamorosa e inspiegabile sconfitta per 5-0 nella finale di Champions League contro il PSG, come se la sua squadra non fosse mai realmente scesa in campo. E questo, dopo aver eliminato in semifinale uno dei Barcellona più forti degli ultimi dieci anni, con una prestazione tatticamente perfetta e con quel pizzico di coraggio e fortuna che nel calcio non guastano mai. Il crollo finale, soprattutto in campionato e inspiegabilmente nella partita più importante dell’anno, è stato fatale, ma anche profondamente amaro. Eppure, i Mass media e parte della tifoseria non hanno avuto nessun dubbo: da allenatore in ascesa del calcio europeo a tecnico sopravvalutato e fortunato, il passaggio è stato fulmineo. Inzaghi è stato screditato in fretta e con superficialità, come spesso accade nel nostro Paese quando qualcuno decide di intraprendere strade diverse e quando non ...

Da Pallotta (la padella) alla brace (Dan Friedkin)?

Dopo la sconfitta sanguinosa contro il Siviglia ai rigori, il tifoso giallorosso si chiede - confuso e infelice - siamo passati dalla padella alla brace? La grigliata di carne non è stata, così, abbondante come in molti si aspettavano a Roma e dintorni. Piuttosto scarna e sopratutto molto fumosa. La sola Conference League non è sufficente a riempire il pancino "vuoto" di milioni di romanisti, a digiuno di trofei da troppi anni.
 
Nell’estate del 2020, un altro americano, Dan Friedkin comprava la Roma con un’operazione di circa 600 milioni di euro. Tanta roba, considerando anche i debiti lasciati dalla precendente proprietà. Col senno di poi, chi gliel'ha fatto fare? Anche del nuovo stadio si sono perse le tracce a Roma e dintorni.
 
Dopo circa nove anni finiva l’era Pallotta nella Capitale, ma senza grossi rimpianti da parte del popolo giallorosso. Tutt’altro, la separazione è stata vissuta come una sorta di liberazione verso una proprietà che non è stata capace di vincere nulla sotto l’ombra del Colosseo. Anche se - in verità - l’ex Presidente della Roma è stato capace di portare la squadra giallorossa "sistematicamente" in Champions League e, in semifinale, della Coppa dalle grandi orecchie. Match contro gli inglesi perso, con le solite polemiche di turno, a seguito di decisioni arbitrali “legittimamente” discutibili; inoltre, se proprio vogliamo dirla tutta, resterà per sempre impressa nel cuore del tifoso romanista - una delle partite più brillanti ed emozionanti di sempre in Europa - la vittoria memorabile, ai quarti di finale di Champions, della Roma per 3-0 contro il Barcellona di Messi. 
 


Ma non soltanto piazzamenti nell’Europa che conta, James Pallotta ha portato a Roma anche "grandi" calciatori. Nomi che, a distanza di anni, fanno impallidire il tifoso medio della Lupa - acuendo il dolore inflitto dalla finale di Coppa UEFA persa ai rigori contro il Siviglia dell’ex Monchi - considerando i calciatori attuali della rosa giallorossa. Dzeko, Salah, Lamela, Perotti, Strootman, Nainggolan, Pjanic, Paredes, Digne, Emerson, Rudiger, Benatia, Marquinhos e tanti altri grandi calciatori dell'Era Pallotta. Nel periodo di Pallotta, tanto per mettere il dito nella piaga, si collocano due tra i migliori calciatori della rosa attuale: Pellegrini e Cristante. Quest'ultimi, poca roba considerando i grandi campioni del passato sopracitati, ma assolutamente da salvaguardare in quanto fanno parte delle rovine antiche della Roma di James.

Fra qualche anno - a parte Dybala a mezzo servizio, ma pur sempre un grande campione - qualcuno rimpiangerà i vari Celik, Mancini, Ibanez, Matic o Abraham? Penso proprio, di NO! Voi che dite?
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