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Simone Inzaghi e l'esilio dorato: "tra applausi, silenzi e ingratitudine"!

  Simone Inzaghi, nel silenzio più totale dopo quattro anni intensi, ha lasciato l’Inter. Lo ha fatto pochi giorni dopo una clamorosa e inspiegabile sconfitta per 5-0 nella finale di Champions League contro il PSG, come se la sua squadra non fosse mai realmente scesa in campo. E questo, dopo aver eliminato in semifinale uno dei Barcellona più forti degli ultimi dieci anni, con una prestazione tatticamente perfetta e con quel pizzico di coraggio e fortuna che nel calcio non guastano mai. Il crollo finale, soprattutto in campionato e inspiegabilmente nella partita più importante dell’anno, è stato fatale, ma anche profondamente amaro. Eppure, i Mass media e parte della tifoseria non hanno avuto nessun dubbo: da allenatore in ascesa del calcio europeo a tecnico sopravvalutato e fortunato, il passaggio è stato fulmineo. Inzaghi è stato screditato in fretta e con superficialità, come spesso accade nel nostro Paese quando qualcuno decide di intraprendere strade diverse e quando non ...

Lettera a Diego, il più grande di tutti i tempi

È quello che penso di Diego (articolo di un utente di X a SpaceSerieA). Due giorni fa, il 25 Novembre 2020 ci ha salutato per sempre nientemeno che Diego Armando Maradona, lasciandoci senza parole e impietriti come in una delle sue giocate magiche contro i tanti avversari sul campo di calcio.

Che dire? Il più grande calciatore di tutti i tempi? È risaputo e scontato.

Un grande calciatore con troppi vizi e poche virtù? Non sarebbe la verità...o, almeno non sarebbe completa.

Un capo popolo? Macché... Io credo che Maradona sia stato tutto questo e anche di più.

Certo, mi rendo conto che, essendo napoletano, potrei facilmente sfociare nell'esaltazione della persona e del personaggio, ma spero di riuscire ad essere il più obiettivo possibile. Dico che è stato tutte queste definizioni, perché in lui sono state complementari...creando di fatto il mito che, oggi, il pianeta intero omaggia e rimpiange con tutti i suoi difetti e le sue virtù, a torto o a ragione.

È stato un tossicodipendente? Certo, ma essendo un fenomeno già dall'età di 15 anni e prima ancora, è caduto sotto i riflettori, prima dell'Argentina - dove è nato - poi dell'Europa e del mondo. Ovvio che, povero com'era, inebriato dal successo e dai soldi, cadesse preda dei vizi più terreni: droga, donne etc...con buona pace dei moralisti. Qualcuno potrebbe dire che, avendo tutto, avrebbe potuto godersi la fama e la ricchezza, ma sono proprio quelli - paradossalmente - i "nemici" più subdoli, almeno, per un ragazzo così giovane. 

Ha giocato nel Barcellona, in Europa, e sarebbe potuto restare in quella squadra ricca, vincente e potente che, forse, e sottolineo il forse, avrebbe potuto proteggerlo da una vita che, comunque, si è scelto. Forse l'avrebbe fatto anche a Barcellona, ma, da quel ribelle campione, rissoso e guascone che era, ha preferito una piazza infinitamente più difficile dove la luce del sole e le ombre della notte sono a un passo l'una dall'altra, in un incrocio di vizi e virtù che si alternano e si confondono.

Venne a Napoli il 5 luglio 1984 e - se in Argentina col Boca Juniors e in Spagna col Barcellona era stato un campionissimo - a Napoli è assurto a stadio di leggenda e mito. Credo che qui sia il punto, Diego è diventato MARADONA scontrandosi e vincendo contro l'impossibile: vincere con una squadra che fino ad allora non aveva mai vinto...e dopo i suoi 7 magici anni… 2 campionati italiani (1986-1987, 1989-1990), 1 Coppa Italia, 1 Supercoppa Italiana (1980) e 1 Coppa Uefa (1988-1999). 

Questa "impresa" gli è costata troppo e ha dovuto rifugiarsi nel canto della Sirena Partenope che, benché splendida e ricca, poteva essere deleteria e mortale. Anche qui, però, l'uomo si trasforma nella sua leggenda e, quando tutti lo davano per morto, lui si è ripreso. 

Ospedali, dipendenze, disintossicazioni, storie con donne e figli non riconosciuti, sì, anche questo ha creato il mito...perché "lui" da tutto questo è uscito e si ripreso la sua vita...restando al contempo difensore dei più "deboli".

Tutto questo è stato El Pibe de oro!

Credo che, guardandolo con occhi imparziali, potrebbe essere visto come esempio di forza indomita dell'essere umano; un esempio del diritto divino all'uguaglianza dei diritti. Per quanto poveri e di "bassa" estrazione sociale, ognuno ha il diritto di provarci con i suoi talenti e le sue tortuose strade che portano all'emancipazione dell'individuo. 

Quel diritto, lui - DIEGO ARMANDO MARADONA - se l'è preso come ha potuto: attraverso un piede sinistro...che molti giurano appartenere a D10S.

Ciao Diego. 

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