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Simone Inzaghi e l'esilio dorato: "tra applausi, silenzi e ingratitudine"!

  Simone Inzaghi, nel silenzio più totale dopo quattro anni intensi, ha lasciato l’Inter. Lo ha fatto pochi giorni dopo una clamorosa e inspiegabile sconfitta per 5-0 nella finale di Champions League contro il PSG, come se la sua squadra non fosse mai realmente scesa in campo. E questo, dopo aver eliminato in semifinale uno dei Barcellona più forti degli ultimi dieci anni, con una prestazione tatticamente perfetta e con quel pizzico di coraggio e fortuna che nel calcio non guastano mai. Il crollo finale, soprattutto in campionato e inspiegabilmente nella partita più importante dell’anno, è stato fatale, ma anche profondamente amaro. Eppure, i Mass media e parte della tifoseria non hanno avuto nessun dubbo: da allenatore in ascesa del calcio europeo a tecnico sopravvalutato e fortunato, il passaggio è stato fulmineo. Inzaghi è stato screditato in fretta e con superficialità, come spesso accade nel nostro Paese quando qualcuno decide di intraprendere strade diverse e quando non ...

La Juventus non è per tutti!

 

La Juventus vince contro il Lecce in una gara che a larghi tratti l’ha vista dominare ma che poteva riservare un finale ben più diverso dopo un dominio pressoché unico. Dicevamo di una Juventus ritrovata, con spirito battagliero, ben messa in campo e con tanta voglia di aggredire l’avversario fin dentro alla sua area di rigore. Una Juve che sembra a immagine e somiglianza del suo allenatore nonostante sia alla Continassa da appena venti giorni. Tudor, più che sul campo, sta lavorando sulla testa dei suoi calciatori, e questo si vede, si percepisce nel momento in cui la squadra da tutto quello che può dare anche se alcuni limiti rimangono abbastanza evidenti. Parlavamo di “limiti” come quelli caratteriali, di una squadra che alla prima difficoltà, gol subito al’87, non riesce a reagire come ci si aspetterebbe da un club come la Juventus. Limiti evidenti anche e soprattutto nella rosa che compongono la compagine bianconera, priva di campioni ma anche di leader carismatici in grado di saper prendere in mano la squadra soprattutto nei momenti di grande difficoltà, come quello capitato ieri negli ultimi venti minuti di gioco. Limiti sul quale non è facile far fronte soprattutto quando si ha poco tempo a disposizione e si è appena arrivati, ereditando una situazione quasi disperata con l’animo di una squadra fatto a “pezzi” dalla precedente gestione. Tudor ci sta provando, si sta giocando le sue possibilità basando tutto sul far capire a questo gruppo di giovani calciatori cosa sia la Juventus e che le vittorie non sono affatto scontate, perché nessuno ti regala niente soprattutto quando sei quasi obbligato a vincere. Infatti lo stesso Croato dopo la partita è parso piuttosto arrabbiato dall’atteggiamento di alcuni dei suoi calciatori, riferendosi soprattutto a chi è subentrato nel secondo tempo con una frase abbastanza eloquente: “I cambi non mi sono piaciuti, c’è la squadra sopra tutti”

È evidente che non tutti abbiano ancora capito cosa significa essere “da Juve” non è solo una questione di talento. È una combinazione di diversi fattori quali: mentalità vincente, spirito di sacrificio, professionalità e capacità di reggere la pressione di una delle piazze più esigenti del calcio italiano. Se non si è grado di capire questo concetto non si può indossare la maglia della Juventus e il tecnico croato è proprio questo che sta cercando di inculcare al suo gruppo di calciatori. Poco importa se giochi tutta la partita o solo per cinque minuti, la cosa importante è che si dia tutto quando si è chiamati in causa. Oggi ci sono calciatori, tra prestiti e riscatti, che molto probabilmente non faranno parte della Juventus del futuro ma ciò non significa che non bisogna lottare lo stesso per raggiungere l’obiettivo. Tudor lo ha spiegato a chiare lettere e il messaggio dovrà essere recepito al più presto possibile perché qui siamo alla Juventus e si deve lottare sempre fino alla Fine.


 
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